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GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO ECONOMIA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI
Taglio dell’Irpef per il ceto medio, rottamazione lunga, conferma dell’Ires premiale, più risorse per la sanità e nuovi bonus per le famiglie. La manovra economica 2025 è praticamente definita nei contenuti, ma non ancora nel calendario: il Consiglio dei ministri, inizialmente previsto per domani, potrebbe slittare. Il governo, infatti, è pronto a inviare a Bruxelles entro il 15 ottobre il Documento programmatico di bilancio (Dpb), ma la legge di Bilancio vera e propria arriverà sul tavolo di Palazzo Chigi solo nei prossimi giorni.
La manovra “light” firmata Meloni-Giorgetti vale circa 16 miliardi di euro, con una composizione già delineata: 10 miliardi da tagli di spesa; il resto da maggiori entrate e un lieve incremento del deficit, mantenendo il vincolo del 3%. Tra le misure principali: taglio dell’Irpef per il ceto medio; riforma dell’Isee con l’esclusione della prima casa dal calcolo; bonus mamme e bonus libri per le famiglie; Ires premiale per le imprese che reinvestono utili; incremento dei fondi alla sanità pubblica. Un pacchetto che punta a bilanciare equità e prudenza, ma che non convince gli industriali.
Confindustria: «Manca la crescita, l’industria è nuda»
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, lancia l’allarme: «Nella legge di Bilancio manca la parola crescita. Dal 2025 l’industria italiana sarà nuda, senza strumenti per competere in un contesto dominato da dazi e incertezze». Il vice presidente Angelo Camilli parla di «uno scenario preoccupante», segnato dal venir meno di tutti gli incentivi industriali e da assenza di misure per la domanda interna.
Una parte significativa delle coperture, come confermato dal Mef, arriverà dal contributo straordinario delle banche, tema che divide la maggioranza. La Lega spinge per un gettito fino a 5 miliardi, anche per finanziare la rottamazione lunga, mentre Forza Italia resta contraria a qualsiasi prelievo sul credito. Alla vigilia del varo, prevale la prudenza: le dichiarazioni dei giorni scorsi hanno già causato fibrillazioni sui mercati, trattandosi di società quotate. Escluse, invece, le assicurazioni, coinvolte nel 2024 con l’anticipo dell’imposta di bollo da oltre 2 miliardi.
Dopo i sindacati, la scorsa settimana, oltre trenta associazioni imprenditoriali sono state ricevute a Palazzo Chigi dal sottosegretario Alfredo Mantovano, con il ministro Giancarlo Giorgetti e il vicepremier Antonio Tajani. Un incontro «interlocutorio», raccontano i partecipanti, in cui nessuna cifra è stata comunicata.
Giorgetti ha ribadito che «la manovra non è chiusa» e ha illustrato le linee generali del Dpfp, confermando «una crescita stabile dell’occupazione», ma anche rischi legati alla crisi internazionale. Tajani, a margine, ha sollecitato sostegno al piano umanitario per Gaza, segno di una manovra intrecciata ai nuovi equilibri geopolitici.
Web tax e capitoli aperti
Il ministro dell’Economia ha escluso un prelievo sulle imprese digitali, spiegando che sulla web tax non ci sono margini d’intervento. Si continua invece a lavorare sul fronte bancario e sugli incentivi fiscali mirati alle Pmi, con l’obiettivo di non superare la soglia del 3% di deficit e evitare nuovi attriti con Bruxelles.