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IMAGOECONOMICA
Evitare «l’abbraccio mortale delle opposizioni»: ormai questo consiglio del Ministro Nordio all’Anm è ben saldo nella testa dei magistrati che hanno capito che un eccessivo collateralismo con la politica potrebbe svantaggiarli nella campagna referendaria contro la riforma sulla separazione delle carriere.
E allora sabato, dopo ore di discussione prima nelle chat, poi nei corridoi della Cassazione e infine dinanzi ai microfoni di Radio Radicale, il Comitato direttivo centrale ha approvato con la sola astensione dei CentoUno un documento in cui si dice che «l'Anm e il Comitato, anche attraverso le proprie articolazioni territoriali, si asterranno dall'organizzare eventi insieme ad organismi che hanno una connotazione politica, ferma restando la facoltà di partecipare ad ogni iniziativa in cui saranno invitati al fine di rappresentare le criticità della riforma». La forma è sostanza ricordava Marco Pannella e le toghe lo sanno.
Apporre su una locandina il doppio simbolo del “Comitato del No” insieme a quello del Pd o di un sindacato come la Cgil per promuovere un evento contro la riforma è una eventualità che, soprattutto alle toghe moderate, non sarebbe piaciuta. A maggior ragione che cominciava a farsi strada l’ipotesi di entrare in una confederazione estesa di comitati per il No, come la Via Maestra promossa da Maurizio Landini. E quindi per giungere a quel risultato molte sono state le interlocuzioni tra le correnti.
Magistratura Indipendente soprattutto con Gerardo Giuliano aveva proposto: «Anm e Comitato si asterranno dal collaborare con organismi che hanno connotazioni politiche». Magistratura Democratica invece: «Si asterranno dall’organizzare eventi con i partiti politici». Alla fine ha prevalso quello che ufficiosamente è stato chiamato il “Lodo Maruotti” del Segretario Rocco Maruotti di AreaDg e che si ritrova ufficialmente nel documento finale.
L’accordo raggiunto su questo punto ha sminato anche un altro punto di possibile contrasto tra le correnti ossia quello concernente «riflessioni su esternazioni rappresentative dell’Anm e modalità espositive». Si sarebbe dovuto discutere infatti dello scivolone dello stesso Maruotti contro i consiglieri attuali del Csm e delle parole di Parodi che per alcuni avrebbe avallato la persecuzione giudiziaria subìta da Silvio Berlusconi. Alla fine il punto è stato assorbito dal precedente. Tutto rientrato per il bene comune.
La polemica interna sul “Manifesto”
All’odg di sabato c’era anche la «formalizzazione di un Manifesto chiaro ed univoco che ponga in evidenza i pericoli» della riforma. Nella cartellina le toghe del Cdc hanno trovato un documento elaborato dalla commissione Strategie comunicative, presieduto da Ida Teresi (AreaDg), che recepiva le richieste espresse dall’Assemblea 2024, soprattutto di quelle del gruppo di giovani magistrati “Fate Presto”. Alla fine della discussione l’elaborato non è stato approvato ma rimesso alla valutazione della Giunta.
A contestarlo soprattutto Unicost e Magistratura Indipendente. Per due motivi. Innanzitutto per Marcello De Chiara «in un paragrafo si fa, ad esempio, riferimento a tutte le leggi approvate da questo governo certamente criticabili ma frutto di percorsi, di esperienze diverse: perorare l’intervento di una mano unica è pure sostenibile però non ci giova, non ci fa fare quel salto di qualità per intercettare consensi».
Mentre per Mi ci hanno detto che «non si possono leggere espressioni come “deriva autoritaria”» o «Il sistema giudiziario italiano ha accompagnato per 78 anni lo sviluppo democratico del Paese, affrontando con fermezza gli anni di piombo, i tentativi di colpi di Stato, le brigate rosse e il terrorismo nero, le associazioni sovversive come la P2, le mafie e la corruzione» ora questo sistema sarebbe “in discussione”. Non è così. La critica più forte alla separazione è quella di Luciano Violante, non questa».
Il duello in tv
«Non ho paura di un confronto perché sono convinto delle nostre ragioni» ha affermato Cesare Parodi rispondendo a una domanda sull'ipotesi di un confronto tv con il ministro della Giustizia. «Il problema è complesso – ha proseguito - avrei prima di tutto un dovere di rispetto istituzionale perché sarebbe difficile dire di no al ministro. Certamente questo sarebbe un argomento che verrebbe utilizzato contro di noi» per accusare l’Anm di politicizzazione se il vertice si siede da uguale e contrario a Nordio in un salotto televisivo, ma «credo – ha concluso Parodi - che a qualunque domanda mi venisse posta quel giorno, io risponderei con le ragioni tecniche che ci portano a non condividere la riforma e non sarei lì come rappresentante di una forza politica».
Il dibattito è rimandato a dopo le regionali o a Porta a Porta o a Sky. Ma intanto qualcuno dei colleghi di Parodi in Cdc ci dice: «intanto la finisse di dire, come già fatto in più occasione “Se perdiamo…”. Uno: porta sfortuna. Due: ci fa apparire insicuri e svantaggiati dinanzi ai cittadini».
La polemica con l’Ucpi
Parodi ha battuto forte contro l’Unione Camere Penali: «Tantissimi avvocati, ma proprio tanti, mi hanno detto di essere assolutamente contrari a questa riforma; vedremo se saranno più i magistrati a votare per il sì o gli avvocati a votare per il no».
La replica di Francesco Petrelli: «Fa bene l’Anm a ricordare che ci sono alcuni avvocati contrari alla separazione delle carriere. Allo stesso modo, ci sono anche numerosi magistrati che condividono la riforma, a cominciare dal procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, che in più occasioni si è espresso a favore del sorteggio dei componenti del CSM». Ma Parodi è andato oltre e ha puntato il dito soprattutto contro l’ex presidente Gian Domenico Caiazza: «Gli vorrei chiedere come mai nel 2019 le Camere Penali erano ferocemente contrarie al sorteggio, idea poi ripresa singolarmente dallo stesso Caiazza in una intervista sull’Unità fatta a gennaio» e adesso invece no.
Il riferimento di Parodi è ad un comunicato del 9 luglio 2019 dell’Ucpi dove si leggeva, tra l’altro, contro la proposta di Bonafede del sorteggio: «La risposta a tutto questo non può limitarsi ad una rivisitazione dei collegi elettorali per l’elezione del Consiglio Superiore della Magistratura o a improbabili proposte di sorteggio».


