La Camera penale di Milano lancia un forte segnale di allarme sul clima all’interno della giustizia milanese. In una nota ufficiale, l’organo guidato dall’avvocato Federico Papa si dice «preoccupato» per quella che definisce una “deriva” della Procura, accusata di delegittimare il ruolo del giudice per le indagini preliminari e mettere in discussione le prerogative della difesa.

Al centro della contestazione, la vicenda del giudice Tommaso Perna, gip del Tribunale di Milano, destinatario di una trasmissione di atti – priva di ipotesi di reato – alla Procura di Brescia da parte della pm Alessandra Cerreti e del procuratore Marcello Viola. L’episodio è legato ad alcune intercettazioni effettuate in carcere nell’ambito dell’indagine Hydra sulla cosiddetta “supermafia”, in cui alcuni arrestati avrebbero commentato strategie difensive riguardanti la loro posizione cautelare.

Il gip Perna, già noto per aver rigettato circa 150 richieste di custodia cautelare presentate dalla Procura, è finito sotto i riflettori dopo essere stato accusato di aver copiato passaggi del suo provvedimento da sentenze pubblicate online da alcuni studi legali. Le intercettazioni che lo riguardano sono state riportate dai carabinieri in un’informativa, trasmessa a Brescia come “modello 45”, cioè senza apertura formale di un procedimento penale. Ne è stato informato anche il presidente della Corte d’appello di Milano, Giuseppe Ondei, che non ha riscontrato profili di irregolarità o rilievi disciplinari.

Secondo i penalisti milanesi, non si tratta di un caso isolato. Nel comunicato si fa riferimento anche alla recente vicenda del processo “Pifferi bis”, in cui il pm Francesco De Tommasi ha chiesto l’astensione del gup Roberto Crepaldi per presunta parzialità, legata a un comunicato dell’Anm.

Per la Camera penale, queste dinamiche minano l’equilibrio tra le parti nel processo penale. «Viene posto in discussione il ruolo di garanzia affidato al giudice nella fase delle indagini preliminari, che per struttura del nostro codice è caratterizzata dal dominio del pubblico ministero», si legge nella nota. Allo stesso modo, viene stigmatizzata la «disamina impropria e scorretta» dell’attività difensiva, che rischia di essere considerata una possibile fonte di responsabilità penale.

«Il processo penale è un luogo delicato, dove si decide della libertà delle persone – conclude la nota – e deve potersi svolgere nel rispetto della terzietà del giudice e della libertà della difesa». La Camera penale promette di vigilare «affinché questi valori, tutelati dalla Costituzione, siano difesi rispetto a qualsiasi iniziativa, da chiunque provenga».