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ALESSANDRA MORETTI POLITICO
Alessandra Moretti, eurodeputata dem, indagata dalla procura belga nel caso Qatargate. L’Eurocamera ha accolto la richiesta di revoca della sua immunità. Lei lo ha definito un voto politico. Ma come interpreta la scelta del M5S di votare come il centrodestra e sfaldare il campo largo?
Che si sarebbe trattato di un voto politico lo avevano chiarito gli esponenti di Fratelli d’Italia subito dopo il voto in Juri. E infatti, nonostante io avessi prodotto documenti che smentivano le circostanze che mi venivano attribuite, non si è entrati nel merito, ma si è fatto un ragionamento politico. Ciò a scapito dell’istituto dell’immunità parlamentare, che non protegge il singolo, non regala l’impunità, ma difende la libertà, l’indipendenza e l’autonomia del Parlamento. In Commissione Juri avevo evidenziato non soltanto che nel mio fascicolo c’erano delle circostanze false, ma che la magistratura stava invadendo il campo della politica andando a giudicare le mie scelte per rispondere ad un teorema secondo il quale il Parlamento europeo è, a prescindere, un luogo di corruzione. Per quanto riguarda la scelta del M5S, i colleghi sono stati con me molto solidali e mi hanno espresso sempre grande stima, grande vicinanza. Si sono anche battuti in Commissione Juri. Quindi non capisco il loro voto. Lo rispetto, perché il voto va sempre rispettato, ma faccio fatica a comprenderlo.
Tornando indietro di tre anni, con l’allora vicepresidente Eva Kaili il Parlamento fu meno coraggioso e perfino il suo gruppo all’epoca la “scaricò”. Cos’è successo nel frattempo?
Quello che è successo nel 2022 ha rappresentato uno shock per tutto il gruppo socialista, per il Pd e per tanti colleghi del Parlamento europeo, anche per la gravità dei fatti contestati. Erano giorni di caccia alle streghe, giorni terribili in cui incombeva il sospetto su chiunque. Il Parlamento in quella circostanza non ha avuto la forza e probabilmente nemmeno il coraggio di difendere le proprie prerogative e ha preferito consegnarsi all’autorità giudiziaria. Sbagliando. Le responsabilità vanno accertate e lo si fa nei processi, rispettando la magistratura. Però c’è un principio, che sta alla base dello Stato di diritto, che è la separazione dei poteri. Non si può invadere il campo dell’altro e deve esserci grande rispetto reciproco. Oggi le cose sono diverse: c’è stato un approfondimento maggiore e ciò ha consentito di assumere un atteggiamento più tutelante. Tant’è che sia io sia Elisabetta Gualmini (la cui immunità è stata invece confermata, ndr) ci siamo autosospese per non mettere in imbarazzo il gruppo dei Socialisti, che però ci ha reintegrate subito dopo l’analisi del file, ritenendo che non ci fossero elementi consistenti. Oggi il gruppo fa quadrato intorno a me perché sa che sono vittima di un’ingiustizia e che sono innocente, quindi vuole che io continui a lavorare. L’atteggiamento è radicalmente cambiato.
Quali sono i fatti che le vengono contestati e che sono invece smentiti dalle sue ricostruzioni?
Mi viene contestato di essere andata svariate volte in Marocco invitata da persone che fungevano da corruttori. Ho dimostrato con i miei passaporti che io in Marocco non ci ho mai messo piede in vita mia. È di una gravità inaudita imputarmi viaggi che non ho mai fatto. Mi viene poi contestato di aver ricevuto e di essere andata a vedere i Mondiali di calcio in Qatar con biglietti omaggio. Non solo non ho ricevuto i biglietti e non sono andata, ma avevo anche detto chiaramente che mi sarei pagata il viaggio qualora fossi andata. Mi vengono contestati poi due viaggi in Qatar, come se fossero viaggi di piacere. In realtà, entrambe le volte sono stata in missioni ufficiali del Parlamento. La prima volta come relatrice per un convegno patrocinato dal Parlamento e dalle Nazioni Unite, rispettando pienamente il codice di condotta. La seconda volta, in missione ufficiale con l’intero gruppo sportivo in occasione dei Mondiali, ma anche per visitare i campi profughi delle donne afghane. Quello che emerge è una rappresentazione distorta delle missioni parlamentari, che però sono parte essenziale del nostro lavoro: io stessa sono stata più volte lungo la rotta balcanica per verificare le condizioni dei migranti e i respingimenti illegali. Senza queste missioni non potremmo comprendere la realtà delle persone più fragili e faremmo male il nostro lavoro. Lo stesso vale per il confronto con i portatori di interesse e con i lobbisti: è un dovere istituzionale, non una colpa. Dipingere il Parlamento come un covo di corrotti e di lobbisti corruttori è una rappresentazione falsa e profondamente dannosa, non solo per le istituzioni europee, ma per il ruolo che svolgiamo.
Riguardo alle risoluzioni, si ha l’impressione che anche le semplici opinioni vengano interpretate come un asservimento.
Assolutamente. Se si legge bene la risoluzione sul Qatar, sulla quale peraltro ho votato in linea con il mio gruppo politico, si vedrà che conteneva critiche molto aspre, ma allo stesso tempo riconosceva i passi in avanti compiuti su alcuni aspetti. Io rivendico questo approccio: perché dovrei dire che in Qatar andava tutto male quando invece venivano registrati degli elementi di progresso, peraltro segnalati da organismi internazionali e dall’alto rappresentante Josep Borrell?
Il Dubbio aveva svelato un dossieraggio sui vostri voti, con la polizia belga presente in borghese durante le sedute di Commissione. Ritiene che la democrazia europea sia in pericolo?
Penso che oggi l’Europa sia sotto attacco. La democrazia europea, che è una delle più forti al mondo, è sotto attacco. Screditare il Parlamento europeo fa il gioco di chi vuole indebolire l’Europa. Per questo dico che, dopo il voto, il Parlamento è più fragile di prima, perché si è aperto un vulnus, un precedente grave: sulle questioni legate all’immunità, la valutazione sarà in base alla politica e non in base al merito. Questo è molto grave ed è gravissimo che i parlamentari vengano spiati, pedinati o ascoltati in maniera impropria nel corso della loro attività.
È strano che le persone coinvolte in queste inchieste siano tutte di sinistra e prevalentemente italiane. Lei stava per diventare presidente della Commissione per l’ambiente, cosa che la rendeva più appetibile come bersaglio. Crede ci sia uno schema dietro?
Lascio a voi i giudizi.
Teme ancora l’eventualità di un arresto?
Guardando a quello che oggi sta emergendo sull’inchiesta, posso solo pensare che su alcune misure cautelari si sia ecceduto. Non credo, per esempio, che fermare un ex Alto Rappresentante come Federica Mogherini sia una misura equilibrata. Credo sia giusto fare chiarezza e accertamenti in maniera veloce. Io sono a disposizione dei magistrati: già a marzo, quando mi è arrivata la richiesta di revoca, ho chiesto di essere ascoltata, e l’ho ribadito


