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GIUSEPPE SALA SINDACO DI MILANO
«Quando venni audito in Commissione giustizia alla Camera sulla riforma della custodia cautelare e sull’introduzione dell’interrogatorio preventivo avevo manifestato molte perplessità», afferma Guido Salvini, ex gip del tribunale di Milano, commentando con Il Dubbio, senza ovviamente entrare nel merito delle contestazioni, i recenti sviluppi procedurali dell’inchiesta sull’edilizia che ha terremotato Palazzo Marino. «Ciò che è accaduto - aggiunge Salvini - dimostra che i miei dubbi erano fondati, in quanto le nuove disposizioni non hanno affatto sortito gli effetti sperati».
La decisione di applicare in via differita misure cautelari nei confronti degli indagati per i reati connessi al procedimento ha suscitato in questi giorni più di una perplessità, mostrando le conseguenze a dir poco paradossali della recente riforma che prevede, come detto, l’obbligo di interrogatorio prima della decisione del giudice. Con tale riforma, approvata lo scorso anno, la misura cautelare ha cessato di essere un “atto a sorpresa”, diventando di fatto applicabile solo dopo il trascorrere di un certo lasso di tempo, quando un caso è però divenuto in ogni suo aspetto di dominio pubblico.
Per quella che si potrebbe definire una “eterogenesi dei fini”, l’interrogatorio preventivo che era stato concepito come uno strumento di garanzia è diventato così un passaggio meramente formale. Gli indagati, pur dimessisi da ogni incarico attinente ai fatti, si sono visti comunque applicare la misura richiesta dalla Procura, senza variazione alcuna. Ad aggravare la loro posizione è stato poi il non “prendere le distanze” dai fatti contestati. «Nessuno ha ammesso le proprie responsabilità, né tantomeno l’esistenza di un sistema», ha scritto nelle 400 pagine dell’ordinanza il gip Mattia Fiorentini. Una strategia difensiva “legittima” ma al tempo stesso “sintomatica”. Non collaborare equivale dunque a non dissociarsi. E non dissociarsi equivale a rimanere parte del “sistema”.
Non confessare è pertanto una conferma. L’interrogatorio preventivo ha dato allora ancora più forza alla richiesta della procura, trasformando la misura cautelare in una sentenza anticipata. Esclusi in partenza il pericolo di fuga e l’inquinamento delle prove, appare molto difficile in una vicenda che da settimane è sotto i riflettori dei mass media che gli indagati possano, anche se in ipotesi lo volessero, ripetere a breve o a medio termine reati come quelli che sono loro contestati. Probabilmente, è stato sottolineato da più parti, sarebbe stata più razionale la richiesta da parte dei pubblici ministeri di limitarsi a chiedere l’applicazione di misure interdittive, come quelle che non consentono di rivestire cariche pubbliche o di contrattare con la Pubblica amministrazione, e che sarebbero state comunque sufficienti e funzionali alla tutela degli interessi in gioco. Ma tant’è.
«In questo mutato scenario ritengo allora assolutamente indifferibile il divieto di pubblicare la richiesta della custodia cautelare prima dell’interrogatorio preventivo», prosegue Salvini, proprio al fine di evitare il ripetersi di quanto accaduto nell’inchiesta sull’urbanistica, con i giornali che hanno subito dato la notizia degli avvisi di garanzia e della richiesta di arresto, facendo entrare gli indagati in un gorgo mediatico-giudiziario dal quale è impossibile difendersi. Tutto è poi “aggravato” dall’assenza di tempi perentori per la decisione del gip. Un vulnus nella riforma che lascia gli indagati in balia degli eventi per giorni, non sapendo gli stessi se una mattina verranno o meno i carabinieri a citofonargli a casa per tradurli poi in prigione.
Tornado comunque all’inchiesta, anche i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici sarebbero intenzionati a presentare ricorso al Riesame, a cui si sono già appellati i sei indagati arrestati, nei confronti di una parte dell’ordinanza che non ha riconosciuto l’induzione indebita contestata al sindaco di Milano Beppe Sala per il progetto del “Pirellino”. Il gip non ha poi riconosciuto alcuni episodi di corruzione contestati al presidente della Commissione paesaggio del comune di Milano, l’architetto Giuseppe Marinoni. Si tratta in particolare di quelli legati ai progetti di completamento di City Life. I giudici del Riesame, dopo la ricezione degli atti da parte dei pm, avranno dieci giorni per fissare l’udienza. Il collegio sarà in composizione “feriale”, quindi con magistrati che durante l’anno sono assegnati ad altre sezioni, anche civili, del Tribunale.