PHOTO
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA
Sergio Mattarella è presidente della Repubblica italiana da oltre 10 anni: il mandato più lungo mai coperto da un capo dello Stato. La sobrietà, la misura e la cautela sono sempre state le cifre del suo stile, in netta controtendenza con l'approccio quasi monarchico del suo predecessore, Giorgio Napolitano.
In altri termini, il presidente in carica ha limitato a quel che riteneva essere lo stretto indispensabile gli interventi politici: esternazioni e atti tesi a orientare in un senso preciso l'orientamento politico del Paese. Negli ultimi tempi però, pur senza alterare il proprio stile e sempre rispettando la convinzione di doversi tenere all'interno dei limiti istituzionali del ruolo senza forzarlo, Mattarella è cambiato. Ha iniziato a battere ribattere, sino al discorso pronunciato due giorni fa dopo l'incontro con Ursula von der Leyen, su tasti che sono invece di indirizzo politico sia pure in senso alto e non di piccolo cabotaggio. Senza fissare i dettagli, indica cioè un orizzonte e i passi indispensabili per muovere in quella direzione. I capisaldi di questa visione strategica, ripetuti puntigliosamente anche a Bruxelles, sono tre: accelerazione a ogni costo sull'integrazione europea, difesa comune europea, schieramento netto con l'Ucraina.
Non si tratta di principi astratti. Quei tre punti cardinali implicano scelte immediate e precise: appoggio al Piano di riarmo europeo, partecipazione al progetto di Difesa comune, esclusione di qualsiasi equidistanza tra Ue e chicchessia, in particolare tra la Ue e gli Usa di Trump. C'è un episodio preciso che coincide con la svolta del presidente e la spiega: la decisione del Pd di non votare a favore del Piano di riarmo. Quella scelta di Elly ha segnato una rottura non solo con l'Europa e il Pse ma anche con il Colle molto più profonda di quanto non sia apparso. Subito dopo, sul fronte opposto, il presidente ha dovuto prendere atto delle manovre di avvicinamento del governo italiano alla sponda americana dell'Atlantico, siglata dalla non partecipazione al progetto di Difesa comune franco- tedesco.
La sterzata di Elly Schlein ha certamente irritato e deluso il presidente ma gli ha concesso anche una libertà della quale prima non poteva godere. In tutta la sua parabola il Pd era sempre stato 'il partito del Presidente', oltre che 'dell'Unione'. Gli annali recenti della Repubblica non registrano distanze significative tra il Colle e il primo partito del centrosinistra in nessuna occasione. Ma proprio questa identificazione sin troppo piena del Pd con la massima istituzione della Repubblica consigliava al presidente ulteriore cautela, dovendo evitare il rischio di apparire come 'il leader-ombra dell'opposizione'. Il contrasto con la leadership del Nazareno su uno spartiacque come il riarmo europeo gli permette ora di esprimersi con molto maggior agio, al riparo dal rischio di essere ' arruolato' nonostante il suo parere dall'uno o dall'altro schieramento.
Mattarella ha intravisto il pericolo di un'Italia senza più componenti politiche essenziali realmente europeiste e ha evidentemente deciso che questa condizione doveva essere a ogni costo evitata. Si è incaricato personalmente della bisogna, anche perché nessun altro poteva farlo, con la parziale eccezione di Mario Draghi. Le accoglienze trionfali a Bruxelles confermano quel che era in realtà già noto: all'estero e particolarmente in Europa il presidente è una figura di prima grandezza, rispettata e ascoltata come nessun altro, considerata la vera rappresentanza dell'Italia.
Non significa certo che Mattarella intenda occupare in pianta stabile una postazione che spetta alle forze politiche. Si augura invece di correggerne la rotta e indirizzarle ma che ci riesca è dubbio e la missione, un po' paradossalmente, è più difficile a sinistra che a destra. Elly ha scommesso tutto sull'alleanza con il M5S, forza il cui europeismo e di freschissima data e nessuna solidità. Si tratta di un'alleanza che implica anche una strenua competizione interna. Sia per marciare a braccetto con Conte che per non farsi scippare consensi dai 5S, la segretaria del Pd deve quasi per forza apparire sempre più appiattita su posizioni che non coincidono affatto con l'orizzonte a cui guarda Mattarella. Nonostante Trump, per Giorgia la strada è molto più sgombra. Se deciderà di percorrerla.