Momenti di forte tensione nella notte nel Mediterraneo centrale. La nave “Mediterranea”, impegnata nella sua prima missione di soccorso, è stata accerchiata da gommoni veloci con a bordo miliziani libici armati. A denunciarlo è la stessa Ong fondata da Luca Casarini, che ha diffuso un comunicato con foto e video dell’accaduto.

L’accerchiamento

Secondo il racconto dell’equipaggio, l’episodio è avvenuto intorno alle 5 del mattino, a circa 30 miglia nautiche dalle coste libiche, in acque internazionali. Prima alcuni gommoni, poi fino a otto imbarcazioni militari hanno circondato la nave, disponendosi a cerchio e compiendo manovre pericolose.

A bordo dei gommoni, ciascuno con 5-6 uomini in divisa, armati di pistole e mitragliatori, molti con il volto coperto da passamontagna. I miliziani hanno rivolto gesti di minaccia all’equipaggio e inviato ripetuti messaggi radio con una sola frase: «Go out off Libya».

Il comandante della Mediterranea ha risposto che la nave si trovava in acque internazionali, in piena libertà di navigazione. Solo intorno alle 8:30, i miliziani hanno abbandonato la zona, facendo rotta verso il porto di Al Zawiyah, noto avamposto della guardia costiera libica e di diverse milizie locali.

La denuncia dell’Ong

«Quello che abbiamo subito è un vero e proprio atto di pirateria in acque internazionali», denuncia Mediterranea. L’Ong sottolinea che le imbarcazioni erano riconducibili alla General Administration for Coastal Security (GACS), già accusata di violente intercettazioni di migranti.

«Intimidare una nave di soccorso che opera legalmente in acque internazionali – si legge nella nota – è non solo odioso, ma anche penalmente rilevante. Quando poi l’intimidazione avviene da parte di uomini armati, travisati e in assetti militari, assume connotati mafiosi».

L’organizzazione richiama l’attenzione della comunità internazionale: «La presenza di questi banditi in mare e l’assenza di sufficienti mezzi di soccorso è la fotografia delle politiche nel Mediterraneo centrale. Questo episodio rappresenta una violazione della Convenzione di Ginevra sui rifugiati e della Convenzione di Amburgo sul soccorso in mare».