Mi si nota di meno se non ci vado o se ci vado in veste dimessa e l'immancabile ' a titolo personale'? L'eterno interrogativo si ripresenta per il Pd in forma rovesciata rispetto alla norma. Meno si parla della sua partecipazione, o non partecipazione a seconda del punto di vista, alla manifestazione di domani, meglio è. Disertarla è impossibile. Lo sarebbe stato comunque. Lo è tanto più dopo l'attacco israeliano contro l'Iran. Partecipare a pieno titolo è altrettanto impraticabile: significherebbe esacerbare il conflitto con il resto del Pse e soprattutto far infuriare ancor più di quanto già non sia, e parrebbe impossibile, Sergio Mattarella.

La manifestazione contro il riarmo convocata per domani a Roma da una pletora di associazioni sarebbe comunque diventata in larga misura una dimostrazione contro i massacri di Gaza: la guerra di Netanyahu contro l'Iran ha quadrato il cerchio. Per la stragrande maggioranza dei manifestanti non ci sarà distinzione di sorta fra lo stare in piazza contro la guerra, contro il riarmo, contro i massacri nella Striscia e contro Israele. Quella distinzione però, nascosta dietro la massa dei partecipanti alla manifestazione, anzi alle due manifestazioni di Roma, esiste e ciò spiega il palese e palpabile imbarazzo del Pd. Per quanto il fragore delle armi in Medio Oriente copra ogni altro suono, resta il fatto che la convocazione è prima di tutto contro il riarmo.

L'ambiguità del Pd in materia si è dispiegata ancora una volta all'Europarlamento due giorni fa. Si votava il rinvio dei tempi del Pnrr ma nel test era compresa anche la possibilità di usare quei fondi per finanziare il riarmo. Il Pd ha votato contro l'emendamento incriminato e anche contro altri due che comunque alludevano agli arsenali da tornare a riempire. Poi però, a differenza dei 5S e di Avs, ha votato a favore del provvedimento nel complesso, inclusi ovviamente gli articoli che aveva provato invano ad affossare.

Zingaretti ha provato a cavarsela spiegando che il voto favorevole era dovuto alla necessità di approvare lo slittamento del Pnrr. Non che sia finto ma è una mezza verità. Al Pd era già successo di bocciare gli emendamenti specifici sul riarmo salvo poi votare per la legge che conteneva quei passaggi. E' lo specchio di una posizione scomoda nella quale Elly non riesce ad andare oltre i mezzi toni: vuole schierarsi contro il riarmo, con l'alibi secondo cui si tratterebbe di riarmi nazionali e non “europei” ma vorrebbe farlo senza evidenziare la scelta opposta a quella dell'eurogruppo socialista a Strasburgo e senza provocare le ire del presidente della Repubblica. Una missione impossibile.

Il dilemma, domani, è identico anche se sul piano della mobilitazione popolare in casa invece che su quello dell'Europarlamento. E la scelta è di nuovo quella dell'ambiguità. Il Pd, unica tra le forze che avevano organizzato la grande e di gran successo manifestazione per Gaza a Roma, non ci sarà. Molti suoi dirigenti sì, ma senza la segretaria.

Troppo poco per l'astuto Conte, che non esiterà a cogliere l'occasione per proporsi ancora una volta come vero rappresentante del Movimento pro Gaza e contro il riarmo. Troppo per l'Europa e il Colle, che ci vedranno comunque un sostanziale pur se coperto schieramento contro un passo che viene considerato sia a Bruxelles che sul Colle fondamentale per accelerare il processo di integrazione europea.

Per quanto in apparenza paradossale, un aiuto a Elly, in termini d'immagine, potrebbe arrivare proprio dalla componente meno gradita della piazza, cioè dalla manifestazione separata che partirà da piazza Vittorio. L'ala più oltranzista assente o tenuta ai margini dalla manifestazione di piazza del Popolo sfilerà per conto proprio ma arriverà poi di fatto al Colosseo. In caso di intemperanza imbarazzanti, o addirittura di contestazioni contro i rappresentanti dei partiti, Elly potrà rivendicare il fiuto dimostrato nel tenersi lontana da una manifestazione a rischio di 'infiltrazioni' pur se condivisibile in sé. Ma queste sono baruffe. Prima o poi il nodo del riarmo arriverà al pettine, cioè in Parlamento e a quel punto la scelta della segretaria del Pd non potrà essere ambigua.