PHOTO
Natale Hjorth
La Corte d’Appello di Roma ha ridotto la condanna nei confronti del carabiniere Silvio Pellegrini, accusato di aver scattato e diffuso in una chat WhatsApp la foto di Gabriel Natale Hjorth – uno dei due giovani americani imputati per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega – mentre si trovava bendato nella caserma di via In Selci.
In primo grado Pellegrini era stato condannato a un anno, ma i giudici d’appello hanno abbassato la pena a cinque mesi e dieci giorni per rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. È invece arrivata l’assoluzione dall’accusa di abuso d’ufficio, poiché il reato non è più previsto dalla legge dopo le recenti modifiche normative. «Pellegrini ha affrontato sei anni di processo», ricorda il suo avvocato, Andrea Falcetta, sottolineando l’impatto umano e professionale della vicenda.
Il militare, spiega il legale, era stato sospeso dal servizio per dieci mesi con lo stipendio ridotto della metà e privato sia del distintivo sia dell’arma d’ordinanza. Un periodo che ha messo a dura prova la sua stabilità economica e la serenità familiare. Falcetta sottolinea anche la lunga carriera del carabiniere, durante la quale Pellegrini ha ottenuto otto encomi, due dei quali solenni. «In un’altra situazione – afferma – avrebbe meritato il nono encomio, non una condanna». Il riferimento è all’intervento che portò Pellegrini, grazie alla sua esperienza sul campo, a individuare una traccia di sangue inizialmente scambiata da altri per semplice “morchia” lasciata dai motorini parcheggiati sul marciapiede. Un’intuizione che contribuì rapidamente a indirizzare le ricerche verso l’Hotel Le Meridien, dove alloggiavano proprio i due americani sospettati.
Secondo il difensore, quel gesto dimostrerebbe come Pellegrini abbia agito nell’interesse delle indagini, e non con finalità improprie. Tuttavia, la diffusione della foto bendato ha aperto un fronte giudiziario che si è protratto per anni e si chiude ora con una condanna ridotta, che segna comunque una responsabilità penale per la divulgazione non autorizzata dell’immagine.


