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Incidente Probatorio in Questura per il caso dell’omicidio di Chiara Poggi Garlasco - Milano, Italia - Martedì, 17 giugno 2025 (foto Stefano Porta / LaPresse) Evidentiary Incident at Police Headquarters for the murder case of Chiara Poggi Garlasco - Milan, Italy - Tuesday, 17 June 2025 (photo Stefano Porta / LaPresse)
Scriveva nel 2007 l’evoluzionista Richard Dawkins: «La scienza sostituisce i pregiudizi personali con prove verificabili pubblicamente». Questa è forse la sensazione di coloro che attendevano con trepidazione l’incidente probatorio dell’inchiesta su Garlasco bis. Quasi che, ancor prima di un possibile processo, dalla giornata potesse emergere già qualche verità che ci avrebbe condotto verso la risoluzione del caso, grazie sia all’analisi dei reperti di allora, rivisitati con le conoscenze di oggi, sia agli eventuali nuovi elementi acquisiti dalla procura di Pavia.
E invece l’ottimismo si è scontrato col dato di realtà. Innanzitutto perché occorreranno almeno altri novanta giorni prima che i periti delle parti concludano l’esame dei reperti su cui sarà possibile ancora lavorare. Infatti dovranno depositare l’elaborato finale entro il 17 settembre, che sarà discusso all’udienza del 24 ottobre. E inoltre mancherebbe l’intonaco grattato dalla parete delle scale vicino a dove, il 13 agosto 2007, è stato trovato il corpo senza vita di Chiara Poggi e sul quale era stata isolata l’impronta 33 ora attribuita allo stesso Sempio, sulla fotografia della quale per giorni la stampa ha speculato e condannato già il nuovo indagato come se fosse stata la prova regina.
La provetta contenente l’intonaco grattato non è stata trovata: probabilmente il materiale è andato esaurito per gli accertamenti irreperibili nelle inchieste che hanno portato alla condanna di Alberto Stasi. A ciò si aggiunge che negli scatoloni aperti oggi non ci sono le fascette para-adesive, ma impronte su fogli d’acetato, il che potrebbe rendere più complicati gli accertamenti. Insomma al momento nessun colpo di scena su impronte o altro, nessun cibo per gli affamati di condanne a mezzo stampa. Semplicemente si è aperto a Milano il maxi incidente probatorio deciso dalla gip Daniela Garlaschelli. Prima tappa di una lunga serie di accertamenti.
Decine e decine i giornalisti assiepati pronti ad attendere avvocati e consulenti della famiglia della vittima, dell’indagato nella nuova inchiesta della procura di Pavia, Andrea Sempio, e del condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, Alberto Stasi, che sono entrati prima delle undici nella questura del capoluogo lombardo. Lì, negli uffici del gabinetto regionale di Polizia scientifica, ha preso il via l’accertamento che molto probabilmente riprenderà domani.
Ma in cosa consisterà? In sintesi i legali, ma soprattutto i periti, dovranno valutare inizialmente la catena di custodia delle prove, poi si valuteranno tutti i reperti a disposizione e poi inizieranno le analisi su alcuni di essi, laddove possibile. Tra questi il materiale biologico trovato sulle unghie di Chiara. E dovranno lavorare anche su altro materiale repertato 18 anni fa nella villetta: un frammento del tappetino del bagno, le confezioni di tè, un vasetto di yogurt, cereali, biscotti e altri sacchetti.
Non era presente l’avvocato Angela Taccia, difensore di Andrea Sempio: «Ho ritenuto non necessaria la mia presenza oggi in quanto credo fermamente nelle capacità e nella professionalità del nostro consulente Garofano. Le operazioni tecniche relative agli accertamenti genetici competono ai periti e ai rispettivi consulenti di parte, i quali possiedono la dovuta formazione in materia. Credo fermamente che ognuno debba attenersi e limitarsi alle proprie competenze, altrimenti si rischia di creare ulteriore caos e ulteriore clamore mediatico».
«Mi sorprende molto leggere che siano già emersi elementi a carico di Sempio, mi chiedo come sia possibile visto che è ancora tutta un’attività da esplorare, quindi aspettiamo, vedremo e poi valuteremo. È una fase importante», ha dichiarato invece il legale della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni. Ha aggiunto un ex poliziotto consulente della famiglia Poggi, Dario Redaelli: «La famiglia Poggi è ricaduta nel baratro che ha già affrontato 18 anni fa. Ci aspettiamo questa volta una soluzione definitiva». Ottimismo moderato quello dell’avvocato di Alberto Stasi, Giada Bocellari: «Se facciamo le analisi è perché ci aspettiamo qualcosa, poi che ci sia effettivamente qualcosa è un altro discorso. Lo vedremo, sono passati anche 18 anni». Insomma il cammino è ancora lungo: un condannato, un indagato, una famiglia che ha perso una figlia e terzi collaterali dovranno attendere il termine del primo round della battaglia dei periti.