La Corte di Cassazione ha messo fine a una lunga e complessa battaglia legale riconoscendo al figlio del colonnello Raffaele Acquafredda, ufficiale dell’Esercito Italiano, i benefici previdenziali spettanti in quanto orfano di una vittima del dovere. Il verdetto conferma la precedente sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila, riformando radicalmente l’orientamento iniziale che negava il diritto.

Il colonnello Acquafredda, originario dell’Aquila, aveva partecipato a missioni internazionali ad alto rischio, tra cui Sarajevo nel 1999 e il Kosovo nel 2000-2001. È morto il 1° ottobre 2012, a 50 anni, per un tumore al rene causato – secondo quanto ricostruito – dall’esposizione a uranio impoverito, amianto e polveri tossiche durante le operazioni.

In un primo momento, il Ministero della Difesa aveva riconosciuto il diritto ai benefici solo alla vedova e alla figlia, escludendo il figlio maggiore perché, dopo la morte del padre, aveva iniziato a lavorare. Ma la Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: non è il reddito a determinare il carico familiare, bensì la situazione al momento del decesso. All’epoca, il giovane era ancora uno studente universitario e aveva trovato lavoro solo in seguito, per necessità.

«Abbiamo ribaltato un rigetto che si basava su presupposti errati – ha dichiarato l’avvocato Ezio Bonanni, legale della famiglia e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto –. Questa sentenza crea un precedente importante per tutti gli orfani in condizioni analoghe».

Bonanni ha definito la vicenda «una battaglia titanica» contro la ferma opposizione del Ministero della Difesa, che aveva contestato ogni forma di riconoscimento. «Un orfano non può essere punito per aver cercato di sopravvivere con dignità dopo la perdita di un genitore. La giustizia oggi ha prevalso», ha aggiunto.

Il legale ha rivolto un appello al ministro della Difesa Guido Crosetto affinché si ponga fine alla «ostilità sistematica dell’Avvocatura dello Stato nei confronti degli orfani delle vittime del dovere».

Restano ancora aperti due procedimenti: un ricorso al TAR per il risarcimento dei danni subiti in vita dal colonnello Acquafredda e un’azione civile per i danni morali e materiali patiti dai familiari.