Ancora magistrati collocati fuori ruolo. A un ritmo ormai divenuto incessante, il Consiglio superiore della magistratura anche questa settimana ha disposto il collocamento fuori ruolo di una toga. Si tratta della giudice napoletana Allegra Migliorini, attualmente in servizio presso la Corte d’appello del capoluogo campano. La giudice nelle prossime settimane andrà a ricoprire l’incarico di direttore dell’Ufficio I della Direzione generale degli affari internazionali e della cooperazione giudiziaria del Dipartimento per gli affari di giustizia (Dag) di via Arenula.

La pratica, come da prassi, si è limitata al solo rispetto dei parametri previsti, e che quindi non ci siano scoperture superiori al 20 percento nell'ufficio, senza entrare nel merito del curriculum della diretta interessata e senza, soprattutto, interloquire sull'arretrato che nella Corte d’appello di Napoli è a livelli allarmanti. Arretrato, va ricordato, che rischia di impedire il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr con l’abbattimento dei tempi di definizione dei processi del 40 percento entro il prossimo anno.

«Si tratta di una scelta a dir poco sorprendente: i fuori ruolo che stiano autorizzando in questi mesi vengono per la maggior parte da Napoli e Roma, uffici notoriamente in crisi severa», ha commentato il togato indipendente Andrea Mirenda.

Qualcuno, malignando, ha fatto notare che questa rincorsa spasmodica al fuori ruolo sia determinata dalla voglia “saturare” tutti i posti disponibili prima che scatti la tagliola prevista dalla Cartabia. Con il decreto legislativo numero 45 del 2024, attuativo della legge Cartabia, sono state infatti ristrette per i magistrati le possibilità di andare fuori ruolo, fissando il loro numero massimo complessivo in 180 invece che in 200 come è attualmente. Il numero di 180, che andrà a regime dal prossimo primo gennaio, considerando la tendenza attuale di collocamento fuori ruolo, sarà raggiunto entro pochi mesi. Ecco quindi la “rincorsa” del Csm per fare affidamento al vecchio regime che prevede, come detto, 20 posti in più. Il Csm, per la cronaca, per avere più posti disponibili aveva anche diramato nei mesi scorsi una circolare con una interpretazione estensiva della riforma Cartabia prevedendo deroghe in casi di incarichi internazionali che comportino “l'esercizio di funzioni giudiziarie all’estero” o “il coordinamento e/ o di supporto all’attività giurisdizionale svolta a livello internazionale”. In quel caso non ci sarebbero paletti di alcun tipo.

L'affollamento di magistrati fuori ruolo, non è una novità, stride con tutto ciò che accade negli uffici giudiziari. È sufficiente a tal proposito leggere il “Rapporto sul monitoraggio continuo degli obiettivi Pnrr”, elaborato dalla Direzione generale di statistica del ministero della Giustizia. Si registra, si legge nel Rapporto, una riduzione del disposition time medio nei tre gradi di giudizio civile, passato da 2.512 giorni nel 2019 a 2.008 nel 2024 (– 20%). Nel dettaglio, per quanto riguarda i tribunali, si è giunti a 488 giorni nel 2024 (– 12,2% rispetto al 2019), ma in crescita rispetto al 2023 a causa dell’aumento delle iscrizioni (+ 12,4%).

Il Dubbio, in esclusiva, aveva annunciato nelle scorse settimane la task force predisposta dal ministero della Giustizia di 500 magistrati per lo smaltimento dell’arretrato e rispettare gli obblighi contratti con Bruxelles. «Appare evidente – scrissero nel 2021 a piazza Indipendenza - la sproporzione tra l’ambizioso obiettivo indicato nel Pnrr ossia di ridurre di circa il 40 per cento i tempi dei processi civili e abbattere l’arretrato, e quelle che dovrebbero essere le sole nuove risorse umane immesse nel sistema giustizia, anche sprovviste di pregresse esperienze professionali, assunti con contratti a termine».

Parole che hanno un suono beffardo alla luce dei tanti magistrati fuori ruolo successivamente autorizzati dallo stesso Csm. Ma come se non bastasse in questo quadro a tinte fosche, c'è il grande tema della riapertura degli uffici giudiziari, che erano stati chiusi da Mario Monti, e la creazione di nuovi. È di questi giorni la notizia che verrà istituita una Corte d’appello a Verona che dovrebbe seguire la creazione del tribunale della Pedemontana.

«L'apertura di questo nuovo tribunale, l’ottavo in Veneto, creerà solo problemi in quanto non ci sono magistrati e tantomeno amministrativi», aveva affermato nei mesi scorsi in un colloquio con il Dubbio Alessandro Moscatelli, presidente del Coa di Vicenza. L’organico di tale ufficio giudiziario è stato fissato in 28 magistrati giudicanti con 84 amministrativi e in 10 pm con 36 amministrativi. Numeri difficili da recuperare considerando la situazione degli uffici giudiziari del Veneto, da sempre in grande affanno «Questo progetto non ha basi giuridiche né organizzative. Anzi, rischia di frammentare il sistema giudiziario, aggravando le criticità esistenti: carenza di organico, scarsità di risorse, dispersione delle competenze», è quanto si sente dire a Vicenza fra gli addetti ai lavori.

«Invece di rafforzare il tribunale di Vicenza, sede naturale e centrale della giustizia per tutta la provincia, si propone un ritorno al passato inefficiente e dispendioso», hanno aggiunto gli oppositori della nuova struttura, fra cui anche l’Anm locale. Sarebbe allora opportuno un cambio di passo, favorendo per le toghe la giurisdizione e non invece le attività amministrative.