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ANTONIO DECARO EURODEPUTATO
Più che una serie tv, che può dilungarsi per innumerevoli stagioni ma richiede frequenti colpi di scena, la partita delle candidature per le regionali è una telenovela, una di quelle soap dei vecchi tempi che inanellavano scene madri tutte uguali, puntata dopo puntata. Lo stallo non si sblocca in Puglia e in Veneto. Il nodo si scioglie con lentezza da ralenti portato alle estreme conseguenze in Campania. Si risolve solo la partita di minor interesse, quella del candidato del centrodestra in Toscana.
Sarà Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, coordinatore regionale di Fd’I, medaglia al valore nel suo schieramento per aver strappato la città al centrosinistra, nel 2017, dopo 70 anni tondi. È un candidato forte, probabilmente il più credibile che la destra potesse mettere in campo nella regione, ma gli allibratori lo danno all’unanimità come privo di speranze. La corsa del governatore Giani verso la conferma non dovrebbe incontrare ostacoli, nonostante la defezione di Calenda, peraltro ignorata dai calendiani toscani.
Le altre piazze restano tutte in stallo. A risolvere la faida pugliese tra il governatore uscente Michele Emiliano, che insiste nel volersi candidare, e l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, che punta i piedi e ripete che se ci sono lui e Vendola non scende in campo, ha provato ieri con apposita intervista mirata il presidente e leader della minoranza Bonaccini: «Tutti stanno aspettando Antonio: ha caratura da leader nazionale. A Michele dico: meglio sentirsi utili che indispensabili». Emiliano fa più o meno parte della minoranza, fatta salva la totale autonomia dell’uomo. L’uscita di Bonaccini, almeno negli auspici del Nazareno, dovrebbe dare la spintarella decisiva.
Se non fosse che con Emiliano non si può mai dire. L’offerta che gli è già stata fatta: assessorato senza passare per le urne e poi seggio senatoriale non lo soddisfa. Il ruolo di semplice senatore non lo ritiene adeguato al ruolo regale che ha sin qui ricoperto nella sua regione. L’assessorato teme che lo metterebbe nelle mani di Decaro. Il passo indietro non lo ha ancora deciso anche se al Nazareno sono ottimisti. Potrebbe cedere l’ex sindaco, sulla base di un calcolo freddo.
È presidente di una commissione di enorme importanza nel Parlamento europeo, l'ambiente, e quindi può fingere di non essere troppo interessato nella promozione a presidente della Puglia, ma chi lo conosce e lo ha sentito in questi giorni afferma che invece è molto più che semplicemente interessato. La vera alternativa non sarebbe Strasburgo ma il tentativo di strappare a Schlein la segreteria, essendo già in pectore il prossimo leader della minoranza. Ma tentare di sfidare ora la segretaria sarebbe come caricare a cavallo con la sciabola sguainata un nido di mitragliatrici e mortai.
Tanto più che la minoranza è in realtà divisa e l’ala capitanata dal medesimo Bonaccini è di fatto, pur se non ufficialmente, alleata della segretaria. Se arriverà il momento di tentare l’arrembaggio sarà dopo le elezioni politiche, in caso di sconfitta del centrosinistra, e manca parecchio. Rinunciare a una corsa elettorale vinta in partenza sarebbe dunque per Antonio Decaro un pessimo affare e anche per questo al Nazareno, pur non sapendo ancora quale dei due contendenti finirà per cedere, considerano la candidatura dell’europarlamentare comunque garantita.
In termini di ragionamento politico lo staff della segretaria ha tutte le ragioni per prevedere questo esito. La variabile è il “fattore umano”. I rapporti tra Emiliano e Decaro sono precipitati. Lo scontro non è solo politico ma personale: i due non si sopportano e in politica il fattore umano rischia sempre di diventare una classica “variabile impazzita”.
Nulla di personale invece nell’altra piazza in bilico, però dall’altra parte della barricata: il Veneto. La Lega reclama un suo candidato al posto del doge impossibilitato a correre per la quarta volta, Luca Zaia. Da FdI arrivano segnali di apertura però timidi e non definitivi. Il problema è che la partita sul candidato si incrocia con quella della Lista Zaia, che il governatore uscente insiste nel voler presentare con se stesso come primo nome votabile. Alla fine, se a Giorgia non viene in mente una contropartita da offrire al doge più che succulenta, la Lista ci sarà e molto probabilmente anche la candidatura per la Lega.
In Campania infine Fico, l’ex presidente 5S della Camera, resta scalpitante. Schlein si è rassegnata a trattare con il cacicco numero Uno, il governatore uscente Vincenzo De Luca, e del congruo pacchetto fa parte la segreteria regionale per il figlio Piero. Solo che gli “innovatori” scalpitano e Sandro Ruotolo, già inviato speciale anticacicchi e anti De Luca della segretaria, si è candidato contro Piero De Luca. Prima di dare il suo necessario semaforo verde, papà aspetta il saldo: «Vedere cammello».