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Nella foto Beppe Sala Sindaco di Milano Milano - Italia - Cronaca Martedì, 22 Luglio, 2025 (Foto di Marco Ottico/Lapresse) Smart City Lab inauguration at Via Ripamonti 88 Milan - Italy - News Tuesday, 22 July, 2025 (Photo by Marco Ottico/Lapresse)
«È un processo morale alla città». Hanno dunque deciso di passare al “contrattacco” gli indagati nell’inchiesta della procura di Milano sull’urbanistica che dalla scorsa settimana scuote il mondo politico, tecnico e imprenditoriale sotto la Madonnina.
Oggi era il giorno degli interrogatori di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini dei tre dei principali indagati: Manfredi Catella, fondatore e Ceo del gruppo immobiliare Coima, Giancarlo Tancredi, oramai ex assessore all’Urbanistica della giunta Sala, e Giuseppe Marinoni, architetto ed ex presidente della Commissione per il Paesaggio del comune. L’indagine della procura diretta da Marcello Viola, come è noto, ipotizza un sistema illecito fondato su corruzione, falso e induzione indebita, che avrebbe influenzato in maniera opaca alcuni snodi decisionali nel settore urbanistico.
Manfredi Catella ha risposto alle domande del gip per oltre due ore. Lasciando il palazzo di giustizia, ha dichiarato ai giornalisti presenti: «Ho risposto a tutte le domande, il giudice mi ha dato l’opportunità di spiegare, tutto quello che potevo dire l’ho detto». Catella ha cercato di smontare le accuse punto per punto, ribadendo la trasparenza della propria attività professionale e la correttezza dei rapporti con l’amministrazione comunale.
Nel frattempo, attraverso una comunicazione indirizzata agli stakeholder, Catella ha annunciato di aver rinunciato a tutte le attività esecutive in Coima. «Una decisione difficile, ma necessaria – si legge nella nota – presa con senso di responsabilità, per tutelare innanzitutto l’organizzazione aziendale, il lavoro dei professionisti e la fiducia degli investitori». Il Consiglio di amministrazione del gruppo immobiliare ha accolto la proposta di rimodulazione delle deleghe, esprimendo apprezzamento per la scelta.
Anche Tancredi ha respinto le accuse. L’ex assessore all’Urbanistica ha sostenuto di aver sempre agito nell’interesse del Comune e della collettività, rigettando ogni accusa di favoritismo nei confronti di singoli soggetti o imprese. In particolare, ha negato di aver favorito Marinoni. Durante l’interrogatorio Tancredi ha anche difeso apertamente l’operato del sindaco Giuseppe Sala, escludendo qualsiasi suo coinvolgimento diretto o indiretto nella vicenda. «Non ho mai agito per il mio tornaconto – ha dichiarato – e non ho mai ricevuto alcuna utilità o vantaggio personale».
Ha scelto invece di non rispondere al giudice Marinoni, affidando la propria difesa ad una memoria depositata dal suo avvocato, Eugenio Bono. Nel documento si legge che la richiesta della procura di una misura cautelare in carcere viene definita «priva di fondamento» e costruita su «giudizi morali, non su prove». «La Procura – scrive il legale – enfatizza aspetti etici e utilizza espressioni connotate, come l’accusa di “crescente avidità”, per giustificare esigenze cautelari che non trovano riscontro in elementi concreti. L’inchiesta – prosegue – appare più come un processo alla speculazione edilizia nella città di Milano, che un’azione giudiziaria basata su singole responsabilità accertate».
Il difensore ha poi sottolineato che Marinoni si è dimesso dalla Commissione per il Paesaggio il 29 aprile scorso, insieme ad altri componenti, «non appena venuto a conoscenza dell’indagine». Un gesto interpretato come prova della volontà di affrontare le accuse con correttezza e trasparenza, escludendo il rischio di inquinamento probatorio. Ed anche il pericolo di fuga – sempre secondo la difesa – è del tutto assente: i viaggi all’estero dell’architetto, uno a Dubai e uno in Azerbaigian, erano legati a impegni professionali perfettamente documentati e legittimi. Nessuna intenzione di sottrarsi alla giustizia, né evidenza di condotte illecite legate a questi spostamenti.
Per Bono, infine, va assolutamente esclusa la possibilità che il proprio assistito possa reiterare reati simili, poiché oggi non ricopre più incarichi pubblici né ha ruoli all’interno dell’amministrazione milanese. «È assolutamente carente – scrive ancore il legale – il pericolo concreto e attuale che l’indagato possa commettere reati della stessa specie».
Terminati gli interrogatori, il gip si è riservato di decidere nei prossimi giorni sulle richieste della procura. In attesa dunque della sua decisione, la linea difensiva di tutti gli indagati appare chiara: rigetto delle accuse, nessun comportamento penalmente rilevante e volontà di collaborare con la magistratura. Resta solo da capire se le loro dimissioni e “autosospensioni” saranno sufficienti per convincere il giudice della non sussistenza delle esigenze cautelari richieste dalla Procura. E sempre oggi è stata diffusa un’intervista registrata a Tancredi lo scorso gennaio e mai andata in onda. Secondo l’ex assessore a Milano nell’urbanistica «si era sempre fatto in questo modo».