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ANDREA MIRENDA, CONSIGLIERE CSM
Il dibattito sul referendum e sulla crisi dell’autogoverno della magistratura è sempre alto. L’ultimo episodio è il botta e risposta a distanza tra Giovanni Zaccaro, segretario di AreaDg – l’associazione che riunisce le toghe progressiste – e Andrea Mirenda, consigliere togato indipendente del Csm.
Durante l'incontro "Referendum sul lavoro: luci, ombre e ricadute applicative" promosso da Area e dagli Avvocati giuslavoristi di Agi, Zaccaro ha sottolineato l’importanza della partecipazione al voto, anche in riferimento all’ipotesi del sorteggio come metodo di selezione dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura. Un’opzione, secondo il segretario di Area, che indebolirebbe la dimensione democratica della magistratura. «Al di là del merito dei quesiti è importante andare a votare. In un momento in cui alcuni vogliono sostituire le elezioni con i sondaggi, il dibattito democratico con quello sui social, addirittura si vuole sostituire il voto per il Csm con il sorteggio, ogni occasione per votare è preziosa».
Parole che hanno subito suscitato la reazione di Andrea Mirenda, che da tempo sostiene la proposta del sorteggio come reazione alla crisi etica e di credibilità dell’associazionismo giudiziario. Con una lunga e articolata replica, Mirenda ha ribaltato le critiche di Zaccaro, accusando le correnti dell’Anm – inclusa Area – di essere corresponsabili del "nominificio" che ha danneggiato il Csm: «Curiose le considerazioni del Segretario di Area in merito al sorteggio dei membri del Csm, peraltro apprezzato da quasi duemila magistrati nel relativo referendum dell’Anm.
Qualcuno dovrebbe ricordargli che il Csm non fa politica né è organo di rappresentanza politica, sicché ben possono prevedersi metodi selettivi non elettivi per i suoi componenti; che il sorteggio non è la causa dei problemi che sta vivendo la magistratura bensì la conseguenza dell’osceno nominificio scambista e spartitorio di cui tutte le parrocchie dell’Anm, compresa la sua, sono state fulgide co-protagoniste; che di sorteggio si parla solo per l’assoluta incapacità della magistratura associata di avviare il benché minimo programma autiformista per far fronte alla crisi etica che da decenni l’avviluppa; che nulla c’è di più democratico del sorteggio perché esso, ed esso solo, sfuggendo alle logiche sottomissive legate alle designazioni correntizie, assicura a tutti i magistrati - chiamati per Costituzione all'esercizio di una delle funzioni sovrane dello Stato - l’astratta possibilità di partecipare realmente al governo autonomo della magistratura».
«Il sorteggio non è la soluzione? – chiede Mirenda- Può darsi! Indichi, allora, l’Anm strade diverse per uscire dalla notte buia in cui si è infilata. Fino a quel momento non godrà di minima credibilità».