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CARLO NORDIO MINISTRO GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
Nel giorno in cui il guardasigilli Carlo Nordio ottiene dal Consiglio dei ministri il via libera al decreto legge su giustizia e Pnrr, arriva la notizia dell’imminente richiesta di procedere contro il ministro della Giustizia, il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano, per il caso Almasri, con archiviazione per la sola Giorgia Meloni. A comunicarlo è stata la stessa premier.
«Mi è stato notificato – ha scritto Meloni sui social non senza una punta di amarezza - il provvedimento dal Tribunale dei ministri per il caso Almasri: dopo oltre sei mesi dal suo avvio, rispetto ai tre mesi previsti dalla legge, e dopo ingiustificabili fughe di notizie. Nel decreto si sostiene che io “non sia stata preventivamente informata e (non) abbia condiviso la decisione assunta”: e in tal modo non avrei rafforzato “il programma criminoso”. Si sostiene pertanto che due autorevoli ministri e il sottosegretario da me delegato all’intelligence abbiano agito su una vicenda così seria senza aver condiviso con me le decisioni assunte. È una tesi palesemente assurda».
In attesa di informazioni definitive sulle scelte del Tribunale dei ministri, va ricordato che a Palazzo Chigi è arrivato il via libera anche al decreto legge su giustizia e Pnrr. Si tratta dell’ultimo sprint per il raggiungimento degli obiettivi concordati con l’Ue, con disposizioni che incidono sia sull’organizzazione giudiziaria che sul processo civile. Notizie confortanti giungono per i tribunali di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto e per le sezioni distaccate insulari di Portoferraio, Ischia e Lipari. A tutti questi uffici giudiziari sarà garantito il funzionamento per l’anno 2026.
Inoltre, è stata rilevata la necessità di aumentare la dotazione organica della magistratura ordinaria, in funzione dell’adeguamento della magistratura di sorveglianza alle attività connesse al controllo dell’esecuzione delle pene e alla tutela dei diritti delle persone detenute o soggette a misure restrittive della libertà personale. In questo modo si vuole consentire l’operatività dell’ampliamento delle risorse umane in un momento immediatamente successivo alla scadenza del termine previsto dal Pnrr.
Per quanto riguarda invece la delega al Governo per la riforma dell’ordinamento forense, la discussione che si è aperta verrà aggiornata alla prossima seduta del Consiglio dei ministri con il semaforo verde che, a questo punto, appare scontato. L’articolo 1 del dl, in riferimento all’applicazione dei magistrati, stabilisce, tra le varie cose, che fino al 30 giugno 2026 il primo presidente della Corte di Cassazione, al fine di garantire la celere definizione dei procedimenti pendenti in relazione al rispetto dei tempi previsti dal Pnrr, può applicare i magistrati addetti all’ufficio del massimario e del ruolo alle sezioni della Corte per lo svolgimento delle funzioni giurisdizionali di legittimità in materia civile. Tale disposizione viene applicata oltre il limite previsto per legge e fino ad un numero massimo di cinquanta magistrati.
Significativo anche quanto stabilito per i giudici onorari di pace, i quali, fino al 30 giugno 2026, in applicazione di alcune deroghe, potranno essere destinati «in supplenza anche per ragioni relative alle vacanze nell’organico dei giudici professionali». Snodo rilevante del decreto-legge, connesso pure alla prosecuzione delle attività dei Tribunali abruzzesi (che restano aperti), è costituito dalla parte dedicata alle “sedi disagiate” con l’articolo 2 che offre una definizione di questi uffici. Si tratta delle Corti d’appello che, al 30 giugno 2025, non hanno raggiunto gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e che sono individuate dal Csm con deliberazione adottata «entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore» del decreto legge giustizia.
Presso le “sedi disagiate” possono essere assegnati, in numero non superiore a venti, i magistrati che abbiano conseguito la prima valutazione di professionalità e che siano in possesso dei requisiti individuati dal Csm e dalla legge. Sull’applicazione “a distanza” dei magistrati ordinari, l’articolo 3 del decreto legge si sofferma sulla necessità di ridurre la durata dei processi civili, così come previsto dal Pnrr. Pertanto, il Csm «dispone un’applicazione straordinaria a distanza, su base volontaria, di magistrati, anche fuori ruolo, fino a un numero massimo di cinquecento, presso gli uffici giudiziari di primo grado». «L’applicazione a distanza – è specificato nella norma - ha ad oggetto la definizione da remoto di almeno cinquanta procedimenti civili», individuati secondo le modalità previste dal decreto-legge.