PHOTO
«In quegli anni ero contro la separazione delle carriere perché auspicavo che la magistratura restasse compatta, in tempo di stragi e tangentopoli. Poi ci fu il caso del suicidio di un indagato in una mia inchiesta a Venezia. Da lì capii che si stava esagerando e nel 1995 cambiai idea». Inizia così la replica del ministro della giustizia Carlo Nordio all’ultima trovata nei dell’Anm che, dai suoi “affollati” cassetti, ha tirato fuori una lettera del lontano ’94 nella quale lo stesso Nordio, allora magistrato a Venezia, sottoscrive assieme ad altri magistrati di essere «contrario alla divisione delle carriere dei magistrati con funzioni requirenti e con funzioni giudicanti».
«I sottoscritti magistrati della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Venezia – si legge nel documento - aderiscono al comunicato dell'Associazione nazionale magistrati in quanto contrari alla divisione delle carriere dei Magistrati con funzioni requirenti e con funzioni giudicanti». «Il documento - spiega ancora l’Anm - fu inviato via fax alla nostra sede. I firmatari aderivano all'appello di pubblici ministeri, pubblicato sulla rivista La Magistratura nell'aprile 94, che raccolse in totale oltre 1500 adesioni e che elencava una serie di argomentazioni contrarie alla separazione tra magistratura requirente e giudicante. Illuminante a questo proposito il primo punto del documento: “Nella storia dell'Italia repubblicana l'indipendenza del Pm rispetto all'esecutivo e l'unicità della magistratura ha rappresentato in concreto una garanzia per l'affermazione della legalità e la tutela del principi di eguaglianza dinanzi alla legge”», conclude l’Anm.
Di qui la replica del ministro della giustizia Nordio, che dopo aver fatto riferimento al tragico suicidio di un indagato, riferisce che il suo cambio di opinione fu pubblico e alla luce del sole: «Tanto - spiega - che anche alcuni giornali il giorno dopo titolarono su questa mia nuova decisione. Del resto non sono stato certo l'unico tra i magistrati, tra i politici e tra i giornalisti a cambiare idea. Nel 1997 fui chiamato dai probiviri dell'Anm per render conto delle mie idee, che ribadii». E in attesa dell’approvazione della riforma, c’è da star certi che spunteranno altri documenti.