In merito alla presenza degli asset russi in Belgio e in altri Paesi Ue, l’Europa sarà chiamata a scelte decisive e non deve offrire il fianco a Mosca per essere attaccata. Su questo fronte si giocherà una delicata partita politica e giudiziaria. La professoressa Marina Castellaneta, ordinario di Diritto internazionale nell’Università di Bari “Aldo Moro”, sottolinea l’obbligo dell’Ue di rispettare le norme sull’immuni tà dall’esecuzione di beni che servono per l’esercizio di poteri sovrani degli Stati.

Professoressa Castellaneta, si discute molto sui 185 miliardi riguardanti gli asset russi. L’Europa può utilizzarli per la ricostruzione in Ucraina?

A mio avviso la scelta in questa direzione presenta molti profili di illegittimità rispetto al diritto internazionale e allo stesso diritto Ue. È evidente che l’Unio ne europea sottovaluta l’obbligo fissato dal diritto internazionale generale di garantire l’immunità dall’esecuzione di beni che servono per l’esercizio di poteri sovrani degli Stati. L’immobilizzazione a tempo indeterminato degli asset e l’utilizzo degli interessi generati dai beni russi vanno qualificati correttamente. I beni di cui si parla, anche laddove si tratti solo di interessi sui beni russi, almeno in via generale, rientrano tra i beni sovrani di uno Stato e sono così coperti dall’immunità dall’esecuzione.

Oltre al diritto internazionale generale, basti considerare che l’articolo 21 della Convenzione delle Nazioni Unite sull’immunità giurisdizionale degli Stati e dei loro beni del 2004, non ancora in vigore, ma in larga parte espressione del diritto consuetudinario, stabilisce che i beni statali che rientrano in alcune categorie, tra i quali i beni delle banche centrali o di altre autorità monetarie, si presume siano beni utilizzati o destinati a essere utilizzati dallo Stato per fini non commerciali.

Sono beni che servono per attività iure imperii ed è evidente che interventi su tali beni come l’immobilizzazione impediscono allo Stato l’esercizio di poteri sovrani collegati all’impiego di quei beni. Analogo discorso, a mio avviso, vale per la liquidità dovuta agli interessi maturati sui beni congelati che, ad esempio, si trovano in istituti come Euroclear.

La Russia potrebbe paradossalmente invocare una violazione del diritto internazionale in caso di utilizzo dei suoi asset per un prestito di riparazione in favore dell’Ucraina che avrebbe le sembianze di una confisca?

La Russia, sin dall’inizio, ha sostenuto di non aver violato il diritto internazionale cercando un appiglio per giustificare la sua aggressione che, al di là delle fantasiose giustificazioni, è un crimine di diritto internazionale. In questo caso, se a seguito dell’immobilizzazione a tempo indeterminato dei beni della banca centrale e dell’utilizzo degli interessi generati Mosca sostenesse che il diritto internazionale è stato violato, avrebbe dalla sua, come detto, sia la regola dell’immunità e sia lo stesso Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

Ho dubbi che la Commissione sia nel giusto quando invoca l’articolo 122 in base al quale il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere, “in uno spirito di solidarietà tra Stati membri”, di adottare misure adeguate in una particolare situazione economica. La votazione in questo caso sarebbe a maggioranza qualificata e soprattutto l’atto Ue sarebbe adottato al di fuori del quadro della politica estera e di sicurezza, come è stato finora per le misure restrittive, aggirando così il rischio del veto di alcuni Paesi come l’Ungheria. In ogni caso, non mi convince neanche quanto sostenuto nella relazione che accompagna la proposta di regolamento Ue in base alla quale si afferma che le liquidità derivanti dai beni congelati “non sono di proprietà della Banca centrale di Russia e non sono protette dall'immunità sovrana”.

Il piano degli Stati Uniti per il cessate il fuoco in Ucraina prevede anche una “piena amnistia” per le azioni delle parti impegnate nel conflitto, con l’impegno “a non avanzare alcuna richiesta o a prendere in considerazione alcuna lamentela in futuro”. Il diritto internazionale diventa un ornamento?

I trattati di pace, e mi pare che, però, quello di Trump sia più simile a un trattato con resa incondizionata della vittima aggredita, sono espressione della volontà degli Stati e non c’è dubbio che lo Stato vinto, malgrado sia la vittima, subisca il predominio dello Stato vincitore. Questo malgrado l’intera comunità internazionale abbia l’obbligo di non riconoscere le acquisizioni territoriali ottenute dall’aggressore, la Russia, effettuate a seguito dell’aggressione, della quale ne risponde non solo lo Stato, ma anche i leader che hanno scatenato la guerra. In base al diritto internazionale la Russia ha l’obbligo di riparare i danni e i leader che hanno commesso crimini in Ucraina dovrebbero essere processati dalla Corte penale internazionale.

Il Tribunale di Mosca ha condannato il procuratore e alcuni giudici della Corte penale internazionale, compreso il nostro connazionale Rosario Aitala. Una ritorsione di Mosca nei confronti dell’Aia? La sentenza russa può essere eseguita?

È un atto illegittimo, contrario al diritto internazionale, un ulteriore attacco alle regole alle quali Mosca non vuole sottostare. In pratica, si tratta di una sanzione e di un atto ostile contro la Corte penale internazionale per il solo fatto che la Pre- Trial Chamber, il 22 febbraio 2023, ha emesso il mandato di arresto nei confronti del Presidente russo Vladimir Putin e di Maria Belova, commissario per i diritti dei bambini in Russia, accusati di crimini contro l’umanità. La pronuncia del Tribunale di Mosca è, quindi, solo una reazione illegittima da parte della Russia, rivolta contro il Procuratore e anche contro il vicepresidente della Corte, Rosario Salvatore Aitala, che presiedeva la Pre-Trial Chamber che ha firmato il mandato di arresto, e altri otto magistrati.

La Corte opera nel rispetto delle regole dell’equo processo e certo non si può dire la stessa cosa per Mosca. Riguardo all’esecu zione, escluderei che uno Stato possa dare esecuzione a una pronuncia che viola il diritto internazionale così platealmente, che ha natura puramente politica e che ha il solo fine di intimidire, non riuscendoci, peraltro, i giudici che agiscono per dare attuazione al diritto internazionale e punire gli autori di crimini tuttora in corso, inclusa la deportazione di bambini dall’Ucraina alla Russia. Non solo. Se la richiesta passasse attraverso Interpol quest’ultima si rifiuterebbe di procedere con un “red notice” rispetto a una condanna che è solo politica e palesemente illegittima.