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IVAN SCALFAROTTO ITALIA VIVA
Senatore Scalfarotto, come commenta quanto sta avvenendo tra Israele e Iran?
È evidente che quando si arriva a una guerra aperta c’è grande preoccupazione perché l’escalation militare è sempre foriera di lutti e danni materiali ingentissimi per le popolazioni e i paesi colpiti. Dopodiché penso sia importante fare una distinzione tra Israele e Iran. Non ci dobbiamo dimenticare mai che ci troviamo di fronte a un Paese governato da una dittatura odiosa e violenta, che ha represso la sua popolazione privandola di tutte le libertà democratiche e che ha armato il terrorismo in questi anni.
Considera dunque l’Iran alla stregua di uno stato canaglia?
Teheran ha come programma costituzionale la distruzione di Israele. È un Paese che è stato molto vicino a dotarsi della bomba atomica in spregio a quelli che erano gli accordi internazionali. Dall’altra parte abbiamo una democrazia come quella israeliana, un Paese che ha il diritto e il dovere di esistere e che nonostante sia governato da un esecutivo per il quale non ho particolare simpatia, ha tutto il diritto di difendersi dal rischio di essere spazzato via dalla bomba atomica.
Di fronte a tutto ciò come pensa stia reagendo il governo italiano?
Diciamo che un governo complessivamente molto inefficace trova nella politica estera uno dei suoi punti di maggiore debolezza. La premier ha perso la grande occasione di essere parte di quel gruppo di paesi che stanno costruendo una nuova identità europea in questa fase particolare, che è quella di un mondo improvvisamente in fiamme. La Difesa è diventata un settore essenziale, in primis per il disimpegno americano rispetto ai suoi alleati storici, così come l’Energia. Ma Meloni ha preferito rimanere fuori.
Eppure in questi giorni in Canada la premier è a stretto contatto con i grandi del mondo, compresi i leader delle più importanti cancellerie europee…
Io guardo ai fatti. L’assenza di Meloni a Kyiv quando tutti i “volenterosi” erano lì è dimostrativa. Da una parte la premier vuole rappresentare l’alleato preferito del presidente Trump, il quale però non sembra privilegiare in modo particolare il rapporto con Meloni. Ma dall’altra così facendo si è staccata dalle maggiori cancellerie europee alle quali aggiungo la Polonia di Tusk e questo la espone a un conflitto d’interesse tra il suo essere europea e la sua vicinanza a Trump: il Presidente che doveva risolvere tutte le guerre in 48 ore e che invece ci consegna un mondo in fiamme. C’è poi il ministro Tajani che si lancia in dichiarazioni imbarazzanti, come quando ha detto che non ci sarebbe stato un attacco imminente israeliano poche ore prima dell’attacco stesso. Ha dimostrato scarsa cautela e ha esposto l’Italia a una figura non edificante.
Anche tra le opposizioni la situazione non è migliore, con punti diversi ben diverso tra la sua Iv e il M5S, ad esempio. Come se ne esce?
L’equiparazione che si fa da alcune voci del centrosinistra per cui come c’è un aggredito e un aggressore in Ucraina così Israele sarebbe da equiparare alla Russia perché ha attaccato l’Iran non ha senso, perché l’Ucraina era un paese pacifico che di certo non voleva distruggere la Russia con l’atomica. Quella israeliana è invece legittima difesa rispetto alla minaccia atomica iraniana. Dopodiché ci sono certo differenze in politica estera che sono però trasversali sia nella maggioranza che nell’opposizione. La differenza è che loro hanno il compito di governare, mentre le opposizioni - almeno per il momento non sono tenute a giungere a una sintesi. Si capisce che ogni partito si esprima in questa fase nella massima libertà.
Prima o poi però dovrete farlo, se vorrete governare: la preoccupano le posizioni di Conte e di Avs sui vari scenari internazionali?
È un problema che come dicevo ha anche la maggioranza, ma certamente su questi temi ci sono differenze molto nette. Per noi la condanna dei crimini di guerra di Netanyahu e il richiamo a una proporzionalità tra le esigenze di difesa e il massacro che si sta consumando a Gaza è molto chiara. L’orizzonte è quello di due popoli per due Stati che convivano riconoscendosi a vicenda. Ma siamo anche molto preoccupati per l’antisemitismo montante, nel momento in cui la critica legittima al governo Netanyahu diventa demonizzazione e odio verso Israele.
Si riferisce a Conte e al suo M5S?
La richiesta di Conte di dissociazione agli ebrei italiani rispetto al governo Netanyahu è stata una vera e propria forma di antisemitismo secondo la definizione dell’IHRA. In prospettiva dovremo certamente trovare punti di accordo a partire dalla necessità di un cessate il fuoco a Gaza e che arrivino gli aiuti alle popolazioni. Ma per noi alcuni punti devono essere chiari: nessuna pace è possibile, ad esempio, finché Hamas non sarà smantellata e messa in condizione di non nuocere.