Non è finita in parità: l’esito della trattativa a più protagonisti in Campania sigla la resa di Elly Schlein. Sarebbe superficiale e ingenuo considerare il passo indietro a cui la segretaria del Pd è stata costretta rispetto agli impegni assunti subito dopo la sua elezione un incidente di percorso secondario. La leader che aveva esordito nei nuovi panni di segretaria del Pd promettendo guerra senza quartiere ai cacicchi, cioè ai potentati locali che tenevano in pugno il partito, ha finito per dover cedere alle pretese del cacicco numero uno: il governatore uscente della Campania Vincenzo De Luca.

Per concludere un accordo genuflesso del quale era parte integrante, pur se certo non unica, l’assegnazione al figlio Piero della segreteria regionale, la premier ha dovuto imporsi a voce alta non sul cacicco ma sui suoi stessi fedelissimi, su quelli che appena ascesa alla segreteria aveva spedito in Campania con la missione di spazzare via appunto il Caciccone e il suo sistema di potere, Sandro Ruotolo e Marco Sarracino. La partita per rimodellare il Pd non sono ancora fatti e tuttavia la genuflessione alla quale Elly si è dovuta rassegnare nella principale regione del sud, ma in realtà un po’ ovunque, piazza un’ipoteca molto pesante sul successo della sua scommessa politica.

Non si allude ai risultati elettorali che saranno comunque migliori e forse molto migliori di quelli catastrofici registrati dal Pd di Enrico Letta. Si intende quel tanto, o quel poco, di progetto politico che la segretaria outsider si era riproposta di realizzare. La campagna contro “i cacicchi” aveva valenza complessiva: non a caso la neosegretaria la aveva tanto enfatizzata. Non si trattava solo di ridimensionare poteri locali troppo espansi ma di riportare al centro le redini del partito e, così facendo, rendere possibile una ridefinizione del dna stesso del Pd. Sfida persa, almeno per ora e la sconfitta era già scritta in anticipo sin dalle europee, la prova che aveva dimostrato a Elly di non potercela fare senza il sostegno dei potentati locali. Dei cacicchi.

Allo stesso tempo, la giovane leader ha dovuto vedersela con un Giuseppe Conte che si sta dimostrando osso durissimo, spregiudicato e astuto, nelle trattative. Il risultato parla da sé: in Campania Elly ha dovuto cedere alle imposizioni di De Luca, provocando uno strappo doloroso con parte del suo cerchio magico, per sostenere il candidato dei 5S, Fico. In Calabria a sfidare il governatore uscente Occhiuto sarà un altro 5S, Tridico. Ha poche chances di vittoria, è vero, ma lo scontro diretto incoronerà lui e il suo partito come guida dell’alternativa alla destra. In Toscana Schlein aveva carezzato il miraggio di sostituire il governatore uscente Giani con un suo candidato di fiducia.

Non solo ha dovuto ingranare una frettolosa retromarcia confermando Giani ma il presidente ha dovuto accettare le condizioni di un M5S che pure, in Toscana, non vanta alcuna forza. Nelle Marche, la piazza chiave che potrebbe permettere al Pd di cantare vittoria avendo strappato almeno una regione, per quanto piccola, alla destra, il candidato è Matteo Ricci: un esponente della minoranza.

Poi c’è la Puglia. Qui il cacicco di turno è Michele Emiliano ed è palese l’impossibilità della leader di tenerlo a bada convincendolo o costringendolo a non candidarsi, anche a costo di mettere in forse la candidatura di Decaro, il cui passo indietro è ancora minaccia incombente. Il quale Decaro, sia chiaro, è propria volta un cacicco che non vuole Emiliano in lista proprio per evitare che il vicerè gli faccia ombra e comunque è non solo un esponente della minoranza ma il leader in pectore e prossimo candidato alla segreteria contro Elly della stessa minoranza.

Tutto ciò non significa che la segretaria barcolli e rischi di essere detronizzata. È presumibile che le percentuali elettorali saranno anzi tali da blindarla e la eventuale vittoria delle Marche permetterà al Nazareno di intornare un peana. Fino alle elezioni politiche, salvo sorprese e imprevisti sempre possibili, la leader sarà inamovibile. Subito dopo, però, le verrà presentato il conto e se non potrà vantare successi nella missione di rinnovare il partito non solo negli slogan e nei comizi ma nell’essenza le verrà presentato il conto. Un conto salato.