Nei palazzi del potere di Berlino si scrutano con attenzione tutti i sommovimenti legati al voto italiano. L’attenzione riservata al Bel Paese è quello delle grandi occasioni, i sondaggi - anche quelli segreti delle ultime due settimane - passano di mano in mano sia alla cancelleria che nei quartieri generali dei principali partiti, reportage ed editoriali sui media tedeschi si sprecano. Con un filo rosso: guardi a Roma e leggi Europa.

«Una rotta per l'Europa»

Ossia, il possibile sconquasso dei rapporti di forza che potrebbero emergere con una probabile vittoria del centrodestra alle urne e la possibile ascesa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi al posto oggi ancora occupato da Mario Draghi. Causando non poche polemiche in Italia, lo ha fatto capire esplicitamente Lars Klingbeil, il leader dell’Spd, quando pochi giorni fa ha ricevuto Enrico Letta a Berlino dopo un incontro di quest’ultimo con il cancelliere Olaf Scholz: le elezioni italiane - così il capo dei socialdemocratici, che formano con Verdi e liberali la coalizione semaforo al governo in Germania - rappresentano un passaggio con i quale «verrà stabilita la rotta per l’Europa», con il timore che l’alleanza di destra attorno alla leader di Fratelli d’Italia possa posizionarsi dalla parte degli «antidemocratici».

L'asse Italia-Ungheria che spaventa Berlino

Il riferimento è ovviamente al premier ungherese Viktor Orban - a Strasburgo Fdi e Lega hanno votato contro le risoluzioni che sanzionano l’Ungheria - così come sono state accolte con preoccupazione le prese di posizione di Matteo Salvini sulle sanzioni nei confronti della Russia. Tuttavia si registrano posizionamenti più articolati rispetto alle elezioni italiane. Mentre dalle forze di governo, il capogruppo dell’Spd al Bundestag, Ralf Muetzenich, ha parlato di «preoccupazioni immense» rispetto all’esito delle elezioni italiani, relative al fatto che «un membro fondatore dell’Ue» si trovi nella situazione in cui potrebbe vincere «un partito che non si distanzia dal fascismo e da Mussolini». Di toni molto diversi è apparsa la presa di posizione del capo della Cdu, Friedrich Merz, attualmente all’opposizione in Germania: «Osserviamo queste elezioni con attenzione, ma non dobbiamo immischiarci nella campagna elettorale italiana», ha spiegato il successore di Armin Laschet nonchè antico antagonista di Angela Merkel. «È vero che vediamo in diversi Paesi dell’Ue una tendenza al populismo di destra o di sinistra», ha aggiunto Merz, ma la cosa importante è che vengano prese decisioni chiare, che vadano incontro alle preoccupazioni delle persone».

Il silenzio del Ppe

Nessuna risposta, tuttavia, ad una domanda sul posizionamento verso Meloni da parte del Ppe, al quale appartiene anche Forza Italia, che invece ha ottenuto una sorta di endorsement da parte del presidente del Partito popolare europeo, il cristiano-sociale Manfred Weber. Il che, peraltro, ha suscitato non poche polemiche al Bundestag: tra gli altri, il deputato Spd Jens Zimmermann, che ha detto di «sentirsi male» quando sente che Weber «è dalla parte di Berlusconi e dei post-fascisti». Con lui è d’accordo il solito Klingbeil: i conservatori tedeschi, ha detto in un’intervista alla Frankfurter Rundschau, «avrebbero dovuto porre un chiaro altolà» a posizioni come quelle del leader del Ppe. «Giorgia Meloni in Europa si è messa dalla parte del suo vecchio amico Orban, il quale dunque ha i suoi sostenitori. Come si concilia la sua politica molto decisa nei confronti del Cremlino con la politica russofila del premier magiaro? Per niente», commenta da parte sua la Zeit in un editoriale di prima pagina. In termini non dissimili si esprime l’emittente televisiva N-tv: la Germania, così si afferma in un commento, teme «la rottura dell’alleanza europea» contro la Russia di Vladimir Putin, e che con l’eventuale vittoria del centrodestra l’Italia «si avvicini a Ungheria e Polonia». In pratica, il governo tedesco - che ha sempre avuto parole di sostegno per Mario Draghi - riterrebbe l’attuale situazione dell’Italia «frustrante» dato che il nostro Paese è «estremamente necessario» su tutti i principali dossier europei, «dall’Ucraina al cambiamento climatico, alla stabilità dell’eurozona».

L'incognita dei mercati

Non sorprendentemente, l’altro grande tema, quando si parla d’Italia, è quello della reazione dei mercati: laddove Draghi finora era riuscito a «rassicurare gli investitori», a detta del Manager Magazin, si teme che alla luce del forte indebitamento pubblico italiano «si riducano freneticamente le linee di credito» con l’effetto che «l’Italia potrebbe effettivamente avere problemi di liquidità», con tanto di «spirale negativa» che potrebbe risolversi in una specie di «crisi del debito sovrano che si autoavvera». In pratica, non c’è testata tedesca che non abbia dedicato articolesse al «caso italiano».

Il «caso italiano» sui giornali tedeschi

Ha fatto discutere la copertina del settimanale popolare Stern, che addirittura lancia in copertina il titolo «La donna più pericolosa d’Europa» sotto la foto di Giorgia Meloni, mentre il sommario aggiungeva: «La postfascista Meloni può vincere con l’aiuto degli amici di Putin, e questo avrebbe conseguenze estreme per noi». Non ha dubbi lo Spiegel, per il quale la leader di Fratelli d’Italia è «l’erede di Mussolini» che «ha contrastato l’Europa». Così, mentre il domenicale della Frankfurter Allgemeine Zeitung ricorda che è «Patria, Dio e famiglia» lo slogan di Fratelli d'Italia, definendolo «un baglio pesante dal punto di vista storico», è la Berliner Zeitung a rilevare un altro aspetto: «Dato che i partiti di centro e di sinistra non sono riusciti a mettere in piedi un’alleanza antagonista, dopo le elezioni è possibile che Meloni diventi la prima donna a diventare premier». Sottolinea invece la Sueddeutsche Zeitung che se prima, ai tempi di Berlusconi, si aveva in Italia «un centro europeista ed un fianco di ruvida destra», ora avremmo «una destra estremamente nazionalista con un fianco liberale molto debole: il che non era mai accaduto sin dalla nascita della Repubblica, dal 1946». In compenso è lo storico Lutz Klinkhammer, in un’intervista allo Spiegel, ad impegnarsi in qualche distinguo: «Sarebbe un errore credere che gli elettori di Meloni siano dei nostalgici: si trovano in tutte le classi sociali». Spiega lo studioso, «in queste elezioni si tratta più di soldi che di storia: molti italiani sono afflitti da paure di declino e di perdita, vieppiù aggravate dalla pandemia e dalla guerra russa contro l’Ucraina e dall’aumento del costo della vita».