A vederlo nelle foto più recenti in Campania, in barca e fuori, fra ormeggi contestati, e a soli 51 anni, come un Sandokan ingrigito nei capelli e nella barba, si avverte una tentazione alla solidarietà, e persino ad una certa simpatia, verso l’ex presidente della Camera Roberto Fico. Che sta tentando un’avventura elettorale nella sua regione, come candidato alla Presidenza, in un campo molto largo.

Che lo obbliga, diciamo così, a frequentazioni politiche un po’ inusuali per un uomo come lui, cresciuto sotto le cinque stelle pensando e dicendo il peggio possibile, per esempio, di un mondo democristiano cui ancora appartiene orgogliosamente il sindaco di Benevento Clemente Mastella, già portavoce di Ciriaco De Mita, già ministro del lavoro di Silvio Berlusconi, già ministro della Giustizia di Romano Prodi. Un curriculum di tutto rispetto ma, ad occhio e croce, incompatibile per uno, ripeto, come Fico.

La parte più scomoda, oltre che inedita, della nuova avventura di Fico potrebbe arrivare con i risultati delle elezioni regionali ormai vicinissime. Se dovesse perdere per la contendibilità della regione avvertita e rivendicata dal centrodestra proprio per l’estrema eterogeneità del cartello del cosiddetto centrosinistra, sarebbe per Fico uno smacco forse letale politicamente. Stento francamente a immaginarne un recupero in questo caso, anche se in politica, come si sa, mai si deve dire mai. Ma pure in caso di vittoria potrebbero intervenire guai per Fico se, per esempio, dovessero risultare decisivi per il risultato i duecentomila voti di cui la famiglia Mastella, fra marito, moglie e figlio candidato, si sente ancora titolare. Come ai tempi dell’Unione di Romano Prodi, che nel 2006 vinse addirittura a livello nazionale con i voti campani di Mastella, che fu perciò nominato ministro della Giustizia, costretto però alle dimissioni da una vicenda giudiziaria che grida ancora vendetta per le sue avventatezze, a dir poco, e che tuttavia interruppe sia la vita del secondo governo Prodi sia quella delle Camere, rinnovate in anticipo.

Sì, il Prodi bis aveva spine anche a sinistra, come pure il Prodi uno soffocato quasi nella culla dal rifondarolo comunista Fausto Bertinotti, e come Mastella tiene ancora a ricordare quando parla di quei tempi, ma la crisi di governo del 2008 scoppiò per le sue dimissioni da guardasigilli. Che, peraltro, lo stesso Martella ha appena rivelato di avere presentato anche per le sollecitazioni ricevute in quella direzione dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sofferente all’idea di un ministro della Giustizia, addirittura, con problemi giudiziari.

Per tornare a Roberto Fico e alla sua avventura di candidato a governatore della Campania, temo che contribuiscano a guastargli l’umore anche le notizie che gli giungono dall’ex “sua” Camera dei Deputati. Dove i parlamentari delle ancor sue 5 Stelle hanno perduto anche la partita del gelato, alla cui vendita alla buvette, in confezioni di tre o quattro palline di vari gusti in coppette di ceramica, essi si sono opposti come a odiosi privilegi. Anche il gelato, il popolarissimo gelato pur fuori stagione, dopo la sicurezza, il contrasto all’immigrazione clandestina, il garantismo, la tenuta dei conti e altro ancora è stato lasciato alla destra odiata della temuta Giorgia Meloni. Un mezzo disastro, se non intero, per la sinistra.