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Il carcere di Regina Coeli a Roma
«Ma è giusto mandare nell’attuale inferno che stanno vivendo le nostre carceri un poveraccio che ha rubato due spazzolini e qualche bottiglia d’olio?»: a porsi la domanda è il penalista Vincenzo Comi che insieme alla collega Marina Colella assiste un cileno di 40 anni, G.G..
L’uomo era stato arrestato lo scorso 6 febbraio in flagranza di reato in quanto, insieme ad un’altra persona, in un supermercato di Ostia rubava due spazzolini elettrici del valore di 107,75 euro e otto bottiglie d’olio extravergine di oliva. Gli veniva applicata la misura cautelare dell’obbligo di firma presso la polizia giudiziaria. Il 5 maggio però il Tribunale di Roma aggravava la misura con l’obbligo di dimora nel Municipio X del Comune di Roma.
Tuttavia, una relazione dei Carabinieri aveva rilevato che G.G. per otto volte è arrivato in ritardo per la firma e quindici volte non si è proprio presentato, «senza fornire alcuna giustificazione». Allora il giudice, considerato questo quadro, e anche il fatto che il 18 giugno l’uomo è stato condannato ad un anno e quattro mesi in primo grado sempre per lo stesso furto di due spazzolini e otto bottiglie di olio di oliva, ha disposto l’aggravamento della misura con la custodia in carcere. «Risulta infatti che l’imputato non abbia una stabile dimora – si legge nel provvedimento del magistrato – e in ogni caso non potrebbe farsi affidamento sulla sua capacità di rispettare spontaneamente la prescrizione di non allontanarsi dal domicilio, visto il comportamento sino ad ora tenuto».
Commenta al Dubbio l’avvocato Comi: «Il giudice non aveva l’obbligo di aggravare la misura con il carcere. Poteva prevedere l’obbligo di firma più volte al giorno ad esempio. Ma sbattere un uomo in galera a luglio in una situazione di insostenibile sovraffollamento carcerario - denunciato pure dal Presidente della Repubblica Mattarella - è una misura cautelare del tutto sproporzionata, giustificata esclusivamente dall’assenza di un domicilio. Gli ultimi saranno sempre più ultimi e colpevoli non solo per i fatti commessi, ma anche per l’assenza nel nostro Stato di un sistema dell’esecuzione della pena in linea con i principi costituzionali. Oltre a non avere reale funzione rieducativa, l’applicazione della misura cautelare nei confronti di soggetti che hanno commesso reati minori non ottempera nemmeno alla funzione rieducativa della pena; al contrario contribuisce ad aggravare il già drammatico problema del sovraffollamento carcerario».
Conclude l’avvocato Colella: «Il carcere così non offre alcuna tutela né per il giovane imputato –privo di qualsiasi progetto rieducativo – né per la collettività, che non trae alcun beneficio da una pena detentiva priva di reale funzione rieducativa; il sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani rende impossibile garantire condizioni dignitose e percorsi di reinserimento efficaci soprattutto in situazioni come questa. Le misure alternative quali i lavori di pubblica utilità e l’affidamento ai servizi sociali dovrebbero essere attuate e sviluppate proprio nei confronti degli autori di reati minori». Il legale ci spiega quali iniziative possono essere messe in atto per tentare di tirar fuori il suo assistito che da una settimana si trova nel carcere di Regina Coeli: «proveremo a trovare un domicilio al giovane per poi chiedere gli arresti domiciliari anche se tra qualche giorno inizierà il periodo feriale degli uffici giudiziari e sarà ancora più complicato ottenere la sostituzione della misura in assenza del giudice titolare».