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Palazzo di Giustizia Corte Suprema di Cassazione in piazza dei Tribunali
La vicenda giudiziaria di Serhii Kuznietsov, quarantanove anni, ex capitano delle milizie ucraine, compie un nuovo passo decisivo dopo mesi di ricorsi, udienze e valutazioni contrapposte. La Corte di Cassazione ha infatti rigettato il ricorso presentato dalla difesa contro la decisione della Corte d’Appello di Bologna, che lo scorso 27 ottobre aveva disposto – per la seconda volta – la consegna dell’uomo alla Germania nell’ambito dell’indagine sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, avvenuto nel settembre 2022 nel Mar Baltico.
La decisione della Cassazione e la consegna alla Bundespolizei
Le motivazioni della Suprema Corte non sono ancora state depositate, ma l’effetto della pronuncia è immediato: la consegna di Kuznietsov verrà eseguita entro pochi giorni, dopo l’intervento della Bundespolizei, che prenderà in carico il quarantanovenne per trasferirlo in territorio tedesco. L’ex ufficiale era stato arrestato dai Carabinieri lo scorso 22 agosto in una struttura ricettiva della Riviera riminese, sulla base del mandato europeo emesso dall’autorità giudiziaria tedesca.
La posizione della difesa: «Una battaglia che continua»
A confermare la decisione della Cassazione è l’avvocato Nicola Canestrini, difensore di Kuznietsov, che parla di una fase processuale tutt’altro che conclusa. Il penalista sottolinea come il ricorso fosse stato presentato anche per denunciare – a suo dire – la mancata disponibilità integrale degli atti d’indagine, «sistematicamente negati» fino a questo momento. Ora, afferma Canestrini, la difesa potrà finalmente sviluppare davanti ai giudici tedeschi i punti giuridici già predisposti in Italia, confidando in un processo di merito che garantisca pieno contraddittorio e trasparenza.
Le accuse tedesche e le prospettive del procedimento
La giustizia tedesca accusa Kuznietsov di aver partecipato alla complessa operazione di sabotaggio ai gasdotti, una delle pagine più delicate della cronaca geopolitica recente. La difesa respinge ogni addebito e insiste sul principio di presunzione d’innocenza, ricordando che l’ex ufficiale ha sempre negato qualunque coinvolgimento. Lo stesso Canestrini parla apertamente di fiducia nella futura assoluzione, definendo il percorso giudiziario «un sentiero tortuoso» che richiede rigore, costanza e accesso pieno agli atti.


