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ROBERTO OCCHIUTO PRESIDENTE REGIONE CALABRIA
Non ha fatto in tempo a festeggiare la rielezione che Roberto Occhiuto ha già riaperto uno dei capitoli più divisivi per il centrodestra: l’autonomia differenziata. Il governatore della Calabria, fresco di un trionfo elettorale che ha rafforzato il peso di Forza Italia nel Sud e nel centrodestra in generale, ha scelto di dedicare il primo pensiero politico proprio al tema più caro alla Lega, ma in senso opposto. «Prima delle intese – ha detto a Repubblica – vanno trovate le risorse per i Lep». Parole che suonano come un altolà al ministro Calderoli e, indirettamente, a Matteo Salvini, al quale Occhiuto ricorda che il Mezzogiorno non è disposto a subire nuovi squilibri in nome dell’efficienza territoriale.
Un segnale politico tutt’altro che casuale. Il presidente calabrese, che negli ultimi anni si è imposto come voce autonoma dentro Forza Italia, ha costruito parte della sua credibilità nazionale proprio sul rifiuto di una riforma percepita come “nordista”. Ora quella linea viene premiata dalle urne, e Occhiuto decide di battere il ferro finché è caldo. «La Calabria – ha spiegato – non ha complessi di inferiorità, ma un ritardo di sviluppo: prima dell’autonomia è giusto trovare le risorse per finanziare i diritti sociali e civili, cioè i Lep».
La sua è una rivendicazione politica ma anche culturale: un Sud che non si piange addosso, ma chiede le stesse condizioni di partenza prima di parlare di “differenziazione”. Ed è difficile non leggere, dietro la diplomazia delle parole, la volontà di chiudere i conti con un fronte leghista che per mesi lo ha bollato come “frenatore”. In realtà, la linea di Occhiuto è oggi quella che più di tutte incarna la strategia di Antonio Tajani: rafforzare il radicamento azzurro nel Mezzogiorno, differenziarsi dal sovranismo padano e preparare la prossima stagione di equilibrio interno nel centrodestra. L’operazione sembra riuscita. Forza Italia in Calabria cresce oltre le aspettative, mentre la Lega, pur vantando “numeri straordinari” come sostiene Salvini, resta dietro.
«Il ponte sullo Stretto non ha scaldato i cuori», ha ammesso Occhiuto, aggiungendo però che quell’opera «deve essere un attrattore di altri investimenti». Un modo per depotenziare la bandiera salviniana senza negarne il valore simbolico, anzi appropriandosene con pragmatismo: «grazie al ponte – ricorda – la Calabria ha ottenuto 3 miliardi e 800 milioni per la statale 106 Ionica, la strada della morte».
Dal Carroccio il messaggio non è passato inosservato. Salvini, impegnato in Toscana, ha parlato di «risultato storico» della Lega in Calabria, sostenendo che «il partito traina la coalizione» e «unisce». Ma la realtà, numeri alla mano, dice altro: Occhiuto ha portato Forza Italia al suo miglior risultato degli ultimi anni, e il suo profilo di amministratore moderato ne fa un potenziale punto di riferimento anche per chi nel Nord teme una Lega sempre più spinta verso la destra identitaria di Vannacci. Il riflesso immediato è nelle tensioni romane.
Dopo il voto calabrese, il centrodestra si prepara al vertice decisivo per le candidature in Veneto, Campania e Puglia. In Campania Fratelli d’Italia ha già calato la carta Edmondo Cirielli, mentre Forza Italia chiede garanzie sul passo indietro del viceministro in caso di sconfitta. Ma il nodo più intricato resta il Veneto, dove la resistenza della Lega a d accettare uno scambio con FdI che preveda la cessione al partito della premier Giorgia Meloni della Lombardia, rischia di trasformare il tavolo delle trattative in un nuovo braccio di ferro.
Occhiuto, intanto, osserva la scena da vincitore e da possibile ago della bilancia. La sua frase sui Lep non è solo una presa di posizione meridionalista: è anche un messaggio alla coalizione, un modo per ricordare che il centrodestra vince quando tiene insieme Nord e Sud, non quando si divide tra chi vuole correre e chi chiede di partire tutti dallo stesso punto. E se la nuova stagione di Forza Italia dovrà passare da un baricentro più meridionale e istituzionale, il laboratorio calabrese di Roberto Occhiuto sembra già averne scritto il manifesto.