Dire che Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia si siano rafforzati, dopo la tornata delle Europee, è banale. Ciò che banale non è, invece, è capire che conseguenze potrà avere sugli sviluppi politici dei prossimi mesi quello che è il dato obiettivamente più rilevante, all'interno del centrodestra, e cioè il sorpasso di Forza Italia sulla Lega, che così retrocede ad azionista di minoranza della coalizione (esclusi ovviamente i “cespugli”, che non a caso si erano presentati in lista assorbiti dai “big”). La differenza del post-voto del Carroccio rispetto agli altri partiti di maggioranza è che questo avrà un impatto, verosimilmente, anche all'interno del partito stesso, e non solo nell'ottica della coalizione.

Il vicepremier ha dichiarato di essere contento perché «i partiti del centrodestra crescono tutti», ma se si va ad analizzare il dato dei voti assoluti anziché quello percentuale, si vedrà che la scommessa per cui il Capitano sarebbe stato soddisfatto se il suo partito avesse «preso un voto in più» delle Politiche del 2022 in realtà è stata persa. Il Carroccio, infatti, ha preso circa 2.100.000 voti, 370 mila in meno di due anni fa. Anche Fratelli d'Italia, in realtà, ha preso meno voti delle ultime Politiche, ma all'interno di una scala nettamente maggiore di numeri e – soprattutto – nelle vesti di partito che esprime il premier, il che in Italia rappresenta quasi sempre una zavorra.

La campagna elettorale aggressiva, con toni da opposizione, non ha portato dunque a via Bellerio i frutti sperati: la candidatura del Generale Vannacci, da parte sua, non è stata un flop ma ha acuito i problemi di Salvini, poiché il mezzo milioni di voti presi dal militare grazie anche ad ammiccamenti neofascisti andrebbero considerati come voti esterni al consueto bacino leghista.

Ciò che resta maggiormente impresso, per il momento, più che la performance di Vannacci è il clamoroso endorsement del fondatore della Lega Umberto Bossi per Forza Italia, che potrebbe costringere Salvini ( il quale ha già fatto sapere di voler consultare i militanti a questo proposito) ad azioni degne di un dramma shakespeariano, espellendo il senatur dalla sua “creatura”. Anche perché Bossi sembra aver voluto battere dove duole il dente di Salvini, affermando di preferire il diretto concorrente, rivolgendosi al partito del Nord che lo rimpiange e che vorrebbe defenestrare l'attuale segretario. Sono nodi che verranno sciolti a ottobre, all'annunciato congresso, dove le istanze dei governatori e degli amministratori locali, guidati da Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, dovrebbero uscire allo scoperto. Nel frattempo, Salvini ha già fatto capire di non avere intenzione di cambiare direzione, quando afferma che «la scelta nazionale è una scelta di futuro», preparandosi di fatto a fronteggiare il dissenso.

Non sarà facile, perché Fi, intanto, si gode la piazza d'onore simulando fair play con le parole olimpiche ed ecumeniche di Tajani, ma i nuovi equilibri che si vanno delineando nel centrodestra non potranno non avere conseguenze sull'agenda politica e sulle priorità. I riflettori, sin da subito, sono puntati sui tre provvedimenti- bandiera dei partiti di governo: il premierato targato FdI probabilmente metterà il turbo e nei prossimi giorni sarà approvato in prima lettura al Senato, stante l'affermazione della premier.

Salvini ha ricordato anche ieri mattina che l'approvazione definitiva dell'Autonomia differenziata non potrà più essere procrastinata, ma da parte loro gli azzurri non potranno non far notare come la loro performance brillante dipenda dal voto meridionale e come tale consenso, a sua volta, sia da collegare anche alle preoccupazioni espresse da alcuni esponenti (in primis il governatore calabrese Roberto Occhiuto) proprio sul ddl Calderoli. Se ci sarà un braccio di ferro in maggioranza, dunque, è lecito attenderselo su questo fronte, così come è lecito attendersi un pressing maggiore degli azzurri sulla riforma della giustizia, che si appresta a muovere i primi passi in Parlamento e che non potrà più marciare a scartamento ridotto come ha fatto finora.