È voto di scambio e non si tratta certo del primo caso nella politica italiana. Però modalità così sfrontate non si vedevano da un pezzo. L’ipotesi del condono edilizio per la Campania sarebbe in sé giustificabile. L'allora governatore Bassolino decise nel 2003 che la sua regione non avrebbe aderito al condono varato dal governo Berlusconi, a differenza delle altre 19 Regioni. Gli esponenti della maggioranza non farneticano quando sostengono che l'emendamento alla manovra presentato da FdI si limiterebbe a mettere anche la Campania nelle condizioni delle altre Regioni.

Anche i problemi tecnici sono concreti: l'abbattimento di tutta l'edilizia illegale in Campania necessiterebbe di discariche enormi per i detriti, senza contare la condizione delle non poche famiglie che resterebbero senza tetto.

Quel che non torna è evidentemente la tempistica. Come si fa a dare torto a Renzi, secondo cui il provvedimento annunciato anche solo un anno fa avrebbe avuto un senso diverso da quello che ha ora, a una settimana dal voto in Campania. L’immagine del governo non ne esce certo limpida ed è impossibile che la premier e sua sorella, nonché l'intero stato maggiore tricolore, non ne fossero consapevoli. Dunque, se hanno deciso di procedere lo stesso, è segno che almeno un po’ ci credono, che ritengono possibile una vittoria a sorpresa assoluta ed esplosiva di Cirielli contro Fico nelle elezioni di domenica e lunedì prossimi.

I sondaggi non confortano la speranza dei tricolori e di Cirielli: assegnano la vittoria all'ex presidente 5S della Camera senza grandi margini di dubbio. Ma si sa che i sondaggi non sono un oracolo: capita che sbaglino o che ripensamenti in extremis dell’elettorato smentiscano anche solide certezza.

«Siamo abbastanza tranquilli ma io, comunque, non mi rilasserei troppo», commenta prudente un politico campano di prima fila. I margini di incertezza dipendono da numerosi fattori. Fico, poco carismatico, non è un candidato fortissimo. La risposta dell'elettorato a 5S, numeroso in Campania e soprattutto a Napoli, è ancora da verificare: in linea di massima è un elettorato che si mobilita solo in parte quando il candidato è di un altro partito ma vota se il candidato della coalizione è targato 5S.

Ma c'è anche un'ala che invece boccia sempre e comunque l’alleanza con il Pd e costituisce un rischio. Il viceré uscente De Luca, inoltre, sembra giocare su tutti e due i tavoli. In cambio di ampie concessioni da parte di una Elly Schlein rassegnatasi a trattare con il cacicco numero uno si è schierato con Fico ma una parte dei suoi colonnelli sta invece dall'altro lato della barricata e anche questa è un'incognita che va considerata.

Non è affatto certo che tutto l'elettorato in sé pendente a destra ma che sosteneva De Luca sia pronto a fare lo stesso con un candidato dal profilo opposto a quello del governatore uscente. Con una candidatura più temibile di quella di Cirielli, il rischio per il Campo di Elly sarebbe stato probabilmente alto: il veto di Fi contro “la traditrice” Mara Carfagna, popolarissima nella sua regione, ha reso di fatto molto più facile la partita di Fico.

Ma la mossa spregiudicata di FdI, in questo contesto, qualcosa di temibile ce l’ha davvero, anche se i pronostici restano ampiamente favorevoli al candidato del centrosinistra. Ma senza quella certezza assoluta che c'è invece in Puglia, dove l'unica preoccupazione di De Caro è contenere l'astensionismo perché una vittoria netta ma su elettorato troppo ristretto penalizzerebbe le sue ambizioni come leader nazionale del Pd.

Il centrodestra ha dalla sua il non aver niente da perdere: la vittoria di Fico, in una regione dove con De Luca governatore il vantaggio della sinistra era schiacciante, sarebbe nell'ordine delle cose.

La sua sconfitta sarebbe invece un'esplosione nucleare. Non solo, infatti, un esito a sorpresa in Campania condizionerebbe la valutazione complessiva di questa tornata elettorale trasformandola da un pareggio a un trionfo della destra. Soprattutto l'intera strategia della segretaria del Pd ne uscirebbe smentita dalla realtà del voto. Per il Campo Largo sarebbe probabilmente un de profundis, perché Conte dovrebbe prendere atto del rifiuto dell'alleanza con il Pd da parte della sua base. Per Elly sarebbe l'avvio di un tracollo che difficilmente la segretaria riuscirebbe a fermare.

Forse la decisione di FdI si spiega proprio così: con la scelta di spendersi anche a costo di macchiare l'immagine del governo per una sfida in cui la sconfitta è molto probabile ma l'improbabile vittoria sarebbe un colpo da scacco matto.