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Elly Schlein, segretaria del Pd
Non resta che sperare in un sconfitta onorevole in Calabria, alla segretaria del Pd Elly Schlein, dopo la batosta subita nelle Marche e prima che torni il sereno con il voto in Puglia, Campania e Toscana. Il “primo tempo” della partita Regionali che durerà fino a fine autunno prevedeva infatti due scogli difficili da superare, le Marche e la Calabria appunto, e una doppia sconfitta è nell’ordine delle cose, anche se certo al Nazareno non danno la corsa dell’ex presidente Inps Pasquale Tridico persa in partenza contro il presidente uscente Roberto Occhiuto. Ma è evidente che Schlein e soci puntino sul “secondo tempo”, quello che vedrà coinvolte tre Regioni in cui il centrosinistra è in netto vantaggio oltre al Veneto, dove la vittoria del centrodestra a guida Lega è scontata.
Certo i dem auspicavano un ribaltone anche nelle Marche, ma il voto ha certificato una sconfitta netta, checché ne dicano gli alti dirigenti dem, dal capogruppo in Senato Francesco Boccia al responsabile Organizzazione del partito, Igor Taruffi, fino al “vecchio saggio” Pierluigi Bersani. Tutti a minimizzare quanto accaduto, insistendo sulla necessità dell’alleanza con il M5S e dello slogan “testardamente unitari” coniato dalla segretaria Schlein e che nessuno, nella maggioranza del partito, ha intenzione di rinnegare.
Chi vorrebbe mandare al diavolo accordo e M5S è invece la minoranza riformista, la quale già da prima del voto nelle Marche era in pressing per un confronto vero e ormai non più rimandabile ma che vedrà la luce solo dopo la tornata elettorale autunnale. Nel frattempo però quel pressing non farà che aumentare, ancor più dopo il prossimo weekend quando con ogni probabilità Tridico sarò sconfitto da Occhiuto. E visto che in Italia le elezioni non finiscono mai, ieri si sono trovati sullo stesso aereo da Roma a Lamezia Terme la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, Schlein e i leader di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. I leader dei diversi partiti si sono salutati, soffermandosi seppure brevemente sul caso della Flotilla diretta a Gaza.
I leader del centrodestra si sono poi riuniti sul palco allestito a Lamezia Terme per tirare la volata a Occhiuto, mentre Schlein in serata ha fatto tappa a Crotone con Bersani e Tridico.
E chissà se in volo la leader dem e quelli di Avs abbiano trovato il tempo di analizzare la sconfitta marchigiana, che i riformisti dem intestano più al nazareno che al candidato presidente, Matteo Ricci. Il quale in effetti non può certo essere ascritto tra gli schleiniani di ferro, lui renziano prima, gentiloniano poi e ora sì vicino alla segretaria ma con alcuni punti fermi che li distinguono, a partire dal serio garantismo con il quale l’ex sindaco di Pesaro si è sempre detto favorevole all’abolizione dell’abuso d’ufficio, proprio mentre il partito imbastiva una battaglia senza esclusioni di colpi contro una delle riforme simbolo del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
«Trovo insopportabile che quando si vince è merito del candidato e quando si perde è colpa del segretario del Pd - ha detto ieri il leader di Iv Matteo Renzi presentando la Leopolda che andrà in scena nel weekend e fiutando l’aria che tira nei corridoi del Nazareno Quelli che il giorno dopo le Regionali rompono le scatole al segretario del Pd non mi stanno simpatici: fare il segretario nazionale del Pd è un lavoro difficile e non essendo il principale amico di Elly Schlein le mando un abbraccio».
Spiegando anche tuttavia che dalla leader dem c’è un «atteggiamento molto generoso e nobile» nell’individuazione delle «candidature» alle Regionali, ma «attribuire alle Marche un valore più grande di quello che hanno è un errore», piuttosto «sui contenuti servono anche questioni concrete». Che guarda caso è proprio ciò che le contesta la minoranza riformista, secondo la quale Schlein è troppo schiacciata sul M5S e su battaglie magari nobili come la Flotilla ma non esattamente vicine al sentire degli elettori, come dimostra la sconfitta di Ricci nonostante il forte sostegno alla causa palestinese dato negli ultimi giorni di campagna elettorale dall’eurodeputato.
E se per Boccia «il voto delle Marche era un voto locale» e il «progetto politico» del campo largo «prosegue», dalla minoranza si fa sentire la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, secondo la quale «l’unità della coalizione è indispensabile, ma da sola non basta se non costruiamo un profilo credibile e riconoscibile sul piano dei contenuti» e «c’è ancora molto lavoro da fare per presentarci come una vera alternativa di governo, capace di convincere e mobilitare chi oggi si sente distante dalla politica».
Insomma per battere il centrodestra non basta allearsi con M5S e Avs, come dimostrano le otto sconfitte sin qui patite dal campo largo sulle undici competizioni regionali alle quali ha partecipato. Ed è su questo punto che i riformisti dem non molleranno di un centimetro.