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Palestinesi sfollati protestano per chiedere di tornare nelle loro case a Nur Shams in Cisgiordania
La notte ha riportato in primo piano la fragilità della regione: un nuovo raid israeliano sul campo profughi di Ain al-Hilweh, alla periferia di Sidone, nel sud del Libano, ha provocato un bilancio sempre più grave. Alle prime stime di undici vittime si è aggiunto l’aggiornamento delle autorità libanesi: i morti sono ora almeno tredici, secondo il Ministero della Sanità. L’attacco avrebbe preso di mira un’auto vicina alla moschea Khalid ibn al-Walid e, secondo il portavoce militare israeliano Avichay Adraee, l’operazione avrebbe colpito membri di Hamas.
L’intervento israeliano e le indagini sui miliziani
L’esercito israeliano sostiene che il raid sia stato diretto contro una “struttura operativa” dell’organizzazione palestinese, dove alcuni miliziani si sarebbero radunati. Le autorità libanesi, pur confermando la presenza di bersagli mirati, denunciano un attacco che ha coinvolto un’area densamente popolata, aggravando la tensione già altissima nei pressi di Sidone.
Arresti e retate in Cisgiordania dopo l’attacco di Gush Etzion
Nelle stesse ore, in Cisgiordania, le forze israeliane hanno condotto decine di interrogatori e retate nel villaggio di Beit Ummar, a nord-ovest di Hebron. L’operazione segue l’attacco avvenuto all’incrocio di Gush Etzion, dove un uomo di 71 anni, Aharon Cohen, è stato ucciso e altre persone sono rimaste ferite. Le IDF hanno confermato l’uccisione dei due attentatori palestinesi – entrambi diciottenni – e il ritrovamento di ordigni esplosivi nel veicolo usato per l’attacco. La madre di uno degli aggressori è stata arrestata e la casa di famiglia sigillata, preludio alla futura demolizione.
Un ulteriore elemento drammatico arriva dall’ospedale Hadassah di Ein Kerem: la donna di 55 anni ferita ieri non sarebbe stata colpita dagli attentatori, ma per errore dalle forze israeliane durante la risposta armata.
Sul fronte politico, l’Unione europea ha confermato che Israele non parteciperà alla riunione del Gruppo dei donatori per la Palestina prevista domani a Bruxelles. Una funzionaria Ue ha spiegato che, nonostante l’assenza formale, «il dialogo con Tel Aviv prosegue in parallelo», soprattutto sul tema cruciale dei trasferimenti fiscali.
Secondo gli Accordi di Oslo e il Protocollo di Parigi, Israele riscuote tasse per conto dell’Autorità nazionale palestinese, ma i trasferimenti sono bloccati da aprile, causando una situazione definita «disastrosa» per le casse dell’Anp. L’Ue punta ora a riaprire il canale finanziario e a sbloccare il funzionamento delle banche palestinesi.


