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RISCATTO LAUREA NELLA MANOVRA 2026
L’emendamento del governo alla manovra finanziaria, nato per ricucire gli scontenti e chiudere il testo in extremis, finisce per trasformarsi in un boomerang politico. A far esplodere la tensione nella maggioranza è la doppia stretta sulle pensioni anticipate, che provoca una vera e propria rivolta interna e costringe la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ad annunciare una clamorosa retromarcia.
«Nessuno che ha riscattato la laurea vedrà cambiata l’attuale situazione, qualsiasi modifica che dovesse intervenire varrà solo per il futuro. L’emendamento in questo senso dovrà essere corretto», chiarisce Meloni, intervenendo per spegnere l’incendio politico divampato soprattutto all’interno del centrodestra.
Nel mirino c’è l’intervento che, a partire dal 2031, allunga le finestre mobili per la pensione anticipata e riduce progressivamente il peso del riscatto della laurea. Una scelta che va in direzione opposta rispetto alle storiche battaglie della Lega, che non a caso alza la voce contro quello che definisce un errore politico e tecnico.
Sul banco degli imputati finiscono subito «i burocrati del Mef». «Siamo purtroppo di fronte all’ennesima “manina” intervenuta sul testo della manovra», attacca Armando Siri, consigliere economico del leader leghista Matteo Salvini, alimentando lo scontro interno alla maggioranza.
Le opposizioni colgono l’occasione per affondare. Alla Camera la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein accusa il governo: «Avete riscritto la manovra e con una sola mossa fate una stangata sulle pensioni che è un furto sia ai giovani che agli anziani ed è una vergogna». Ancora più duro il Movimento 5 Stelle, con il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli: «Questo non è un riordino tecnico, è un taglio differito scaricato sulle generazioni future, utile solo a dire a Bruxelles che la spesa è sotto controllo», pungendo poi la Lega per la polemica contro il Mef: «È come se il Governo parlasse contro se stesso».
A fare i conti delle nuove regole è la CGIL. Con l’allungamento delle finestre fino a sei mesi dal 2035 e senza il blocco dell’adeguamento alla speranza di vita, l’accesso alla pensione anticipata arriverebbe a 44 anni e 2 mesi di contributi, che diventano addirittura 46 anni e 9 mesi considerando la «svalutazione selettiva e progressiva» del riscatto della laurea. Critica anche la CISL, che chiede il ritiro delle misure: «Sono pesanti e incomprensibili, penalizzano lavoratori e lavoratrici che hanno già pagato oneri importanti».
Lo scontro ora si sposta in commissione Bilancio al Senato, dove la Lega punta a una modifica in extremis. L’idea è chiarire che si tratta solo di una clausola di salvaguardia e trovare coperture alternative, magari tornando a colpire le banche. «Se vuoi mettere una clausola di salvaguardia lo devi dire, altrimenti sembra un intento politico. È anche anticostituzionale», sbotta il senatore leghista Claudio Borghi, relatore della manovra, annunciando un subemendamento che individua la copertura nell’Irap sulle banche.


