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MICHELE PASSIONE AVVOCATO
Mimmo Passione, lei è un avvocato di sinistra. Ma vota Sì ad una riforma della destra?
Non c’è alcuna contraddizione tra l’essere di sinistra e la riforma che ora è al vaglio referendario, la cui genesi non appartiene alla destra ma è, invece, il naturale compimento costituzionale dell’art.111. Ho sempre pensato che costituisca un corretto metodo interpretativo misurarsi con il testo più che con l’intenzione del legislatore, che ognuno può euristicamente (e strumentalmente) valutare come vuole, trascurando la lettera della legge. Così è stato in materia di giustizia riparativa, così è oggi con la riforma costituzionale.
Cosa pensa quando sente Meloni, Nordio, Mantovano dire che questa riforma serve a “ricondurre” la magistratura e che oggi è utile alla destra, domani lo sarà alla sinistra?
Tutto il male possibile; leggere anche i commenti alla liberazione dell’Imam di Torino restituisce l’idea della separazione dei poteri che alcuni giornali filo governativi hanno, di tipo cileno (“il Governo arresta, il giudice libera”). La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, e con la modifica dell’art. 104 si specifica che ciò varrà anche per quella requirente. Non vi è alcuna utilità per la politica, ma per le persone, che potranno contare sulla garanzia di una rafforzata terzietà del giudice e del processo quale luogo costituzionalmente preordinato a valutare eventuali responsabilità penali.
Secondo lei grazie alla riforma ci saranno meno ingiuste detenzioni e più assoluzioni?
Non prevedo il futuro, e certamente i cambiamenti non avverranno dall’oggi al domani; la riforma tende a garantire che le parti processuali si confrontino dinanzi ad un giudice terzo e a favorire una cultura della prova, e “non la mancata dispersione dei mezzi di prova”, e questo vale per l’esito processuale e prima ancora per la limitazione della libertà personale. Certo, mi pare che il punto di frizione maggiore oggi si avverta nella fase delle indagini preliminari, laddove il vaglio del giudice alle richieste del pm spesso si esercita (non solo per ragioni di urgenza) in maniera poco sorvegliata
Dalla sua lunga esperienza di avvocato d’aula, da cosa ha evinto che il giudice è succube del pm?
Non ho mai pensato che il giudice sia succube del pm, altrimenti farei un altro mestiere, ma che in quanto partecipe della stessa tensione e preoccupazione (la “ricerca della verità”) finisca spesso, a volte senza neanche accorgersene, col piegare il processo e il suo ruolo a funzioni che gli sono estranei. Viene a mente il pensiero di Jacques Derrida, le sue riflessioni sulla relazione complessa tra diritto e giustizia, alla quale il primo, legato alla forza e all’autorità (Gewalt), guarda come ideale, un’esigenza infinita, senza raggiungerla. Del resto, lo stesso Piero Calamandrei affermava che “c’è una parte della nostra Costituzione che è una polemica contro il presente”, non solo contro il passato regime, e così potremmo dire oggi rispetto all’art.111. Più prosaicamente, io penso che vi sia giustizia dove le regole si osservano, certo interpretandole, e non dove si va in cerca del giusto a dispetto dei santi, per chi ci crede.
Secondo il professor Gialuz «con meno presidi a tutela dell’indipendenza finirà per affievolirsi anche la terzietà del singolo giudice», compreso quello civile.
Non sono d’accordo col mio amico Mitja Gialuz, e lui lo sa, perché non rinvengo nella riforma alcun attacco all’indipendenza dei magistrati, anzi. Quanto ai giudici civili, il cui ruolo essenziale nel riconoscimento dei diritti in società complesse è ovvio, non mi pare che abbiano storicamente trovato grande riconoscimento istituzionale da parte dei loro stessi colleghi, soprattutto all’interno del CSM.
Non teme anche lei la nascita della cosiddetta Prokuratura?
Di nuovo non capisco; da un lato si lamenta il rischio di un controllo della politica sui pm, malgrado il testo del riformato art.104 Cost, e dall’altro si agita lo spettro di una Prokuratura. Le due cose mi paiono in aperta contraddizione. Ho trovato molto allarmante quanto ho ascoltato in questo periodo di campagna referendaria da parte di diversi autorevoli magistrati, che hanno lamentato (secondo me spesso strumentalmente) questo rischio, come se il pm (lo stesso che spesso assecondano per ogni richiesta) fosse un pericolo per la democrazia.
Lei è un iscritto all’Ucpi. È tra quelli da sempre favorevoli al sorteggio o anche lei ha cambiato idea ultimamente?
L’idea del sorteggio non mi è mai piaciuta, e non era la proposta UCPI, ma il CSM è organo di rilievo costituzionale, non di rappresentanza politica. Ho sentito dire che farne parte è diverso dall’essere un ottimo magistrato, e penso sia così; dunque non sono d’accordo con chi sostiene che se presiedi, ad esempio, un Collegio in Assise puoi tranquillamente essere un consigliere del CSM, ma per contro non riesco a comprendere come il voto, invece del sorteggio, possa orientare meglio la scelta. Il mestiere è diverso. Altro è ovviamente il prezioso contributo di elaborazione culturale che hanno svolto le correnti, che ha favorito la crescita della magistratura e della società, ma questo non ha nulla a che fare con la logica spartitoria alla quale si è assistito e ancora si assiste, che nuoce in primo luogo alla stessa autorevolezza di chi la giustizia amministra.
Sarebbe d’accordo a sorteggiare i membri dei Coa e della Camere Penali?
Certamente non quelli delle Camere Penali, il cui ruolo di rappresentanza politica dell’avvocatura penalista è noto e riconosciuto da sempre.
La soluzione ai mali della giustizia non poteva ricercarsi ad esempio dando meno armi ai pm, quindi attraverso una seria politica di depenalizzazione o abolizione dei reati?
Non comprendo la relazione tra depenalizzazione o abolitio criminis (che non mi pare proprio in cima all’agenda dell’attuale decisore politico – non solo governativo) e il dare “meno armi ai PM”. I pm non sono armati, e non devono incutere timore a nessuno, solo che devono fare un lavoro diverso dal Giudice, perché diverso è il loro ruolo costituzionale. Nella Costituzione più bella del mondo, come a tanti piace dire oltraggiandola, c’è anche l’art.111, che anche la sinistra ha votato, ma che continua ad essere figlio di un Dio minore.


