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L’emergenza carceraria non può essere più ignorata dal governo. Per questo oggi c’è stata una riunione a Via Arenula in cui ministero della Giustizia, Dap e i ventisei presidenti dei tribunali di sorveglianza di tutta Italia si sono riuniti per fare il punto della situazione e valutare in un’ottica di collaborazione interistituzionale eventuali soluzioni per alleggerire la popolazione carceraria.
Secondo una nota del dicastero, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha accertato che 10.105 detenuti cosiddetti definitivi (6079 italiani, 4026 stranieri) – con pena residua sotto i 24 mesi, per reati diversi da quelli ostativi di cui all’articolo 4 bis della Legge di ordinamento penitenziario e che negli ultimi 12 mesi non hanno riportato sanzioni disciplinari gravi – sono potenzialmente fruitori di misure alternative alla detenzione in carcere.
Di conseguenza, al ministero della Giustizia è stata istituita una task force che ha già attivato interlocuzioni con la magistratura di sorveglianza e con i singoli istituti penitenziari per favorire la definizione delle posizioni. Il gruppo, insediato oggi, si riunirà con cadenza settimanale e trarrà le sue conclusioni entro settembre 2025. Quello che bisogna accertare, ad esempio, è se questi reclusi che potenzialmente potrebbero uscire dal carcere hanno presentato una domanda di “scarcerazione”, oppure se la stessa è ancora sulla scrivania dei magistrati di sorveglianza perché la pratica non è stata ancora esitata, o se hanno o meno un domicilio dove scontare la misura alternativa. Insomma occorre effettuare quella che potremmo definire una discovery della loro posizione e agire di conseguenza.
Al momento il sovraffollamento carcerario è intorno al 130 per cento e secondo il dossier di Ristretti Orizzonti quest’anno i suicidi negli istituti di pena sono stati 41, ai quali si aggiungono 33 decessi da accertare. L’ultimo oggi in ordine di tempo a Frosinone, dove è morto il giovane tossicodipendente di 30 anni che venerdì scorso aveva tentato di togliersi la vita. Se questi poco più che diecimila reclusi uscissero dal carcere, il problema dell’overcrowding sarebbe risolto.
Dunque qualcosa si muove, non si può più rimanere inermi davanti a quello che Rita Bernardini, presidente di Nessuno tocchi Caino, continua a chiamare «stato di illegalità delle nostre carceri». Tuttavia la posizione del guardasigilli Nordio è chiara: nessuna amnistia, nessun indulto, né tantomeno un via libera alla proposta di legge per la liberazione anticipata speciale proposta dal deputato di Italia viva, Roberto Giachetti.
Il ministro lo ha ribadito durante il question time al Senato della scorsa settimana: «Nel luglio 2006, con il governo Prodi, la popolazione detentiva era pari a 60.710 detenuti, più o meno quella di adesso; con l’indulto del 2006 fu rimesso in libertà il 36 per cento dei detenuti. Ebbene, già nel febbraio 2008, quindi un anno e mezzo dopo, le presenze detentive erano aumentate nuovamente a 51.195 e, nel luglio 2009, a 63.400. Quindi erano più di quelle che c’erano al momento dell’indulto. Tra l’altro è stata registrata una recidiva pari al 48 per cento, secondo dati ufficiali. Una liberazione lineare, non effettuata attraverso una valutazione caso per caso delle singole posizioni, non significa nulla».
Ora bisogna porsi alcune domande. La prima: quando ci saranno i primi frutti di questa iniziativa? La scelta di far sedere tutti intorno ad un tavolo è sicuramente meritoria e probabilmente risponde anche ai recenti richiami del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che aveva parlato di «grave e ormai insostenibile condizione di sovraffollamento» e «drammatico» numero dei suicidi ormai divenuti una «vera e propria emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porvi fine immediatamente».
Sicuramente appena i detenuti sapranno di questo incontro psicologicamente avranno una iniezione di positività rispetto al loro futuro. Tuttavia bisogna fare presto. La seconda domanda è: questo importante passo avanti del ministero della Giustizia potrebbe frenare eventuali iniziative parlamentari volte a deflazionare la popolazione carceraria? Come anticipato in questi giorni, non si escludeva, sotto la guida del presidente del Senato Ignazio La Russa, la possibilità di lavorare ad un testo di natura politica trasversale che potesse accogliere con opportuni correttivi la proposta di Giachetti. Adesso cosa accadrà? La strada parlamentare si fermerà per non incrociarsi con quella governativa?