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GIORGIO SPANGHER PROFESSORE
Professor Giorgio Spangher, secondo lei la campagna referendaria sulla separazione delle carriere sarà caratterizzata da un dibattito sul merito o si andrà oltre?
È difficile che una campagna referendaria non vada oltre il merito, peraltro la materia è molto tecnica. Il problema è che si deve vendere un prodotto ai cittadini. E non a caso entrambi gli schieramenti, in primis Anm e Ucpi, si stanno avvalendo di comunicatori professionisti per cercare i giusti messaggi e slogan. “Voi pensate veramente che la riforma della separazione migliori la giustizia?” “Avete paura che i magistrati saranno condizionati dall’Esecutivo?”. Ci saranno profili sui quali si cercherà di emozionare gli elettori: pensiamo solo alla diffusione della serie tv su Enzo Tortora. Ognuno farà al meglio la sua parte.
Ma la premier lo vince questo referendum?
Bisogna vedere cosa succede fino all’ultimo momento. Ricordate il movimento delle Sardine? Non si può mai dire cosa accadrà tra qualche mese. Ci sono alcuni che pensano assolutamente di vincere e poi si trovano di fronte a un evento non previsto e non prevedibile. Pensi pure a quali potrebbero essere le ricadute per esempio di un problema come quello di Gaza. Se non si arriva davvero alla pace e proseguono le contestazioni al Governo, ciò potrebbe costituire un inciampo per la Meloni. Io ho colto un certo nervosismo della premier negli ultimi giorni: è stato un errore politico parlare di “week end lungo” in riferimento al recentissimo sciopero. Credo che lei sia molto preoccupata per questo elemento di novità che potrebbe essere canalizzato, o quantomeno mettere in discussione la sua leadership. Non nel senso assoluto, però può pregiudicarla sotto certi profili.
Parlando da Vespa la Meloni è parsa voler sganciare il suo futuro politico dall’esito del referendum. Che ne pensa?
Credo che non voglia personalizzare il referendum. Noi abbiamo innanzitutto un governo di coalizione e poi la riforma della separazione delle carriere è una battaglia soprattutto di Forza Italia: quindi che lei se la possa intestare tutta da sola mi pare non vero. Si può intestare il premierato, ma non certamente la separazione delle carriere. In generale poi occorre sempre prudenza.
Perché?
Penso a Salvini che era convinto che gli italiani gli dessero i pieni poteri. Non è stato così. Non è detto che questo Paese sia disposto a riconoscere una primazia di una sola persona. Ma penso anche a Renzi, pure a Berlusconi in qualche modo, anche se ognuno ha avuto delle storie diverse, delle vicende particolari. Così come a sinistra. Insomma, non credo che il Paese sia disponibile ad accettare un uomo solo o una donna sola che comanda.
Nelle ultime settimane diversi ministri, tra cui Musumeci, Zangrillo, Piantedosi, lo stesso Nordio, hanno fatto risonare pesanti critiche ai magistrati. Secondo lei sono attacchi fuoriluogo o è fisiologico in questo momento usare questo tipo di linguaggio?
È sempre difficile capire a quale situazione si riferiscano. Qualcuno cerca visibilità anche.
Ma Musumeci ha additato le toghe come dei “killer”!
I siciliani avranno i loro problemi interni, io non credo che ci sia una linea, una specie di input lanciato dai partiti politici. Ognuno poi si esprime secondo situazioni che conosce. Non la vedo come qualcosa di ordinato nei confronti della magistratura. Che le critiche nei confronti della magistratura ci siano, questo è fuori discussione. Però ad esempio questo non è avvenuto nei casi di Ricci e Occhiuto. Il primo ha perso e l’altro ha vinto senza dare responsabilità alla magistratura.
Secondo lei i toni sono troppo alti o sono accettabili questo tipo di critiche, al di là del perché lo si facciano?
Credo che talvolta sia esagerato, e non è detto neanche che giovi esprimersi in certi termini. Ti può portare ad avere uno spazio sul giornale, ti può servire per far vedere che esisti, però non credo che possa rappresentare una linea sulla quale si possa impostare il discorso. Il dibattito si può impostare sulla verità.
E quale sarebbe?
Bisogna puntare su quegli argomenti sui quali l'opinione pubblica ha già manifestato la sensibilità. Allora, individuare temi nuovi è più difficile perché bisogna convincere, bisogna portare la gente dalla tua parte. Invece il tema della lottizzazione del Csm legato al caso Palamara appare già vincente e conosciuto ai più.
Lei è stato un membro laico del CSM: secondo lei in questi anni il modus operandi del CSM è cambiato, migliorato o peggiorato?
Io non credo che sia cambiato. Vige sempre il sistema della distribuzione dei posti, della logica correntizia e clientelare.
Con il sorteggio si può cambiare qualcosa?
Vedremo quando ci saranno le norme attuative. Ricordo che nella prima elezione del Consiglio Superiore tutti i magistrati erano di Magistratura Indipendente. Quando si è scoperto che naturalmente la logica clientelare poteva giovare, il discorso di MI si è frantumato e quindi a quel punto le correnti si sono articolate. Oggi c’è per esempio il congresso di AreaDg a Genova: nulla di strano ma dimostra come le correnti siano strutturate e naturalmente la strutturazione implica anche la raccolta del consenso. Non è che fanno i congressi solo per vedere com'è bella Genova.
Come giudica il fatto che l'ANM abbia costituito un proprio comitato in difesa della Costituzione e per il ‘ No’?
È normale che si facciano i comitati, non ci vedo nulla di strano. Ho letto di una polemica sui soldi da investire: ma se devi fare una battaglia la devi fare bene e fino in fondo.
Secondo lei l'ANM non può però essere accusata di eccessiva politicizzazione avendo fatto questo comitato che poi porta gli stessi argomenti del Partito Democratico?
Se devi vincere devi vincere: evidentemente cerchi le sponde, cerchi gli apporti, ho partecipato anche ad alcune discussioni degli avvocati del “sì” e del “no” e anche loro individuavano dei punti di riferimento ai quali collegarsi. Ognuno cerca i punti di riferimento politici, ideologici, culturali, per poter vincere la partita. Non giochi una partita referendaria per perderla, cerchi di giocarla per vincerla. Tra le varie cose c'è un problema invece di cui si parla poco e che vorrei sottolineare.
Prego.
La magistratura sottolinea i pericoli della vittoria del ‘ sì’, ma io vorrei sapere se qualcuno sottolinea i pericoli della vittoria del ‘ no’.
Quali sarebbero?
L’eventuale legittimazione politica della magistratura. La magistratura non potrebbe più essere accusata di politicizzazione perché i cittadini deciderebbero di trasformarla in un soggetto politico. Se sei legittimato dal popolo, allora le decisioni che tu prendi in quanto legittimato dal popolo hanno una valenza superiore rispetto alla mera subordinazione alle leggi. E questo sarebbe pericoloso. E bisogna evitarlo.
Secondo lei all’interno del Pd verranno fuori quelli che sono a favore della separazione delle carriere?
Prevarrà la fedeltà al Partito per non indebolire lo schieramento.
Un'ultima domanda: secondo lei esiste un complotto della magistratura contro il governo?
Non credo ci sia una strategia di persone che si radunano da qualche parte e decidano la mattina di complottare contro la maggioranza. Però se capita una situazione nella quale il fatto può determinare un'incriminazione, perché no? Poi magari le vicende processuali porteranno tutto in un'altra direzione.