«Per la sinistra la parola sicurezza dovrebbe smettere di essere un tabù». A dare la linea senza giri di parole è l’ex-sindaco di Roma e segretario del Pd Walter Veltroni, con un intervento sul Corriere della Sera.

Muovendo dalla tragica uccisione di Cecilia De Astis ad opera di tre bambini rom alla periferia di Milano, Veltroni prende ovviamente le distanze dalla propaganda securitaria e con toni incendiari della destra (in primis del leader della Lega Matteo Salvini), ma si concentra su quello che a suo avviso è un difetto dei progressisti italiani, al quale colpevolmente non si è ancora trovato un antidoto: la refrattarietà a parlare di sanzioni e di severità per chi delinque.

«Non dovrebbe essere un tabù», osserva l’ex-leader dem, «perché la parola sicurezza confina con la parola legalità. Il rispetto delle leggi», prosegue, «in primo luogo quelle che garantiscono l’integrità della persona, è un dovere per ogni sistema democratico. E non esistono mai giustificazioni», prosegue, «neanche quelle sociali, per la violenza contro altri». «Il bisogno di sicurezza chiede una risposta, ed è prevalente, con i temi economici, nelle preoccupazioni degli italiani. Ignorarlo», conclude Veltroni, «è sbagliato e pericoloso».

A metà mattinata, mentre sale il pressing degli esponenti di maggioranza contro il sindaco di Milano Beppe Sala e in genere contro l’approccio delle forze di centrosinistra ai problemi legati al controllo del territorio, la deputata e responsabile giustizia del Nazareno, Debora Serracchiani, con una dichiarazione edulcorata ma significativa, che potrebbe sembrare scontata ma in casa Pd non lo è sempre stata («i nomadi che sbagliano devono pagare») lascia intendere che il segnale lanciato da Veltroni è stato recepito anche all’interno del gruppo dirigente del partito. Che certamente sta presentando, da quando al comando si è insediata Elly Schlein, una certa divaricazione di sensibilità sul tema sicurezza dalla parte di esponenti più a contatto col territorio, vale a dire il cosiddetto partito degli amministratori locali e i vertici romani.

Di Veltroni è stato per lunghi anni strettissimo collaboratore il senatore Walter Verini, che già in tempi non sospetti aveva posto l’accento sulla necessità, da parte della sinistra, di non eclissare un tema così sentito dai cittadini come quello della sicurezza delle strade e della protezione dei propri beni. Un concetto ribadito al Dubbio: «Il primo pensiero», osserva Verini, «naturalmente deve andare alla povera Cecilia de Astis, una donna che faceva la volontaria, che è stata uccisa e i cui cari meritano giustizia. Ma non si può non pensare anche al fatto che questi bambini non sapevano probabilmente cos’era giocare assieme ad altri bambini in una scuola. Non sapevano cos’è un percorso di educazione, ma semplicemente conducevano una vita allo stato brado. La soluzione», prosegue, «ovviamente non è spianare il campo rom per trasferire quel disagio, quella asocialità, da un’altra parte. Il tema è che bisogna lavorare sulle integrazioni, perché dove c’è il degrado e fragilità sociale si annidano i problemi legati alla sicurezza e alle paure. Questo però non risolve il problema della paura quotidiana che attraversa la società. C’è da rispondere adesso a un bisogno immediato di sicurezza. Noi abbiamo bisogno di potenziare le forze dell’ordine che già ora fanno un lavoro enorme, magari sottopagati. Abbiamo bisogno», prosegue Verini, «di potenziare i sistemi di videosorveglianza, di presidiare il territorio Abbiamo bisogno cioè di interventi che diano anche visivamente al cittadino il senso di maggiore sicurezza, perché poi i più poveri, i più fragili sono quelli che prendono i trasporti pubblici, ad esempio, ed è la gente che vive con più paura. Bisogna fare in modo che assieme a forti opere di bonifica sociale e quindi di interventi per migliorare la qualità della vita, ci siano anche immediati interventi proprio legati all’ordine pubblico, alla sicurezza e noi dobbiamo chiederli, altrimenti questo terreno delle paure e delle insicurezze lo coltiva in maniera barbara questa destra. Che tra l’altro governa da due anni e mezzo, anni in cui la percezione e il senso di paura della società sono aumentati. Eppure loro hanno introdotto una trentina di nuovi reati, forse anche una quarantina. Hanno riempito fino all’inverosimile persino le carceri minorili, dal Beccaria a Nisida».

Come detto, però, al pari di Veltroni, Verini sottolinea il limite culturale della sua parte politica: «Va detto che storicamente la sinistra avuto come un tic, una sorta di diffidenza per la sanzione. È come dire, ’ci vorrebbe ben altro’. E’ ovvio che la sinistra debba pensare che la sanzione non basti, ma adesso, qui ed ora, la signora che prende la metropolitana deve prenderla in sicurezza, l’anziano che esce di casa non deve avere paura che venga in qualche modo rapinato o che il suo appartamento venga svaligiato. Quindi bisogna fare in modo che a queste insicurezze, a queste paure in gran parte vere, in parte percepite anche per la propaganda noi diciamo ’siamo qui con te, condividiamo il tuo stato d’animo».