La richiesta di trasparenza sul caso Epstein, rimasta per anni sospesa tra segreti giudiziari e sospetti politici, ha raggiunto oggi un punto decisivo. Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una legge bipartisan che obbliga il Dipartimento di Giustizia a declassificare e pubblicare tutti i documenti relativi al caso. Una scelta arrivata con un consenso quasi unanime, favorita da un inatteso cambio di posizione della Casa Bianca.

Una valanga di voti favorevoli: 427 sì alla Camera, unanimità al Senato

Il provvedimento ha superato ogni previsione di consenso. Alla Camera dei Rappresentanti il voto è stato schiacciante: 427 favorevoli e un solo contrario, il repubblicano Clay Higgins della Louisiana. Al Senato, invece, il via libera è arrivato senza opposizioni, sancendo una convergenza politica rara su un tema che tocca nervi scoperti dell’opinione pubblica americana. La legge arriverà ora sulla scrivania del presidente Donald Trump per la firma finale, ultimo passaggio prima che i fascicoli diventino accessibili.

Trump cambia rotta e invita i repubblicani a votare sì

Uno dei passaggi più significativi delle ultime ore è stato il netto cambio di linea del presidente Trump. Dopo posizioni altalenanti, il capo della Casa Bianca ha invitato pubblicamente i repubblicani a sostenere la legge, garantendo che firmerà la misura non appena arriverà al suo tavolo. Una svolta che ha spiazzato parte della sua stessa maggioranza. Per l’opposizione democratica, tuttavia, non è sufficiente. Il deputato Robert Garcia ha ricordato che l’amministrazione avrebbe potuto già rendere pubblici molti documenti senza attendere la legge del Congresso, criticando il presidente per la scelta tardiva.

A Capitol Hill, la tensione emotiva è stata elevata. I repubblicani Thomas Massie e Marjorie Taylor Greene hanno organizzato una conferenza stampa, durante la quale diverse vittime degli abusi di Epstein hanno raccontato le proprie esperienze, spiegando perché la declassificazione rappresenti un atto di giustizia, verità e riparazione.