Una via libera diverso dagli altri, accolto con l’applauso bipartisan di tutta l’Aula del Senato. Che con 161 voti favorevoli ha approvato all’unanimità il dl sul femminicidio. Il testo passa ora alla Camera per l’approvazione definitiva.

“Sono estremamente lieto di questo risultato che testimonia come sui temi importanti il Senato sappia esprimersi senza distinzioni di appartenenza. Grazie a tutti i senatori e le senatrici”, ha commentato il presidente del Senato, Ignazio La Russa. “Accolgo con particolare soddisfazione l’approvazione all’unanimità, in Senato, del disegno di legge di iniziativa governativa che punta ad introdurre il delitto di femminicidio come reato autonomo nel nostro ordinamento. L’Italia è tra le prime Nazioni a percorrere questa strada, che siamo convinti possa contribuire a combattere una piaga intollerabile. Ringrazio tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, per aver sostenuto compattamente questa proposta e per aver contribuito a migliorarla. Ora il testo passa alla Camera e mi auguro che l’iter possa concludersi rapidamente”, è il messaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. 

Con il provvedimento composto da 14 articoli, si aggiunge il nuovo articolo 577-bis al codice penale introducendo il reato autonomo di femminicidio. La legge reca una fattispecie specifica di omicidio, volta a sanzionare con la pena dell’ergastolo chiunque cagioni la morte di una donna, commettendo il fatto con atti di discriminazione o di odio verso la vittima in quanto donna, ovvero qualora il fatto di reato sia volto a reprimere l’esercizio dei diritti, delle libertà ovvero della personalità della donna.
La norma è stata riformulata in Commissione a palazzo Madama per garantirne chiarezza e tassatività, rispondendo a critiche emerse durante le audizioni. Il ddl rafforza le aggravanti nei casi di violenza domestica, sessuale o persecutoria e introduce numerose tutele processuali e penitenziarie per le vittime e i familiari, compresa la confisca obbligatoria dei beni, l'obbligo di ascolto rapido della persona offesa e la possibilità per i minori vittime di accedere autonomamente ai centri antiviolenza. Il reato di femminicidio risulta integrato “anche quando la condotta omicidiaria è commessa in relazione al rifiuto della donna di instaurare o mantenere un rapporto affettivo o come atto di limitazione delle sue libertà individuali”. E il ddl prevede la deroga al tetto dei 45 giorni sulle intercettazioni per i più gravi reati di violenza contro le donne.  Infine, è previsto un investimento in formazione per magistrati, sanitari e operatori, un aggiornamento dei criteri per l'accesso ai benefici penitenziari e misure economiche a tutela degli orfani.

“Un intervento di grande importanza perché viene finalmente riconosciuta la gravità della condotta di chi uccide una donna come atto di odio o discriminazione. È una presa di posizione nuova e forte contro chi considera le donne esseri inferiori. La Lega da anni è in prima linea nella battaglia contro la violenza sulle donne e ancora una volta ha dato un contributo essenziale a questo provvedimento. Naturalmente, auspico che ci sia una corretta e rigorosa applicazione delle nuove misure”, ha detto la senatrice della Lega Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia al Senato e relatore del ddl Femminicidio.

Per Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, “oggi il Senato, dopo un lavoro approfondito in commissione Giustizia, ha scritto una pagina importante nella lotta alla violenza contro le donne, e sono felice che lo abbia fatto all'unanimità. Tipizzare il reato di femminicidio non significa certo usare sociologicamente il diritto penale o creare una classifica di gravità degli omicidi in base al genere della persona uccisa. Significa riconoscere la specificità di un fenomeno e dunque prevenirlo e creare le condizioni per contrastarlo con più efficacia, tanto sul piano operativo e della formazione, quanto sul piano culturale. Sapere con cosa abbiamo a che fare è un passo fondamentale per combattere questa piaga”. 

“L’approvazione unanime nell’aula del Senato del disegno di legge che introduce il delitto di femminicidio costituisce una bella pagina nella storia di questa legislatura e della politica italiana in generale. Un provvedimento fortemente voluto dal governo Meloni e che, come ha confermato un recente sondaggio, è tra le norme più attese dalla maggioranza degli italiani. Giunta al termine del mio lavoro di relatrice del provvedimento, insieme alla Presidente Bongiorno, in Commissione Giustizia e in Aula, voglio ringraziare tutti i colleghi che hanno contribuito in modo costruttivo e efficace al dibattito e in particolare la presidente Giulia Bongiorno che ha coordinato i lavori favorendo la sintesi tra le diverse sensibilità politiche. Credo che sulla violenza contro le donne la politica non debba dividersi. Auspico che l’iter alla Camera prosegua in maniera altrettanto rapida e condivisa, così da consegnare all’Italia una legge che ci pone all’avanguardia in Europa”, dichiara Susanna Donatella Campione, senatrice di Fratelli d’Italia e relatrice in aula sul ddl Femminicidio.

“Noi oggi scriviamo, tutti insieme e non era scontato, un pezzo di storia nel percorso di emancipazione e di libertà delle donne, un pezzo di storia che segna il diritto e rappresenta un punto di non ritorno nel progresso storico dell'ordinamento giuridico italiano e non solo. Il reato di femminicidio non sarà risolutivo e non farà da deterrente, ma è un salto di qualità nominare il femminicidio nel codice penale, riconoscere ciò che accade alle donne per mano di uomini ancora mossi da una cultura patriarcale ha un valore simbolico, nominare le cose significa farle vivere. Si opera un salto di qualità: cade la pretesa neutralità del codice penale e si comincia a sessuarlo. E' un salto di qualità perché quella presunta neutralità in realtà legittima un sistema declinato al maschile che discrimina le donne. Le donne per il codice penale sono invisibili, oggi lo sono un po' meno. Si riconosce che le donne vengono uccise dagli uomini per dominio, potere, controllo, sopraffazione, a seguito di un rifiuto, per negare libertà e scelte di autodeterminazione. E nessuno potrà più dire, per confondere le acque, che la violenza degli uomini sulle donne e quella presunta delle donne sugli uomini sono sullo stesso piano. Il maschicidio non esiste, il femminicidio sì e va cancellato e ovviamente la via maestra rimane la prevenzione, attraverso la formazione degli operatori della giustizia e l'educazione al rispetto e all'affettività”, dice la senatrice del Pd Valeria Valente, componente della Bicamerale femminicidio e del Consiglio di presidenza del Senato.

“Il nuovo articolo 577 bis, una volta approvato definitivamente con il voto della Camera, sarà un importante strumento deterrente per i violenti perché il messaggio che deve passare è quello del 'fine pena mai', sempre e comunque, per chi uccide una donna”, dichiara Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali. “Abbiamo votato in Senato a favore del disegno di legge femminicidio insieme a tutte le altre forze politiche per istituire il reato che riconosce questo tipo di violenza e lo punisce intervenendo in maniera specifica. L'errore sarebbe però fermarsi qui. Perché le leggi da sole non riescono a modificare sempre e immediatamente i comportamenti umani. La violenza sulle donne è infatti un qualcosa di molto più complesso. Nasce dalla confusione tra amore e dominio e dalla posizione subordinata e dunque dipendente che la donna continua ad avere, al di là della legge, nella realtà della nostra società”, scrive su Facebook il segretario di Azione, Carlo Calenda.