Il presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso interviene sul tema della partecipazione referendaria, all’indomani dell’ennesima consultazione popolare senza quorum. In un’intervista al Corriere della Sera, Amoroso ricorda che il referendum resta «un istituto fondamentale del nostro ordinamento, espressione di democrazia diretta», evocando il voto del 1946 che segnò la nascita della Repubblica.

Tuttavia, riconosce le criticità sempre più evidenti: «Il quorum della maggioranza degli aventi diritto al voto non è stato raggiunto neppure in questa occasione, come già accaduto nel 2022, nel 2016 e in altri casi ancora». Anche l’introduzione della firma digitale, pensata per agevolare la proposizione dei quesiti, non ha invertito la tendenza.

Secondo Amoroso, l’astensione «può essere sintomo di un preoccupante disinteresse per un istituto che invece ha contribuito alla crescita democratica del Paese». Per questo motivo, suggerisce una possibile riforma costituzionale che affronti la questione del quorum: «Lo si potrebbe abbassare, ma in cambio andrebbe aumentato il numero di firme richieste per la presentazione del quesito».

Un cambiamento che, precisa il presidente della Consulta, dovrebbe avvenire in modo «ponderato e attento», nell’ambito di una riforma più ampia che tenga conto della delicatezza del referendum come strumento di democrazia diretta.