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VOLODYMYR ZELENSKY PRESIDENTE UCRAINA, DONALD TRUMP PRESIDENTE USA
Gli Stati Uniti hanno annunciato la sospensione di parte delle forniture militari destinate all’Ucraina, comprese armi cruciali come i missili antiaerei e altre munizioni fondamentali per la difesa del Paese. La decisione, comunicata dalla Casa Bianca, è motivata dalla necessità di «dare priorità agli interessi strategici americani», dopo una revisione del Dipartimento della Difesa sulle risorse globali a disposizione. Secondo il Pentagono, alcune scorte avrebbero raggiunto livelli “critici”, non più compatibili con ulteriori spedizioni verso Kiev.
La notizia ha colto di sorpresa il governo ucraino. «Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale», ha fatto sapere il ministero della Difesa di Kiev, che ha chiesto un colloquio urgente con le autorità statunitensi. Il presidente Volodymyr Zelensky, in un messaggio pubblico, ha confermato che i contatti con Washington sono in corso: «Stiamo chiarendo ogni aspetto delle forniture, inclusa la difesa aerea. In ogni caso, dobbiamo garantire la protezione della nostra popolazione».
Il primo passo ufficiale è stato la convocazione dell’incaricato d’affari USA a Kiev. La vice ministra degli Esteri Mariana Betsa ha espresso «profonda gratitudine per il supporto ricevuto fin dall’inizio dell’invasione russa», ma ha ribadito l’urgenza di mantenere le consegne previste, specie per la protezione antiaerea. Sulla stessa linea il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak, che ha definito la decisione potenzialmente “disumana”: «Bloccare i sistemi Patriot, che proteggono milioni di civili, sarebbe inspiegabile».
Dal fronte interno, il sindaco di Kiev Vitali Klitschko ha parlato di «una pessima notizia» e ha sollecitato un maggiore impegno da parte dei partner europei, con un appello diretto alla Germania per rafforzare le difese aeree.
Nel frattempo, l’Ucraina guarda avanti. Il ministro della Difesa Rustem Umerov ha annunciato l’imminente presentazione in Parlamento di un progetto di legge per avviare la produzione congiunta di armamenti con Paesi alleati. L’obiettivo è ridurre la dipendenza da forniture esterne e costruire una filiera militare interna solida.
Il Cremlino, invece, accoglie la notizia con favore. Il portavoce Dmitry Peskov ha commentato: «Meno armi all’Ucraina significano una guerra più breve. La fine dell’operazione militare speciale è più vicina». Ma mentre Mosca si mostra ottimista, da Kiev filtrano allarmi preoccupanti: secondo l’intelligence ucraina, la Corea del Nord sarebbe pronta a inviare tra 25.000 e 30.000 soldati a supporto delle truppe russe nella regione di Kursk, in aggiunta agli 11mila militari già presenti sul fronte dallo scorso novembre. Il rapporto, riportato dalla CNN, ipotizza l’arrivo dei rinforzi nei prossimi mesi.
La sospensione degli aiuti americani apre quindi un nuovo scenario, sia diplomatico che militare, mentre sul campo le forze ucraine continuano a fronteggiare attacchi intensi e la minaccia di un rafforzamento dell’asse Mosca–Pyongyang.