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AVVOCATI
Dopo un’attenta analisi dello schema preliminare, l’Unione Nazionale delle Camere Civili ha esaminato nel dettaglio il decreto-legge n. 117 dell’8 agosto 2025, approvato dal governo in Consiglio dei ministri il 4 agosto scorso, nell’ambito degli interventi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Questo decreto, noto come “decreto Giustizia-PNRR” e di cui il ministro Nordio ha parlato nell’intervista rilasciata a Il Dubbio, mira a centrare entro il 30 giugno 2026 importanti obiettivi di riforma e accelerazione della giustizia civile.
Il presidente dell’Uncc, Alberto Del Noce, si legge in un comunicato, accoglie con favore la proroga dell’aumento delle competenze dei giudici di pace, definendola “una scelta saggia che evita applicazioni affrettate e insostenibili”. Tuttavia, sottolinea con forza le preoccupazioni legate al metodo legislativo adottato, all’ampio e ricorrente utilizzo del decreto-legge e alle possibili ripercussioni su principi costituzionali fondamentali, come quello del giudice naturale e l’autonomia del Consiglio Superiore della Magistratura.
“La rapidità nell’approvazione non può prescindere dalla qualità, dalle garanzie e dal rispetto dei diritti”, ammonisce Del Noce. Pur apprezzando l’intento dichiarato di accelerare la definizione dei procedimenti e di fornire sostegno agli uffici giudiziari più in difficoltà, il presidente evidenzia numerose criticità che necessitano di un’approfondita riflessione.
Tra i profili di possibile incostituzionalità, emergono le deroghe ai requisiti di professionalità e anzianità per l’applicazione dei magistrati, l’attribuzione di poteri straordinari ai capi degli uffici giudiziari e le previsioni sulle udienze da remoto con una limitata possibilità di opposizione da parte delle parti coinvolte.
Del Noce sottolinea come “l’uso dello strumento del decreto-legge per interventi incisivi sull’organizzazione giudiziaria e sul processo civile rischia di comprimere il necessario confronto con gli operatori del diritto, compresa l’Avvocatura. Le misure emergenziali devono restare tali, evitando che si consolidino prassi permanenti senza un dibattito parlamentare approfondito. Alcune misure (es. proroghe per sedi giudiziarie, estensione funzioni magistrati ausiliari, modifiche al codice di procedura civile) hanno effetti di medio-lungo periodo o strutturali, difficilmente qualificabili come “urgenti” nel senso dell’art. 77 Cost.”.
Sul piano costituzionale, preoccupa l’applicazione dei magistrati del massimario alle sezioni civili con deroghe ai requisiti di professionalità e anzianità, che possono comprimere le prerogative di valutazione del Csm. Allo stesso modo, l’attribuzione di poteri straordinari ai capi degli uffici giudiziari, con deroga ai criteri ordinari di assegnazione e riassegnazione dei fascicoli, rischia di incidere sul principio del giudice naturale precostituito per legge e sull’autonomia organizzativa garantita dal Csm. La possibilità che la designazione del giudice avvenga successivamente all’insorgenza della controversia potrebbe infatti entrare in conflitto con il principio del giudice naturale.
Inoltre, gli incentivi economici e i punteggi aggiuntivi attribuiti ai magistrati che accettano trasferimenti o applicazioni a distanza potrebbero sollevare dubbi di disparità rispetto a colleghi che svolgono analoghe funzioni in sede ordinaria, senza una piena giustificazione della differenza di trattamento.
Le udienze da remoto, rese obbligatorie o comunque con limitate possibilità di opposizione, sono un ulteriore elemento critico. Tali previsioni possono infatti limitare il diritto delle parti a una discussione orale in presenza, soprattutto in casi in cui la valutazione sulla fondatezza della richiesta di udienza fisica è affidata a un giudice che opera da remoto.
Il decreto prevede anche applicazioni e trasferimenti di magistrati a distanza, misure che sembrano più orientate al raggiungimento di obiettivi statistici – come lo smaltimento dell’arretrato – che alla giustizia sostanziale. “L’ampliamento delle possibilità di applicazione, anche a distanza, e la deroga ai criteri di professionalità e anzianità, pur finalizzati allo smaltimento dell’arretrato, suscitano forte preoccupazione. L’Avvocatura osserva con allarme un’organizzazione giudiziaria sempre più orientata al raggiungimento di obiettivi meramente statistici e sempre meno alla realizzazione della giustizia sostanziale. Pur consapevole che, con lo strumento del decreto-legge e la presumibile pacifica conversione, tali misure diverranno definitive, l’Uncc ribadisce la propria ferma contrarietà a qualsiasi stabilizzazione di interventi eccezionali, come già avvenuto con la trattazione a distanza, introdotta in via emergenziale durante il Covid e poi resa strutturale. In questo scenario, gli avvocati – consapevoli dell’elevata incertezza che può derivare da decisioni assunte da chi non ha mai interloquito con le parti né conosciuto direttamente i fatti – dovranno intensificare l’impegno nella promozione di strumenti di risoluzione alternativa delle controversie. Sempre più ci rendiamo conto che il processo deve essere l’extrema ratio: ogni volta che è possibile, è preferibile negoziare, nel rispetto del diritto, con l’assistenza di avvocati”, dichiara Del Noce.
E ancora le deroghe ai carichi esigibili e ai criteri tabellari di assegnazione dei fascicoli, se non accompagnate da trasparenza e garanzie di controllo, possono, secondo l’Uncc “incidere sull’equilibrio del sistema e sull’imparzialità percepita. L’Avvocatura chiede di essere coinvolta nella fase di predisposizione dei piani straordinari”.
Ulteriori criticità emergono dal rinvio di riforme strutturali attese da tempo, come l’istituzione del Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie: “Lo slittamento dell’entrata in vigore del Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie e di altre riforme ordinarie, pur motivato dall’urgenza PNRR, rischia di rinviare ancora una volta interventi strutturali attesi da anni”.
Preoccupazioni riguardano anche le modifiche agli accertamenti tecnici preventivi in materia previdenziale, che richiedono un attento monitoraggio per valutarne l’effetto sul diritto di difesa. Allo stesso modo, le nuove regole relative ai pagamenti degli indennizzi ex legge Pinto, sebbene finalizzate a ridurre tempi e contenzioso, devono essere accompagnate da adeguate forme di informazione, per evitare che i cittadini incorrano in decadenze senza esserne consapevoli.
L’Uncc conclude ribadendo la propria disponibilità a collaborare con le istituzioni per costruire soluzioni “strutturali e durature” che sappiano coniugare l’efficienza con il rispetto dei diritti fondamentali, la tutela della difesa e l’indipendenza della magistratura.