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In un clima segnato da proteste giovanili e crescente sfiducia verso le istituzioni, il Senato del Messico ha dato un nuovo impulso alla lotta contro l’estorsione approvando un testo che inasprisce drasticamente le pene per uno dei reati più diffusi e meno denunciati del Paese. La riforma, votata all’unanimità dai 110 senatori presenti, definisce in modo uniforme il reato su tutto il territorio federale e introduce un sistema sanzionatorio che può arrivare fino a 42 anni di carcere nei casi più gravi.
La decisione nasce dalla pressione esercitata da una società civile sempre più esasperata dal potere delle organizzazioni criminali, capaci di condizionare la vita economica e politica di intere regioni. Negli ultimi mesi la cosiddetta “Generazione Z”, protagonista di manifestazioni in varie città, ha trascinato il tema al centro del dibattito pubblico denunciando la mancanza di protezione da parte dello Stato. Un sentimento amplificato dall’omicidio del sindaco Carlos Manzo, ucciso il primo novembre dopo essersi opposto apertamente alle estorsioni.
La nuova normativa punta a colpire soprattutto le modalità più aggressive del fenomeno. Le condotte commesse dall’interno delle carceri, quelle accompagnate da violenze fisiche o psicologiche, o compiute ostentando legami con gruppi criminali, potranno comportare pene massime. L’estorsione ai danni di migranti o l’uso di dati sensibili delle vittime potrà far scattare condanne fino a 37 anni, mentre il “cobro de piso”, l’equivalente del pizzo chiesto agli imprenditori, potrà portare fino a 33 anni di detenzione.
Tra le pratiche finalmente riconosciute come estorsive figura anche il cosiddetto “montachoques”, tecnica in cui si provoca un lieve incidente stradale per poi minacciare la vittima e pretendere risarcimenti sempre più onerosi. È una dinamica diffusa nei grandi centri urbani e spesso legata a reti criminali strutturate.
Il provvedimento dovrà ora tornare alla Camera dei deputati per la controfirma, prima della promulgazione da parte della presidente Claudia Sheinbaum. Il legislatore ha inserito nella legge il principio del rispetto dei diritti umani degli imputati, pur negando l’accesso ai benefici come la libertà anticipata o la commutazione della pena. L’unica deroga riguarda chi decide di collaborare con le autorità fornendo informazioni utili a smantellare le organizzazioni criminali. L’obiettivo dichiarato è rafforzare l’azione delle procure e delle istituzioni giudiziarie, dotandole di strumenti più incisivi e di una maggiore capacità investigativa


