Il Pd ingrana la quinta contro la Lega e i presunti fondi russi alla Lega: «Serve una commissione d’inchiesta e anche un’informativa esaustiva del premier Conte in aula», attacca il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, che però allontana qualsiasi suggestione di alleanza coi 5 Stelle: «Non abbiamo nulla a che fare con loro, che perseguono un modello di stato autoritario».

Senatore, i 5 Stelle hanno detto sì alla vostra richiesta di commissione d'inchiesta sui fondi stranieri ai partiti. Una inedita alleanza?

Il disegno di legge che depositeremo la prossima settimana ha un nome specifico e riguarda il caso rimbalzato su tutta la stampa internazionale relativo alla presunta trattativa tra esponenti della Lega ed emissari di Putin. Un caso che ha diverse angolazioni, la più grave riguarda i rapporti di un partito italiano disposto a cedere una quota della sovranità nazionale ad una potenza impegnata in uno processo egemonico in Europa. Che poi questi rapporti siano del partito che esprime l'attuale ministro dell'Interno, danno l'idea della gravità della situazione. Il M5S, come d'abitudine, calcia la palla in tribuna. Dire sì ad una commissione generica sui partiti vuol dire tentare di coprire l'amico alleato Salvini. Ricordo bene quando i senatori Cinque stelle hanno impedito ai giudici di processare Salvini.

Può essere un avvicinamento su più larga scala?

Nulla ci può avvicinare al movimento di Casaleggio, che persegue un modello di stato autoritario. Il Pd non ha nulla a che fare con il M5S. Noi parliamo con gli elettori, con l'obiettivo di innescare una sorta di modello Livorno. Nella città toscana, dopo 5 anni di amministrazione di Filippo Nogarin, alle recenti elezioni amministrative i 5 stelle sono arrivati terzi, senza andare neanche al ballottaggio. Ed a Livorno ora si è insediato un sindaco del Pd. Di Maio ha iniziato a pagare e continuerà a pagare lo scotto della loro totale incapacità. Che percentuale prenderà il M5S a Roma dopo 5 anni di giunta Raggi? Creda a me, sarà molto bassa.

Il Senato, però, si è scaldato sul tema: la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, aveva rifiutato di discutere di ' pettegolezzi giornalistici'.

La seconda carica dello Stato, lo dico con dispiacere anche personale, ha già dimostrato in diverse situazioni sensibili di non essere terza ma di fare il 12 giocatore in campo. Definire pettegolezzi giornalistici i file audio pubblicati dal sito americano Buzzfeed, è sinonimo di una certa avventata spregiudicatezza. Spero che la presidente Casellati possa recuperare la sua indipendenza di giudizio.

Cosa pensate possa uscire da questa commissione? I 5 Stelle hanno chiesto che riguardi tutti i partiti.

Io parto dalla nostra richiesta e parto da un profondo convincimento garantista. La commissione è lo strumento che offriamo alla Lega per chiarire in tutti i suoi molteplici aspetti la vicenda della trattativa con la Russia. Certo in queste ore crescono i dubbi. I miei colleghi Malpezzi e Parrini hanno denunciato un passaggio del decreto Crescita, fortemente voluto dai parlamentari del Carroccio, in cui è stato riammesso il finanziamento proveniente da persone fisiche residenti all'estero verso fondazioni ed associazioni italiane. Le ripeto serve la commissione di inchiesta, e serve una informativa esaustiva del presidente del Consiglio Conte in aula.

Qualche potenziale affinità con la stagione di Tangentopoli?

Quando sento Salvini scaricare Savoini, che è stato suo portavoce e che lo accompagna in tutte le visite ufficiali in Russia o è al suo tavolo alla recente cena al Quirinale in onore di Putin, mi torna in mente Craxi quando definì Mario Chiesa un mariuolo.

La Lega ostenta tranquillità, lei che idea si è fatto dei rapporti tra il Carroccio e la Russia?

E' un tema ricorrente da diversi anni e riguarda tanti aspetti. Intanto c'è una perfetta coincidenza di vedute. Da quando Salvini è al governo, la politica estera italiana è profondamente cambiata. In tutte le ultime decisioni strategiche, siamo sempre stati allineati alle ambizioni della Russia, basti ricordarsi l'emblematico passaggio sul Venezuela. Putin è diventato il principale riferimento di chi in Europa vuole abbattere le democrazie liberali, lo ha detto in modo esplicito il leader russo pochi giorni fa al Financial Times. Le voci su uno stretto rapporto commerciale con il partito di Salvini sono cominciate a girare con sempre più insistenza a cavallo della campagna elettorale del 2018. Anche la celeberrima Bestia di Luca Morisi conta parecchi amici in Russia.

Crede che possa incrinare i rapporti tra alleati di governo, magari sul fronte dei 5 Stelle che da sempre tracciano la loro linea Maginot sulla giustizia?

Per il M5S c'è un principio cardine: battibecchi tra alleati sono all'ordine del giorno, ma al momento giusto l'alleanza trova sempre nuovi motivi per rinsaldarsi. Di Maio ha un imperadito condiviso con i suoi: non perdere le poltrone. Quando mai potrà ricapitare al vicepremier si avere un partito che raggiunge il 32% ed ha occupato tutte le cariche possibili?

Intanto, però, a languire è l'attività politica. Autonomie, sicurezza, taglio dei parlamentari: su che cosa e quanto si lavora a palazzo?

In Aula arriva poco e nulla, ed i provvedimenti che varcano la soglia sono frutto di veri e propri pasticci e rimaneggiamenti. La preoccupazione per la prossima legge di bilancio è palpabile. Con il Pil congelato, la crescita bloccata, tutti i principali indicatori economici negativi, gli occhi puntati della Commissione Europea, questa volta sarà più difficile tirare fuori un altro coniglio dal cilindro