C’ è molto fermento dalle parti del Nazareno in vista dell’incontro di oggi «Giustizia secondo Costituzione», un evento pubblico promosso dallo stesso Pd Anm, Camere Penali, Consiglio nazionale forense e giuristi per riflettere sullo stato della giustizia in Italia a partire dai principi fondanti della nostra Carta costituzionale. Iniziativa lodevole, se non fosse che all’interno del partito e del campo largo in generale c’è più di una perplessità rispetto a un’assoluta contrarietà rispetto alla riforma della giustizia, e in particolare alla separazione delle carriere tra giudici e pm.

«In un contesto in cui l’azione del governo appare sempre più orientata da logiche emergenziali e securitarie, e da proposte di segno punitivo nei confronti della magistratura come la separazione delle carriere, l’iniziativa intende rimettere al centro il rispetto delle garanzie costituzionali e i diritti fondamentali della persona», si legge nella presentazione dell’evento.

Dopo un primo panel sulle carceri, introdotto dal senatore dem Walter Verini, sarà la volta dell’incontro più atteso, quello sulle riforme in senso proprio. “Le riforme della giustizia: civile, penale, ordinamento giudiziario e separazione delle carriere. A che punto siamo?”, il titolo dell’incontro dove si confronteranno il presidente del Cnf Francesco Greco, il segretario generale dell’Anm Rocco Maruotti, il presidente dell’Ucpi Francesco Petrelli, e la vicepresidente Pd del Senato Anna Rossomando.

Subito dopo gli interventi dei capigruppo dem nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato Federico Gianassi e Alfredo Bazoli, quello della responsabile Giustizia del Nazareno, Deborah Serracchiani, e la chiusura affidata alla segretaria Elly Schlein.

E proprio la chiusura della leader è il momento più atteso, viste le recenti prese di posizione di Goffredo Bettini, “guru” dem e “padre” del campo largo. Se quello di Schlein non sarà certo un intervento a favore delle riforme, tuttavia la minoranza riformista del partito si aspetta delle aperture quantomeno su un possibile dialogo con la maggioranza, sulla scia di quanto già chiesto da Iv con l’ «astensione costruttiva» che i renziani stanno portando avanti in Aula. Diverso il discorso che riguarda Azione, visto che Carlo Calenda ha sempre sostenuto, fin dall’inizio, il percorso parlamentare della riforma.

E a proposito di dialogo tra maggioranza e opposizione, ieri è tornato sull’argomento anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il quale ha specificato che la prossima settimana non sarà quella decisiva per la chiusura dei giochi. «Non voglio strozzare minimamente il dibattito, finché è possibile non stiamo neanche contingentando i tempi - ha detto la seconda carica dello Stato Poi vediamo, dipende naturalmente dal numero di iscritti a parlare e dalla quantità di tempo che i senatori vorranno dedicare ma io almeno per qualche giorno non metto in conto il contingentamento».

Di certo la maggioranza punta dritta verso l’approvazione del testo, come ribadito anche dal viceministro di FI Francesco Paolo Sisto. «Come disse uno dei padri costituenti, la Costituzione è destinata a durare in eterno perché può essere cambiata - ha spiegato ieri Sisto - L’articolo 138 della Costituzione attribuisce alle Camere, con quattro passaggi, la possibilità di cambiare la Costituzione; qui abbiamo un altro vantaggio che la parola finale sarà dei cittadini con il referendum confermativo quindi massima tranquillità sui meccanismi che potranno eventualmente consentire questo intervento sulla Costituzione. La democrazia diretta deve tranquillizzare tutti». L’esponente azzurro ha anche lanciato una frecciata al Pd, ricordando come «nel 2019 con la mozione Martina ha sostenuto la separazione delle carriere». e aggiungendo che «si può cambiare idea, è legittimo ma bisogna avere il coraggio di ricordare quello che si è detto».

Tra coloro che firmarono il documento, anche la stessa Serracchiani, oltre al responsabile Riforme del Nazareno Alessandro Alfieri, il responsabile Sport Mauro Berruto, l’ex ministro Graziano Delrio, ma anche il presidente della Campania Vincenzo De Luca, i riformisti Lorenzo Guerini e Simona Malpezzi, Matteo Orfini e Dario Parrini. In ogni caso, è nei fatti che la maggioranza punti a chiudere la questione il prima possibile, per poi dare la parola ai cittadini. E pazienza se la velocità dell’iter provochi qualche screzio tra partiti di governo, come avvenuto ieri tra Forza Italia e FdI. «Il ministro Ciriani (ministro per i rapporti con il Parlamento, ndr) ha previsto che la riforma della separazione delle carriere si concluda con il secondo passaggio al Senato nei primi mesi del 2026, per poi tenere il referendum nella primavera dello stesso anno: mi permetto di suggerire una rivisitazione di questo iter, perché la celebrazione del referendum avviene almeno 5 mesi dopo la approvazione definitiva in Parlamento - ha scritto sui social il deputato azzurro Enrico Costa, vicepresidente della commissione Giustizia della Camera - Ciò significa che i tempi per il referendum entro giugno 2026 sarebbero strettissimi ed un qualsiasi contrattempo lo farebbe slittare a dopo l’estate 2026. Si tenga conto che a quel punto andrebbero approvate le leggi attuative, il che non è uno scherzo, visto che andrebbe istituita l’Alta Corte, disciplinate le modalità di sorteggio, disciplinati i due Csm, requirente e giudicante. E a gennaio 2027 è prevista la scadenza dell’attuale Csm, con le operazioni di rinnovo dei togati, che andrebbero svolte prima di quella data, negli ultimi mesi del 2026. Siccome la Costituzione stabilisce che il mandato dei consiglieri Csm è di 4 anni, una proroga è impossibile». Insomma, Costa vorrebbe correre ben più di quanto previsto dal ministro. «Occorre accelerare per evitare il cortocircuito di un nuovo Csm eletto con le vecchie regole, nonostante la riforma. Creare questo cortocircuito è l’obiettivo dell’opposizione e del suo ostruzionismo - aggiunge l’esponente forzista - È pertanto necessario scongiurarlo impegnandoci a concludere l’iter parlamentare entro l’autunno 2025 per svolgere il referendum a maggio- giugno 2026».