L’hanno sostenuta su Twitter con l’hashtag # senzadime, e ancora continua ad essere la linea di una buona fetta della base del Pd: nessun margine di accordo col Movimento 5 Stelle. «Non ci sono e non ci sono mai stati punti di contatto coi grillini, senso di responsabilità significa stargli alla larga», commenta lapidario Enzo Puro, una lunga storia di militanza a sinistra e tra le fila del Pd romano del quartiere Prenestino.

Eppure Fico, oggi, ha detto che il dialogo coi dem è aperto.

Tutte chiacchiere, penso che Fico abbia detto quel che ha detto perché ha interesse a far passare questa linea sulla base delle loro dinamiche interne e contro Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. In questo tentativo di accordo c’è qualcosa che non funziona, è un ritorno ai vecchi riti della politica e non capisco davvero che cosa significhi il “contratto” coi 5 Stelle: Di Maio premier, tutti i ministri a loro e noi mettiamo i voti?

Impossibile un accordo sui singoli temi?

E come si fa? Sulle questioni politiche fondamentali esiste una diversità viscerale tra noi democratici e il Movimento. Loro sono una struttura che dipende da un’impresa privata, disprezzano qualsiasi forma di rappresentanza politica, sono forcaioli e giustizialisti. Per di più, i 5 Stelle sono assolutamente indifferenti rispetto ai temi programmatici: lo dimostra il fatto che hanno detto tutto e il contrario di tutto, ragionando in parallelo di un accordo o con noi o con la Lega.

Il contratto servirebbe a fissare proprio questi punti, però.

Punti di contatto con noi non ce ne sono mai stati e in questi anni abbiamo visto come si sono comportati su temi importanti come lo Ius soli e le unioni civili. Politicamente sono irresponsabili nel vero senso della parola, cioè fanno solo ciò che gli conviene e lo fanno indipendentemente dal merito delle questioni.

Proprio quello alla responsabilità è l’appello che si lancia al Pd.

Lo so e mi da fastidio, perché quanto a responsabilità il Pd non deve dimostrare nulla a nessuno, visto quanta ne abbiamo dimostrata dal governo Monti in poi. Ai compagni che lo sostengono dico che la responsabilità è stare alla larga da queste persone, altrimenti il Pd davvero sparirà.

C’è chi sostiene il contrario: il Pd sparisce se si torna al voto.

Mi sembrano le previsioni del mago Otelma. Io credo il contrario e sono convinto che se facciamo il governo coi 5 Stelle andiamo contro quello che abbiamo detto in campagna elettorale e gran parte di chi ci ha votato non ci voterà più. Questa è politica fatta sulle chiacchiere, che non sta né in cielo né in terra.

Non crede nemmeno all’ipotesi di governo del Presidente per rilanciare la centralità del Pd?

Senta, noi siamo stati sconfitti e ora dobbiamo andare avanti senza scorciatoie, il resto sono chiacchiere politiciste di chi non sa stare all’opposizione. Senza contare che la rivolta non c’è solo nella nostra base, ma anche in quella dei 5 Stelle: i loro elettori ci odiano, odiano Renzi e il nostro partito. Figuriamoci se loro risponderanno sì ad eventuali appelli di Mattarella.

Eppure alcuni dirigenti del Pd, uno su tutti Franceschini, hanno aperto a questa possibilità.

I nostri dirigenti dovrebbero guardare al futuro del partito e capire come rilanciare il nostro profilo riformista con un percorso serio nei prossimi anni. Ora, invece, giocano.

Si tornerà al voto, quindi?

Io credo di sì. L’unica alternativa, e mi dispiace per il Paese, è che nasca davvero l’alleanza Lega- 5 Stelle: oggettivamente è la più rispondente al risultato elettorale.