Nemmeno il tempo di ufficializzare la corsa unitaria del campo largo in tutte le cinque Regioni al voto (oltre alla Valle d’Aosta) che Pd, M5S, Avs e Iv, con l’aggiunta di Azione, si dividono di nuovo, questa volta sulle mozioni che saranno discusse e votate oggi alla Camera contro l’aumento delle spese militari. E a sottolineare ancor di più la spaccatura nel centrosinistra ci ha pensato la maggioranza, che non ne presenterà alcuna per rendere evidenti le differenze di vedute nelle opposizioni.

Per la precisione, le mozioni riguardano «iniziative volte a contrastare l’aumento delle spese militari a favore di politiche in campo sociale e ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari» e né Fd’I, né Lega né Fi dovrebbero presentare testi a loro firma. Già ieri sono ripresi i lavori di Montecitorio dopo la pausa estiva, ma dopo una seduta lampo si ricomincerà a fare sul serio oggi e soprattutto domani, con l’informativa urgente del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sulle crisi internazionali in Ucraina e Medio Oriente. Ma dopo l’attacco di Israele ieri contro i vertici di Hamas in Qatar, potrebbe essere soprattutto il fronte Mediorientale a surriscaldare il clima in Aula: per le opposizioni, infatti, non sono sufficienti le prese di distanza da Tel Aviv fatte dal governo italiano dopo l’avvio delle operazioni su Gaza, e anche di questo si parlerà nelle mozioni di oggi.

Il centrosinistra è infatti contrario all’aumento della spesa in armamenti, come da impegni Nato, da portare al 5 per cento del Pil entro il 2035. E ha già predisposto i testi da votare, anche se ciascun gruppo di opposizione ha lavorato a una propria mozione. Il M5S di Giuseppe Conte, ad esempio, critica nel proprio testo sia l’accordo tra Ue e Usa sulla compravendita di armi sia quello tra Italia e Israele, che vorrebbe abolire. In particolare, i pentastellati chiedono di «censurare nelle opportune sedi istituzionali l’accordo siglato dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e dal presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump in materia di dazi commerciali, con particolare riferimento all’impegno europeo all’acquisto di armamenti americani».

Il M5S chiede anche di «interrompere in via immediata qualsiasi rapporto inerente l’import ed export di materiali di armamento con Israele, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, cessando altresì il sostegno finanziario a un Governo che persevera nel commettere crimini orribili sulla Striscia di Gaza e nei territori palestinesi».

I fari del Pd sono puntati sulle mozioni delle altre opposizioni per capire come comportarsi e poco prima dell’inizio della seduta è prevista l’assemblea del gruppo della Camera che dovrà decidere il da farsi. Una soluzione che eviterebbe strappi interni sarebbe quella di votare la propria mozione, astenersi su quelle delle altre opposizioni e votare contro quella di maggioranza, che però come detto non dovrebbe esserci. «Sarebbe un precedente clamoroso se il governo rinunciasse a pronunciarsi su un tema tanto importante», si spiega tuttavia da fonti dem.

L’altra ipotesi è che il Pd possa votare pezzi delle altre mozioni, con il rischio però di riaccendere gli animi nell’ala riformista del partito, da sempre critica verso l’abbraccio con i Cinque Stelle e, soprattutto, portatrice di sensibilità diverse, sia nei confronti di Israele e del governo Netanyahu, sia nei confronti della postura da assumere in ambito Nato e in ambito europeo.

Altro tema “caldo” della ripresa dell’attività parlamentare sarà poi la vicenda del torturatore libico Almasri, arrestato e poi rilasciato e rimpatriato con aereo di Stato. È di ieri la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministro della Giustizia Carlo Nordio, mentre la Giunta delle autorizzazioni della Camera - investita della questione dopo la richiesta del Tribunale dei ministri di poter procedere nei confronti dello stesso Nordio, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del sottosegretario Mantovano - entrerà nel vivo della questione la prossima settimana, quando si terrà la prima seduta con l’illustrazione dei contenuti della richiesta da parte del relatore, il dem Andrea Gianassi.

Oggi si riunirà anche la conferenza dei capigruppo per la definizione del calendario di settembre così come la commissione Affari costituzionali per la ripresa dell’esame della riforma sulla separazione delle carriere dei magistrati.