La bellissima cornice del Teatro Bellini di Catania ha ospitato ieri la prima giornata del XX congresso ordinario dell’Unione Camere penali, che si concluderà domani. Oggi interverrà in videcollegamento il guardasigilli Carlo Nordio. Nonostante lo sciopero dei voli, moltissimi gli avvocati arrivati nel capoluogo siciliano per ritrovarsi tutti insieme l’ultima volta prima del referendum sulla separazione delle carriere, tema obbligatorio e centrale dell’assise.

Tra i primi a intervenire, il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli per il quale «l’avvocatura deve rivendicare la prerogativa di classe intellettuale, ed essere all’altezza del compito» e «non deve per altro verso perdere la propria identità e autonomia di pensiero, non credo lo stia facendo, allineandosi a una parte politica legittimamente portatrice dei progetti di riforma costituzionale».

Allo stesso modo, dice Pinelli, «la magistratura non deve perdere la propria radice costituzionale mescolandosi, sino a confondersi, con l’opposizione politica che legittimamente gioca il proprio ruolo, come fisiologico nelle democrazie. L’autonomia e l’indipendenza vanno difese e conquistate ogni giorno sul campo, con i comportamenti individuali e con le politiche associative», ha concluso il numero due di Palazzo Bachelet.

Dopo di lui, il presidente del Cnf Francesco Greco: «Dobbiamo convincere i cittadini che la riforma è assolutamente necessaria e indispensabile per l’attuazione del giusto processo. Oggi il processo italiano non è giusto, per la contiguità tra due parti, il giudice e l’accusa. E allora», è l’appello di Greco, «dobbiamo impegnarci affinché non si realizzi uno scontro politico tra maggioranza e minoranza in Parlamento: quella che affronteremo non è una battaglia politica ma un impegno di noi avvocati per la civiltà giuridica». E ha concluso: «Se fosse in pericolo l’autonomia e l’indipendenza della magistratura saremmo i primi a scendere in piazza con le toghe, ma non è così: l’articolato della legge non lo prevede affatto».

Nella “tana del lupo”, con umiltà e ironia è intervenuto il presidente dell’Anm Cesare Parodi che ha esordito: «Ho fatto un incubo stanotte: mi invitavano al convegno dell’Ucpi e dovevo fare un intervento per convincere gli avvocati penalisti e i politici presenti del fatto che Anm ha ragione! La mia era una missione impossibile. Ero disperato». Risate dalla platea. Ha proseguito nel suo racconto onirico: «A un certo punto, una voce dall’alto, profonda e inquietante, mi scuote… ‘ Ricorda… uno vale uno! Quell’uno può decidere della libertà personale, del patrimonio dei cittadini, come potrebbe non essere un buon consigliere del Csm?’ Già. Uno vale uno. Certo: ma l’Ucpi è stata fortunata perché ha estratto a sorte avvocati come il presidente Petrelli o il presidente Caiazza. O qualsiasi avvocato potrebbe essere comunque al loro posto, rappresentare alle stesso modo, con passione e intelligenza la maggioranza di tutti i penalisti?».

Molti applausi, poi, per il past president Ucpi Beniamino Migliucci: «Lei in commissione Affari costituzionali», dice rivolto proprio a Parodi, «ha dichiarato che con la separazione non si avrebbe più un pm che chiede archiviazioni. Le assicuro che noi abbiamo più fiducia in voi di quanta voi ne abbiate in voi stessi». La polemica non è finita qui: altri hanno fatto notare che tutti i capi degli uffici giudiziari locali avevano detto che sarebbero venuti e poi hanno disdetto.

Ha preso poi la parola il presidente del Senato Ignazio La Russa, e ha annunciato che «entro la prima settimana di novembre, al massimo, la riforma della separazione delle carriere arriverà nell’Aula di Palazzo Madama: mi prendo questo impegno». Ha terminato con un auspicio: che ci sia un «dibattito comprensibile per i cittadini e scevro da eccessi: è questo il mio invito. Toccherà agli italiani decidere, e mi aspetto che quanto deciderà il corpo elettorale sia accettato di buona grazia da tutti». Gli abbiamo poi chiesto un commento sulla situazione carceraria: La Russa ci ha detto che non si è trovata intesa tra i partiti sul provvedimento deflattivo della popolazione detenuta di cui si era discusso in questi mesi. Ha quindi precisato che «nella prossima Capigruppo dirò che ciascuno rimane libero di assumere, se lo ritiene, iniziative. Il mio rimane un auspicio: è tuttora necessario, e non lo era solo per il periodo estivo, che, nell’attesa che il governo possa completare i progetti per rendere il sovraffollamento nelle carceri qualcosa del passato, si faccia qualcosa nel presente».

Tra gli ospiti più attesi Goffredo Bettini, che da remoto ha detto: «Se la separazione delle carriere è un segnale verso la terzietà del giudizio, per me ben venga. E se c’è un modo per evitare che qualche tipo di sentenza sia al riparo da reciproche convenienze, da scambi di favori, da un clima politicamente intossicato, ben venga il superamento delle correnti di potere nella magistratura, affidandosi a altre vie per la costituzione del Csm». Sarebbe dovuta intervenire anche la responsabile Giustizia dem Debora Serracchiani, che ha declinato in extremis perché «colta da afonia», ha detto il moderatore Giovanni Valentini. In molti sono rimasti delusi per il mancato incontro- scontro con Bettini.

Presente anche Enrico Costa, il primo a depositare una pdl sulla separazione delle carriere che ricalcava quella dell’Ucpi: il deputato di FI ha voluto sottolineare che, nonostante ci si avvi a votare in quarta lettura la riforma, molti altri provvedimenti sono fermi anche per colpa di dissensi interni alla maggioranza: «La prescrizione è bloccata da Lega e da opposizioni, sulle intercettazioni stessa cosa: il 27 ottobre sarà in Aula la proposta Zanettin sul 254 ter ma non sono convinto che andrà in porto, perché anche nella maggioranza ci sono dubbi. Si parla tanto di abuso della custodia cautelare ma quando si affronta il tema i miei odg vengono bocciati. Faccio la proposta per diminuire i fuori ruolo che sono eccessivi a via Arenula e mi dicono no da destra a sinistra. Spesso la trasversalità va a scapito delle garanzie».

In collegamento ha preso la parola il viceministro Francesco Paolo Sisto: «Abbiamo la necessità di vincere il referendum: è una occasione imperdibile, non possiamo farcela sfuggire. Sono convinto che raggiungeremo il risultato, ma non sarà semplice. Dobbiamo impegnarci subito con i comitati per il sì», l’appello del numero due di via Arenula, che ha preso l’applauso quando ha accusato l’Anm di «aver partecipato alle audizioni private del Pd». E tra i dem, è intervenuto anche l’ex viceministro Enrico Morando: «Anch’io, come altri parlamentari e dirigenti della mia parte, non condivido la soluzione del sorteggio, che mi pare un cedimento nei confronti del populismo. Non è tuttavia ragionevole far derivare da questo giudizio critico una scelta di opposizione a tutta la riforma: nel 1999», ha ricordato Morando, «centrodestra e centrosinistra furono concordi nell’introdurre l’articolo 111» .