PHOTO
GIULIA PALMIGIANI
Una raffica di messaggi intimidatori e calunniosi via social, a qualsiasi ora e da profili falsi. È la singolare strategia di chi sta portando avanti gli attacchi contro l’avvocata Alessandra Ballerini del Foro di Genova, che da quasi dieci anni assiste la famiglia di Giulio Regeni, il ricercatore universitario ucciso in Egitto nel gennaio 2016.
Il processo sulla morte di Regeni davanti alla Corte di Assise di Roma, a carico di quattro imputati con cittadinanza egiziana appartenenti ai servizi segreti del Cairo, è giunto quasi alla conclusione. Entro la fine dell’anno è attesa la sentenza. L’avvocata Ballerini difende pure la madre di Alberto Trentini, il cooperante veneziano arrestato nel novembre 2024 in Venezuela e tuttora in carcere a Caracas.
L’aggressione del cittadino egiziano
L’ondata di minacce e messaggi offensivi è partita nei mesi scorsi. A febbraio l’avvocata Ballerini ha assunto la difesa in favore di un cittadino egiziano, ospitato in una struttura per richiedenti asilo di Genova, per un ricorso avverso il decreto di rigetto della domanda di protezione internazionale. Contestualmente, la professionista ha consigliato l’assistenza medica e psicologica, provocando nel soggetto un radicale cambiamento del comportamento.
Un giorno l’uomo si è presentato nello studio legale di Ballerini, a Genova, senza prendere appuntamento, con la pretesa di parlare con l’avvocata. La richiesta non venne esaudita. Da qui la reazione incontrollata: il cittadino egiziano ha iniziato ad urlare e a minacciare i presenti, facendo pure riferimento all’intenzione di procedere contro Alessandra Ballerini per avergli consigliato di sottoporsi ad una visita medica.
In quella occasione è stato necessario l’intervento della polizia per calmare e allontanare l’uomo dallo studio legale, il quale, dopo qualche giorno fece perdere le proprie tracce nel trasferimento ad un’altra struttura per richiedenti asilo. Tuttora non si sa se questa persona sia ancora in Italia o se sia stata rimpatriata.
LE MINACCE E GLI ATTACCHI SUI SOCIAL
Tre mesi fa il cittadino egiziano è ritornato a farsi vivo. Questa volta su Facebook, seppur con altre identità presumibilmente ricollegabili a lui, modificate di volta in volta. Sul social sono stati pubblicati commenti minacciosi e ingiuriosi nella pagina personale di Ballerini e in quelle in cui si chiede giustizia per Giulio Regeni. Episodi prontamente denunciati al commissariato di polizia di Genova Centro. Il “leone da tastiera” ha addirittura attribuito all’avvocata Ballerini la responsabilità della morte di Regeni con la complicità dei servizi segreti italiani. Una tesi strampalata volta a scoraggiare chi, da anni, con dedizione e prove alla mano cerca di far luce sulla morte del nostro connazionale in Egitto.
UNA REGIA OCCULTA?
Il lavoro del diffamatore e calunniatore seriale è stato meticoloso nel corso dei mesi. Oltre a prendere di mira Ballerini, in molti casi è riuscito a recuperare i numeri di telefono delle persone in contatto con la professionista sui social network e a inviare loro alcuni messaggi su WhatsApp da utenze egiziane sempre diverse.
Pare che nel Paese governato dal generale Al-Sisi sia molto difficile che una singola persona riesca ad avere più di una sim telefonica. Le modalità d’azione fanno pensare non solo ad un soggetto ossessionato dalla legale della famiglia Regeni, ma anche ad una regia occulta - non in Italia - con obiettivi precisi: intimidire l’avvocata e gli altri destinatari dei messaggi e generare disinformazione, soprattutto in un momento cruciale del processo in corso davanti alla Corte di Assise di Roma.
LA VICINANZA DELLE CAMERE PENALI
Alessandra Ballerini non sottovaluta affatto l’ondata di attacchi – non a caso ha subito denunciato tutto -, che giungono da più parti, allo stesso tempo è sempre più determinata a far emergere la verità davanti ai giudici di Roma sull’uccisione di Giulio Regeni. Al fianco di Ballerini si è schierata l’Unione delle Camere penali italiane.
I penalisti stigmatizzano l’aggressione in corso. In una nota della Giunta, dell’Osservatorio avvocati minacciati e dell’Osservatorio difesa d’ufficio, viene espressa preoccupazione per le minacce di morte e le intimidazioni sui social media da parte del sedicente cittadino egiziano per il ruolo difensivo svolto da Ballerini.
«A prescindere dalle nostre radicate convinzioni – si legge nel documento delle Camere penali -, già espresse in ordine alla condivisibilità di un giudizio instauratosi a seguito della nota sentenza costituzionale additiva n. 192/2023, contro imputati ignari della vocatio in iudicium, è con estrema preoccupazione che segnaliamo e seguiamo questo ennesimo attacco a un difensore durante un processo mediatico e ricco di risvolti politici che, sin dagli esordi, lo hanno caratterizzato distorcendone la funzione che gli sarebbe, invece, propria. Quest’aggressione che per organizzazione, modalità e intensità fa temere per la messa in pericolo non solo della funzione difensiva, ma finanche per l’incolumità stessa della collega, impone però una ferma e inequivoca condanna da parte dell’avvocatura e, in particolare, dei penalisti italiani, ormai troppo spesso assurti agli onori delle cronache per essere stati vittime di violenti attacchi verbali e, addirittura, fisici».
LA SOLIDARIETÀ DELL’AVVOCATURA
Alcuni Coa hanno sottolineato l’inviolabilità del diritto di difesa. L’Ordine degli avvocati di Palermo, (presieduto da Dario Greco) e quello di Bologna (presieduto da Flavio Peccenini) hanno espresso solidarietà a Ballerini. Analoga iniziativa, su impulso dell’avvocata Paola Timarco del Foro di Roma, è stata presa da una quarantina di legali di tutta Italia. Le toghe hanno rivolto un appello al Governo, affinché adempia «ai doveri che discendono dall’adesione alla Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione degli avvocati».
I firmatari del documento intendono realizzare iniziative per ripristinare «il libero e sereno svolgimento dell’attività difensiva che l’avvocata Ballerini, nella delicata ed impegnativa vicenda giudiziaria, relativa al Caso Regeni, sta esercitando nel pieno rispetto dei propri doveri deontologici e dei compiti che l’avvocato è chiamato a svolgere, affinché sia assicurata l’inviolabilità costituzionalmente riconosciuta del diritto di difesa di ogni parte del giudizio».