Nemmeno il tempo di siglare l’accordo in sede di Consiglio dei ministri dell’Interno dell’Ue su tre settori chiave della questione migranti, cioè rimpatri, lista dei Paesi sicuri, e definizione di Paesi terzi sicuri, che il sovranismo europeo va in cortocircuito, con l’Italia di Giorgia Meloni che si dice molto soddisfatta di quanto deciso e l’Ungheria di Viktor Orbán che promette battaglia. Ma andiamo con ordine.

I ministri dell’Interno dei Paesi Ue, riuniti a Bruxelles, hanno raggiunto l’accordo sui regolamenti sui rimpatri, sui Paesi d’origine sicuri e i Paesi terzi sicuri. Ora partirà la trattativa con il Parlamento europeo per arrivare all’approvazione definitiva del nuovo regolamento, che rivede il concetto di Paese terzo sicuro - spiega il Consiglio in una nota - ampliando le circostanze in cui una domanda di asilo può essere respinta per inammissibilità. Il Consiglio ha inoltre completato un importante elemento del Patto sulla migrazione e l’asilo del 2024, concordando il primo elenco comune dell’Ue di Paesi di origine sicuri, che consentirà agli Stati membri di trattare le domande di protezione internazionale in modo più rapido.

Nel dettaglio, il concetto di Paese terzo sicuro consente agli Stati membri dell’Ue di respingere una domanda di asilo in quanto inammissibile (vale a dire senza esaminarne il merito) quando i richiedenti asilo avrebbero potuto chiedere e, se idonei, ottenere protezione internazionale in un paese extra-Ue considerato sicuro per loro. Il concetto di Paese di origine sicuro consente invece agli Stati membri di istituire un sistema speciale per l’esame delle domande di protezione internazionale.

«La svolta che il Governo italiano ha chiesto in materia di migrazione c’è stata: finalmente abbiamo ottenuto una lista europea di Paesi di origine sicuri, riformato completamente il concetto di Paese terzo sicuro e ci avviamo a realizzare un sistema europeo per i rimpatri realmente efficace - ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi - Gli Stati membri potranno finalmente applicare le procedure accelerate di frontiera (così come previsto dal protocollo Italia-Albania) e a questo si aggiunge l’importante novità che i ricorsi giudiziari non avranno più effetto sospensivo automatico della decisione di rimpatrio».

Inoltre, «la definizione di una lista europea dei Paesi terzi sicuri, dove compaiono oltre ai Paesi candidati alla adesione anche Paesi quali Egitto, Tunisia e Bangladesh è in linea con i provvedimenti già adottati dall’Italia. La possibilità di effettuare rimpatri anche verso Paesi terzi diversi da quelli di origine, e di utilizzare i return hubs non solo come punti di arrivo ma anche come punti di transito, aumenta la nostra capacità operativa», ha sottolineato ancora Piantedosi.

Decisioni accolte con favore da tutto il centrodestra nostrano, ma che in Ue sta facendo discutere da fronti opposti, anche interni agli stessi sovranisti. «Bruxelles sta cercando di costringere l’Ungheria a pagare ancora di più o ad accogliere i migranti, questo è inaccettabile - ha scritto a caldo sui social Orbán - L’Ungheria spende già abbastanza per proteggere le frontiere esterne dell’Unione. Non accoglieremo un solo migrante e non pagheremo per i migranti altrui. L’Ungheria non applicherà le misure del Patto sulle migrazioni. La ribellione ha inizio». Una presa di posizione durissima ma non inaspettata, e che stona con quella del governo italiano, alleato di quello ungherese nel contrasto alle politiche migratorie dell’Unione.

Ma dall’altro lato quello che di fatto anticipa il nuovo Patto migrazione e asilo è contestato anche dalla Spagna del governo socialista di Pedro Sanchez, per bocca del suo ministro dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska. «La quota di solidarietà non può trasformarsi in un gioco di contrattazione sulle cifre - ha spiegato Grande-Marlaska - ma deve identificare le esigenze degli Stati membri sottoposti a pressione migratoria e affrontarle nel miglior modo possibile». Spiegando poi che «senza responsabilità non ci sarà solidarietà e senza solidarietà non ci sarà responsabilità» e annunciando la sua astensione dal voto sul fondo di solidarietà. Il ministro spagnolo ha espresso anche l’opposizione di Madrid al regolamento sui Paesi terzi sicuri, ritenendolo in violazione all’integrità del Patto prima ancora della sua attuazione.