PHOTO
ROSANNA NATOLI CSM
La giudice Maria Fascetto Sivillo cercò più volte di incontrare Rosanna Natoli, l’ex laica del Csm sotto indagine per rivelazione di segreto. Un tentativo fatto attraverso due avvocati, amici comuni, e poi al Csm. E solo alla fine, a fronte delle condizioni di salute della stessa magistrata - venuta a mancare nei giorni scorsi Natoli avrebbe accettato l’incontro, raccontandole, però, una storia totalmente falsa, nel tentativo di ridimensionare il suo risentimento nei confronti del Csm, che l’aveva messa sotto procedimento disciplinare.
Il racconto è contenuto in una memoria depositata a febbraio da Natoli alla procura di Catania, memoria che, come raccontato ieri sul Dubbio, ha spinto i magistrati etnei a sentire diversi consiglieri del Csm e a depennare il reato di tentata induzione indebita, prima contestato all’ex laica.
Nelle scorse settimane, le pm Agata Santonocito e Barbara Tiziana Laudani hanno ascoltato diversi membri della Commissione disciplinare che ha giudicato Fascetto Sivillo.
A partire dal vicepresidente Fabio Pinelli e a seguire i consiglieri Roberto Fontana, Genantonio Chiarelli, Paola D’Ovidio e Antonino Laganà, tutti togati. Un racconto necessariamente complicato, il loro, data la distanza, nel tempo, della seduta incriminata, risalente a luglio 2023. Ma stando a quanto emerge, quel procedimento non avrebbe presentato nessuna caratteristica particolare. Non ci sarebbe stato nessun tentativo di Natoli di convincere i colleghi a cambiare decisione. Ma, soprattutto, nessuno avrebbe confermato che le cose sono andate come raccontato da Natoli a Fascetto Sivillo. Il che confermerebbe, almeno in astratto, la sua tesi: di aver raccontato una fandonia per tranquillizzarla, senza svelare alcun segreto.
Nelle occasioni in cui la magistrata era al Csm per le udienze disciplinari, spiega Natoli, «più volte aveva cercato di incontrarmi nella mia stanza; la mia segretaria, le aveva però risposto che non era possibile. Per non incontrarla avevo escogitato un piccolo stratagemma: ogniqualvolta vi erano udienze che la riguardavano non “mettevo piede” nella mia stanza».
Sarebbe stato l’avvocato Salvatore Milazzo, amico comune, a pregare Natoli «di incontrarla, per convincerla che non era vittima di intrighi correntizi», spiegandole che era malata. E analoga sollecitazione arrivò da altri amici comuni, che «vennero persino a casa mia per perorare un incontro con la Fascetto, cui la stessa si era rivolta per potermi parlare.
Poiché la sentenza per il suo procedimento disciplinare era già stata emessa e io stavo solo redigendo la motivazione (molto articolata, tanto che non è stata impugnata), ritenni che, anche in considerazione del suo grave stato di salute, tale incontro per quanto inopportuno potesse avere luogo, ma in presenza di altre persone».
L’intento era «tentare di farle comprendere che nessuno del Csm aveva pregiudizi nei suoi confronti, che la sua condanna era consona ai fatti contestati e non era per nulla frutto di “logiche correntizie”». Nel corso dei procedimenti disciplinari, spiega Natoli, Fascetto Sivillo, invece di chiarire la propria posizione processuale, «aveva accusato di gravi reati diversi magistrati, aveva raccontato di avere subito minacce ed aggressioni e, soprattutto, aveva detto di essere vittima di complotti giudiziari- correntizi».
L’incontro avvenne il 3 novembre 2023, data in cui Fascetto Sivillo non aveva alcun procedimento pendente presso la sezione disciplinare, tranne quelli sospesi per pregiudiziale penale.
Impietosita dalla situazione, Natoli aveva deciso di «parlarle “con il cuore in mano” per convincerla che i suoi guai non erano dovuti a complotti correntizi, bensì essenzialmente frutto dei suoi censurabili comportamenti, poco consoni a un magistrato». Durante la conversazione, dunque, Natoli prese le difese di un consigliere accusato di correntismo e dei magistrati “nemici” di Fascetto Sivillo, con lo scopo, afferma, di tutelare l’istituzione e la magistratura. «Col senno di poi mi rendo conto di aver peccato di ingenuità e, però, non sono mai venuta meno ai miei doveri, raccontando fatti coperti dal segreto o, comunque, quanto realmente era avvenuto in Commissione disciplinare».
Pur avendo affermato, davanti a Fascetto Sivillo, l’esatto contrario, «ciò non corrisponde per nulla al vero. Ho detto tale frase solo per tentare di calmare la dottoressa Fascetto, per rabbonirla e per creare una apparente vicinanza e complicità”. Mai ho raccontato ciò che realmente è accaduto in camera di consiglio». Insomma, quanto si legge nella trascrizione di quell’incontro «non rappresenta per nulla ciò che realmente è accaduto, come potrebbero confermare, se potessero deporre sul punto, gli altri componenti della Sezione». Dopo l’incontro, Natoli riferì all’avvocato Failla - presente all’incontro su richiesta della laica - di aver mentito, per motivi di opportunità e in quanto «unico modo per cercare di convincere Fascetto Sivillo che il suo comportamento era dannoso».
E invitandola a non reiterare le accuse contro le colleghe «intendevo soltanto darle un saggio e scontato consiglio ma, come più volte evidenziato sopra, non certamente per apportare un vantaggio a questi due magistrati», una delle quali peraltro anche sua “avversaria” politica - «ma soltanto perché, a mio avviso, l’insistere in tali deliranti propalazioni non giovava a lei e nuoceva grandemente alle Istituzioni».
«Riteniamo che la dottoressa Natoli possa tranquillamente uscire da questa vicenda - commentano gli avvocati Vittorio Lo Presti e Pietro Granata -, grazie anche al lavoro che ha fatto la procura».