«Nessuna invasione di campo. I nostri pareri sono legittimi. Il ministro Nordio lo sa bene. La politica ci rispetti». Con queste parole la prima presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, difende in un’intervista al Corriere della Sera il ruolo dell’Ufficio del Massimario, finito al centro delle polemiche dopo i rilievi espressi sulle recenti norme del decreto sicurezza e sul protocollo con l’Albania per la gestione dei migranti.

Cassano chiarisce che le osservazioni non costituiscono un’interferenza politica: «Sono critiche tecniche, fondate, che dovrebbero alimentare il pluralismo e migliorare l’interpretazione delle leggi. Nessun automatismo, nessun condizionamento. Ogni giudice resta libero di interpretare».

La presidente ricorda che l’attività dell’ufficio studi della Corte è consolidata da oltre vent’anni: «Dal 2003 il Massimario esamina ogni nuova legge, anche in presenza di norme internazionali o sentenze della Corte costituzionale. Le sue analisi servono a tutta la magistratura. Non esprimiamo giudizi politici, ma valutazioni tecniche».

In un’intervista parallela rilasciata anche a La Stampa, Cassano ribadisce che la magistratura non si sottrae al confronto con la politica e il mondo giuridico: «Siamo un’unica comunità giuridica, insieme a giudici di merito, avvocati e università. Lo Stato di diritto funziona solo se ogni organo agisce rispettando le attribuzioni altrui. Demonizzare un altro potere dello Stato è dannoso per la fiducia dei cittadini nelle istituzioni».

Cassano sottolinea anche la necessità di recuperare toni pacati e contrastare la delegittimazione reciproca tra poteri: «Accettiamo tutte le critiche, ma non quelle che mirano a delegittimare la magistratura».

Nel merito della polemica con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, la presidente della Suprema Corte osserva con stupore la sua reazione: «Mi meraviglia che un ex magistrato si dichiari incredulo di fronte all’attività istituzionale del nostro ufficio studi. Se non condivide i contenuti tecnici, è suo diritto. Ma si tratta comunque di una funzione prevista e consolidata».

Infine, Cassano si sofferma sul tema del principio di proporzionalità delle pene, spesso messo in crisi da un eccesso di produzione normativa: «L’inflazione legislativa e l’aumento delle pene in base all’emergenza non favoriscono la stabilità. La pena non è vendetta, ma deve essere proporzionata e personalizzata. Il principio di proporzionalità è vincolante per tutti i poteri dello Stato».