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MATTEO SALVINI MINISTRO
Per rappresentare la pubblica accusa nel giudizio in Cassazione nei confronti di Matteo Salvini, la procura generale, molto probabilmente, metterà in campo una “task force”. L’ufficio diretto dal pg Piero Gaeta, secondo fonti ben informate, pare infatti essere orientato a non lasciare solo il sostituto Luigi Giordano, il pm attualmente designato, affiancandogli, almeno nella fase di studio, altri colleghi, ad iniziare dal procuratore aggiunto Giulio Romano. In caso ciò avvenisse, sarebbe il segno della grande attenzione per questo processo, nonostante si tratti di un solo reato commesso da un solo imputato. L’udienza è in calendario per il prossimo 11 dicembre e tutto si giocherà sul rispetto o meno delle regole internazionali.
Per la procura di Palermo, la sentenza che lo scorso dicembre ha assolto Salvini dal reato di sequestro di persona ed omissione di atti d’ufficio nella vicenda “Open Arms” è sbagliata proprio in punto di diritto. Da qui del ricorso “per saltum”, scelto dal procuratore Maurizio De Lucia e dai pm Giorgia Righi e Marzia Sabella, senza passare per il giudizio di appello e con il limite di non poter presentare nuove prove.
Secondo i pm siciliani, il Tribunale ha correttamente ricostruito il fatto storico, interpretando però le norme in modo errato, anche alla luce di una pronuncia delle Sezioni unite della Cassazione per cui non si può negare lo sbarco ai migranti in difficoltà.
La vicenda riguarda il divieto imposto nell’estate del 2019 da Salvini, allora ministro dell’Interno nel governo gialloverde, alla ong spagnola Open Arms di sbarcare a Lampedusa 147 migranti che aveva salvato in mare. Dopo il salvataggio, l’equipaggio della imbarcazione aveva chiesto l’assegnazione di un porto sicuro all’Italia e a Malta, ricevendo come risposta il divieto di ingresso in acque italiane dall’allora titolare del Viminale. Il successivo 9 agosto, gli avvocati della ong fecero allora ricorso al Tribunale dei minori, chiedendo lo sbarco dei migranti non ancora maggiorenni e presentando al contempo la prima denuncia per sequestro di persona.
Il 12 agosto, il Tribunale di Palermo ordinò lo sbarco dei minori. Contro il reiterato no del Viminale, la ong fu quindi costretta a ricorre al Tar del Lazio, ottenendo la sospensiva al divieto di ingresso. Alla vigilia di Ferragosto, mentre il governo gialloverde cominciava ad andare in crisi, Open Arms presentò un esposto alla procura di Agrigento perché Salvini, a dispetto della decisione del giudice amministrativo, continuava a negare l’ingresso nelle acque italiane. Nel frattempo la situazione a bordo era diventata ingestibile: i migranti, in condizioni igienico- sanitarie precarie da 18 giorni, erano allo stremo. Alcuni, vedendo le coste italiane tentarono di raggiungere Lampedusa a nuoto gettandosi in mare.
Il 20 agosto, l’allora procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, decise dunque di salire sulla nave per accertare le condizioni fisiche e psichiche dei migranti. Vedendo una situazione “esplosiva”, sequestrò immediatamente l’imbarcazione e dispose lo sbarco dei migranti. A novembre del 2019, Salvini, finito all’opposizione, fu iscritto nel registro degli indagati per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio in concorso con il suo capo di gabinetto Matteo Piantedosi. Per competenza gli atti vennero trasmessi al Tribunale dei ministri di Palermo che formulò l’imputazione per Salvini, archiviando Piantedosi. Il primo febbraio del 2020, il collegio mandò tutto al Senato per l’autorizzazione a procedere. Palazzo Madama autorizzò e ad aprile del 2021 il gup Lorenzo Jannelli dispose dunque il rinvio a giudizio per Salvini. Il processo ebbe inizio il successivo mese di settembre.
Dopo un dibattimento durato tre anni, la procura chiese la condanna di Salvini a sei anni di carcere per «l’intenzionale e consapevole spregio delle regole e diniego consapevole e volontario verso la libertà personale di 147 persone». Per quanto riguarda invece il collegio giudicante, sarà presieduto da Maria Vessichelli, anch’essa toga di grande esperienza. Il padre, Raffaele, anch’egli magistrato, durante la seconda guerra mondiale venne insignito della medaglia di bronzo al valor miliare. All’indomani dell’ 8 settembre del 1943, da ufficiale dei carabinieri fronteggiò le truppe naziste del maggiore Walter Gericke a Monterotondo, alle porte di Roma. Fatto prigioniero venne deportato in un campo di concentramento vicino a Lublino, in Polonia, dove vi rimase imprigionato fino alla fine del conflitto.